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Il sito medioevale di San Giorgio a Palau (SS) (1a parte)

Il sito medioevale di San Giorgio a Palau (SS) (1a parte)
Il sito medioevale di San Giorgio a Palau (SS) (1a parte)
Marco Agostino Amucano

Pubblicato il 20 May 2018 alle 10:05

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La cartografia ufficiale indica coi distinti toponimi di San Giorgio e Monte Castedduuna regione unitaria, tra le più interessanti del territorio di Palau e per l’archeologia medievale della Sardegna settentrionale. Se l’agiotoponimo deriva dall’evidente intitolazione della chiesa campestre, il nome della piccola altura si lega invece all’esistenza di un piccolo presidio, ignorato dai documenti antichi ed ancora alquanto trascurato dagli studi recentissimi.

Seppure da quote relativamente basse (m 54 slm la chiesetta di San Giorgio; m 101 la vetta di Monte Casteddu), il sito domina l’ultimo tratto del fiume Liscia, che attraversate le località Barrabisa e La Sciumàra sfocia nel Porto Liscia dopo circa tre chilometri (vedi IGMI, Foglio 427, sez. I Bassacutena).

[caption id="attachment_99656" align="aligncenter" width="1016"] Stralcio foto satellitare Google Earth con indicazione del sito (anno 2006)[/caption]

Il contesto ambientale della regione è caratterizzato da blocchi granitici fortemente alterati, che hanno dato origine ad inselberg e numerosi tafoni, al cui interno si riconoscono tracce di insediamento antico. Anche la vegetazione di macchia è insolitamente adulta e fitta, a dispetto degli incendi e dei disboscamenti. La presenza di sorgenti e pozzi offre le migliori opportunità all’insediamento umano, che ha lasciato tracce dall’età preistorica fino ai nostri giorni anche nelle aree contigue. A nemmeno un chilometro di distanza verso sud è infatti presente il sito di Sajacciu d’ignò, dove una tomba di giganti ed antistanti circoli nuragici di “tipo B” furono parzialmente sfruttati e/o affiancati da edifici d’età bizantina, messi in luce circa trent’anni fa da un saggio di scavo della Soprintendenza Archeologica.

[caption id="attachment_99658" align="aligncenter" width="4288"] Resti di un ampio edificio altomedioevale in loc. Sajacciu d'ignò (foto M. Agostino Amucano 2008)[/caption]

Provengono dall’area di san Giorgio due significative testimonianze, attualmente custodite nei magazzini dellaSoprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.Di queste ci informava il compianto Roberto Caprara.

Il primo oggetto è una fuseruola in steatite con cristogramma inciso (vedi figura sotto), la cui croce monogrammatica, del tipo più arcaico a braccia uguali, si riscontra nella produzione ceramica africana tarda di stile A (iii), per confronto inseribile in un ambito cronologico che va dal 410 al 470 d. C.

Il secondo reperto, ancora inedito, è un ardiglione di affibbiaglio bronzeo con placca ad U, di un tipo assai diffuso in tutta la Sardegna e databile al VI-VII secolo.

Due piccoli oggetti, il secondo per di più frammentario, nondimeno preziosi perché documentano una presenza umana collegabile forse ad un piccolo abitato, l’attuale luogo di culto costituendo in tal senso elemento indiziario di un’antica presenza insediativa. Ricostruita nella seconda metà del XVII secolo, la chiesetta non offre infatti traccia visibile di fasi più antiche, e mancano pure indizi sul terreno dell’ipotizzato insediamento, a meno che questo non preferisse le numerose grotte naturali d’intorno, che offrono riconoscibili elementi di utilizzo dalle epoche più remote fino a pochi decenni orsono. Tacciono al riguardo pure gli scarsi documenti medievali a noi pervenuti, ma va precisato che questi “fotografano” situazioni insediative (ville, cortes ecc.) comunque in maniera parziale, e relativamente alla parte finale della lunghissima Età di Mezzo.

[caption id="attachment_99661" align="aligncenter" width="4288"] Chiesa campestre di san Giorgio, comune di Palau (SS) (foto M. Agostino Amucano 2008)[/caption]

Se la fuseruola attesta nell’area una presenza cristiana relativamente precoce, spiegata dalla prossimità alla costa ed alle vie di comunicazione, per la successiva età bizantina si potrebbe anche azzardare l’ipotesi della costruzione di uno spazio di culto, magari anche rupestre, come alcuni studiosi hanno immaginato per siti galluresi di Santu Santinu (Sant’Antonio di Gallura) e Santu Tranu (Luogosanto). Questo perché la datazione dell’ardiglione bronzeo -forse parte dell’abbigliamento di un inumato di buon livello sociale- ben si accorda con l’intitolazione al “megalomartire” Giorgio, che la tradizione vuole originario della Cappadocia (Turchia), ed il cui culto, avviato nel IV secolo, divenne popolarissimo nell’Oriente bizantino, diffondendosi in Occidente insieme alla connotazione “militare” conferitagli.

(continua)

©Marco Agostino Amucano

19 maggio 2018