Wednesday, 13 November 2024
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Pubblicato il 10 November 2024 alle 08:52
Olbia. Venerdì 8 Novembre è iniziata l’esposizione fotografica nello spazio The Green Life di Pietro Lucerni con “Elements: my body, my planet” e Marcello Dongu “18-25. L’età aurea”. In programma due eventi a loro dedicati per conoscerli dal vivo, confrontarsi, raccontare dei loro progetti e parlare ovviamente di fotografia. Sabato 16 Novembre sarà dedicato al fotografo milanese Pietro Lucerni che, dalla moda alla pubblicità, sposta i suoi scatti verso l’esplorazione di un lato più artistico della natura e del corpo.
L’esposizione intitolata “Elements: My Body, My Planet” vuole sottolineare il rapporto tra l’uomo e gli elementi naturali. E più in particolare celebra quel rapporto intimo e ancestrale tra donna e natura. Madre Terra che, come una donna, accoglie, genera, custodisce la vita e la trasforma in un’esplosione di bellezza che ci seduce e ci fa evolvere. Viviamo in un’epoca che ha un profondo bisogno di bellezza, non solo di estetica. La natura ottimizza l’evoluzione delle specie in un rapporto continuo con i quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco. La bellezza è il motore di un vero progresso culturale costituito di equilibrio, rispetto, libertà e amore. Questi sono i quattro elementi che Pietro Lucerni vuole raccontare grazie a questi scatti perché possono garantire un futuro migliore per il pianeta e per i suoi abitati. “My Body, My Planet”: il mio corpo è il mio pianeta. Attraverso il suo lavoro, vorrebbe dare un piccolo contributo nel diffondere un messaggio positivo attraverso la bellezza in un periodo difficile, che però può rappresentare anche una rinascita e una straordinaria opportunità per una nuova consapevolezza. “Il rispetto per il nostro pianeta passa attraverso il rispetto per noi stessi e per gli altri. E, oggi più che mai, penso che una rivoluzione culturale di questa portata sia possibile solo attraverso una visione femminile. La bellezza, e le donne, possono salvare il mondo” dichiara Pietro Lucerni.
Mercoledì 20 Novembre, invece, l’evento sarà dedicato al fotografo Sassarese Marcello Dongu e alla sua esposizione “18-25. L’età aurea” correlata anche dal suo libro “Polaroid” che verrà presentato sempre nello stesso giorno. Prosperità e benessere fanno rima con giovinezza. Eppure, l’età aurea non è così incantata come si potrebbe pensare. Vista con il senno di poi, è il momento delle illusioni, delle speranze, dei progetti e dell’esplorazione delle mille possibilità. Con l’esposizione“18-25, l'età aurea” Marcello Dongu tende a creare un fil rouge tra due generazioni: quella attuale, appartenente sia al fotografo che ai fotografati, e quella in cui era in voga la Polaroid (precedente agli anni Duemila). Lo scopo dell’accostamento è quello di evidenziare la similitudine tra i giovani di diverse generazioni. Ritraendo con il caratteristico effetto ingiallito – o, se si preferisce, vintage – i giovani attuali, appare evidente la somiglianza con i loro coetanei dei tempi passati. Le immagini sembrano sbucare fuori direttamente da un vecchio romanzo.
“Die young. Be wild.”, recita la didascalia di uno degli scatti. Sembra un invito estrapolato dal movimento della beat generation. Rifiuto verso i valori tradizionali e invito al vivere senza risparmiarsi. Perché la giovinezza non è solo l’età dell’aurea, ma è anche il momento in cui tutto passa, veloce – troppo veloce – e dove tutto scorre talmente in fretta da risultare difficile da afferrare. I pensieri sono istantanei, in pieno stile polaroid. Il tempo di un click e l’immagine, insieme al momento, viene catturata e cristallizzata nel tempo. Sono fotografie che rappresentano bene i tempi attuali, incentrati sull’individualismo. Sono i tempi dei selfie, del culto dell’immagine, dell’espressione dei propri pensieri in maniera univoca e immediata attraverso i social. Sono i tempi dell’interazione auspicata ma non sempre necessaria. Perché si parla a sé stessi, prima che agli altri. Ma osservando le espressioni dei fotografati, immancabilmente ci si riconosce, perché lo spirito è lo stesso in tutti i giovani; la fragilità è la stessa. Ed è in questa similitudine che la mostra trova la sua essenza e fa sì che la serie di polaroid ci riporti uno spaccato insolito dell’età per antonomasia, quella in cui tutto è possibile. Poiché è proprio nell’oceano delle possibilità infinite che i fallimenti generano maggior disequilibrio e insicurezza. E dove i tempi passano talmente veloci l’ambizione è quella di bloccare l’istante, per provare a focalizzare l’attenzione sull’attimo. Proprio come può fare una polaroid.
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