Sunday, 01 December 2024
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Pubblicato il 01 December 2024 alle 07:00
Tempio. Il Seminario di Tempio Pausania ha aperto le sue porte domenica, 24 novembre, per ospitare la Giornata Diocesana Giovani, un appuntamento che si è rivelato catalizzatore di partecipazione e confronto.
Al centro dell'incontro, la necessità di ripensare gli approcci pastorali per sintonizzarli con le sensibilità delle nuove generazioni. La giornata ha dato voce proprio ai giovani, rendendoli non semplici destinatari ma protagonisti attivi del processo di rinnovamento ecclesiale. Un'occasione preziosa per la Chiesa locale di mettersi in ascolto delle istanze giovanili, costruendo insieme percorsi di crescita comunitaria più aderenti alla realtà contemporanea.
La risposta è stata notevole con la rappresentanza di ben 18 parrocchie. L'evento ha visto una nutrita presenza di giovani ed educatori provenienti da tutto il territorio diocesano, confermandosi momento cruciale di dialogo e riflessione. Ha dato il via alla giornata un momento di preghiera dal tema “pellegrini di speranza” in rimando all’imminente giubileo. L’incontro è proseguito poi affrontando argomenti pertinenti alla vita dei ragazzi: ferite, fragilità, solitudine, speranze e sogni. Categorie di riflessione importanti per intraprendere scelte di vita consapevoli capaci di realizzare pienamente se stessi. Ci sono poi state le testimonianze degli invitati, Manuel Mussoni e Suor Mirella Ricci, e un momento di condivisione finale alla quale è seguita la Santa Messa presieduta dal vescovo mons. Roberto Fornaciari. Simbolo della giornata diocesana una grande croce in legno che, alla benedizione finale è stata firmata dai ragazzi e dal vescovo. La particolare croce girerà per le parrocchie, fino al giubileo del 2025 che Il 29 dicembre avrà ufficialmente inizio nella cattedrale di Tempio.
I ragazzi sono stati interpellati in un momento di condivisione suddiviso per fasce d’età relativamente alla loro visione di “Chiesa”: come vivono questa realtà e in che modo si sentono Chiesa. “Sono venute fuori tante idee e preoccupazioni, ma anche fame di Dio e di comunità", così racconta don Davide Mela, responsabile diocesano del Servizio di Pastorale Giovanile, che ha dichiarato: "Mi ritengo soddisfatto e contento della giornata perché grazie a questo incontro abbiamo avuto l’opportunità di capire tante cose, prime fra tutte le reali necessità dei ragazzi. Ha dato a noi materiale per accompagnare i nostri giovani. L’obiettivo che ci eravamo prefissati dell’ascolto dei ragazzi è stato portato a compimento, in quanto questa giornata ci ha messo in discussione sul nostro lavoro. I giovani della nostra diocesi desiderano farsi ascoltare e avere momenti di incontro e fraternità ed essere partecipi delle loro decisioni di oggi e di domani. Tutti loro hanno dimostrato di sapersi mettersi in gioco. Ora tocca a noi. Hanno bisogno di essere visti, ascoltati, accompagnati da adulti che si prendano cura di loro e che siano guide e modelli positivi, portatori di valori”.
Alle parole di don Mela fanno eco quelle di Suor Cristina Ricci, ospite e relatrice della Giornata Diocesana Giovani in quanto esperta in coordinamento e accompagnamento di comunità protette, e più in generale di educazione. Di seguito l’intervista, a partire da un suo intervento.
La fine non è un nuovo inizio ma un ricominciare. Cosa può significare per noi e i nostri giovani?
“Ogni volta che la chiesa convoca, chiama, raduna, lo fa perché tutta la comunità ne abbia un beneficio. Invitare i giovani a incontrare adulti che hanno fatto scelte di fede impegnative equivale a dire alle comunità e alle persone che in tutti i momenti che sembra che qualcosa finisca o che non vada bene non è così. È solo un’opportunità per ripartire e ricominciare. Ci prepariamo al nuovo anno ecclesiale con l’Avvento e in particolare al nuovo Anno Giubilare e il Papa ci invita a metterci in cammino perché c’è una porta che si apre davanti a noi e se noi abbiamo il coraggio e la voglia di entrare in questa comunità - la Chiesa - per incontrare Gesù, avremo l’opportunità di solcare nuove strade e di ripercorrerle. La Chiesa è una realtà antica e sempre nuova, che merita di essere riscoperta continuamente come la propria casa”.
Come possiamo noi adulti (educatori, genitori, insegnanti, catechisti) fare "casa", ovvero creare spazi di autentico incontro con i giovani, superando la tentazione di vederli come un 'problema' da risolvere e trasformando invece le sfide in opportunità di crescita reciproca?
“Noi veniamo dall’esperienza negativa del covid che ci ha obbligati a rimanere in casa e in quel dovere-timore abbiamo vissuto l’esperienza della costrizione. Quando un giovane si sente costretto a stare in una situazione si ribella; quando invece incontra adulti, famiglie, case, comunità dove non c’è una modalità obbligante ma un’etica del bello, il giovane si ferma. Penso sia fondamentale instillare del positivo piuttosto che tentare di estirpare il negativo con l’accanimento. La strada della bellezza equivale a quella della cura e della condivisione perché i giovani amano stare insieme. Quando stanno da soli lo fanno per proteggersi perché hanno ferite che temono di condividere. Ma se un adulto ha gli occhi attenti e penetranti ed emana una luce e un calore capace di arrivare al cuore del giovane, questo lo percepisce e può trovare “casa” proprio in quella persona adulta che lo sa ascoltare, prima di dargli delle risposte preconfezionate”.
Partire dall’ascolto per mettere amore dove c’è paura quindi? Un po’ sulla scia del passo delle Sacre Scritture che dice: “Nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via ogni timore”?
"Sì, ascolto e presenza perché i giovani hanno bisogno di condividere e di aprirsi e noi adulti dobbiamo essere pronti ad accompagnargli nella ricerca di se stessi, del bello e del buono nella vita”.
Il successo della Giornata Diocesana Giovani ha evidenziato come il dialogo intergenerazionale e l'ascolto attivo possano tradursi in concrete opportunità di rinnovamento per la comunità ecclesiale, ponendo le basi per una Chiesa più inclusiva e attenta alle esigenze dei suoi membri più giovani.
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