Tuesday, 26 November 2024
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Pubblicato il 28 July 2024 alle 06:00
Cala Girgolu. Un viaggio lungo una vita con uno sguardo al presente senza lasciare mai indietro il passato, quello dell'infanzia vissuta e assaporata nelle coste isolane.
Benedetta De Vito arriva dalla Città eterna, uno dei luoghi che racconta, ancora dopo millenni, la storia di un popolo con un fascino senza tempo, e forse è proprio questo il compito della scrittrice e giornalista che racconta un passato, della nostra terra sarda e lo ha fatto con il libro Cuoresardo.
Donna poliedrica, dai mille talenti e passioni ha lavorato per tanti anni alla Redazione del Gazzettino a Roma, ritrovatasi senza lavoro si è reinventata cercando una spiraglio di luce in un periodo grigio, questa luce fu un Blog dal titolo "Storie tragicomiche della mia infanzia", prima narrato al femminile e successivamente raccontato con una storia ampliata.
Il suo papà è di origine romana e la mamma friulana. Il papà nel 1968 sbarcando nell'Isola si ritrovò mentre girava tra mare e montagne a Cala girgolu, rimase incantato dal luogo, di cui si innamorò perdutamente e dove volle mettere radici costruendo una casa bianca con le verande ricorda la stessa Benedetta.
La De Vito ha scritto sul Blog per 10 anni e afferma:"è stato molto divertente, tutti quelli che mi seguivano trovavano riscontri continuamente, in tanti avevano ricordi similari, risultò essere un'esperienza condivisa, questo blog potrei definirlo come un percorso dell’anima, mi è stato molto utile, terapeutico."
Una mia amica, figlia di Tito Stagno mi spronò per la pubblicazione di quelle storie raccontate nel Blog, nasce così Cigni Selvatici, e uno dei capitoli di questo libro è proprio "Cuoresardo", un libro che oramai non è più solo mio, l'ho lasciato andare, l'ho affidato ai lettori affinché lo custodiscano.
Tornando indietro nel tempo alla richiesta di un suo ricordo indelebile ci racconta: "ho un bellissimo ricordo di quando ero piccola, avevo 7 anni, quando eravamo in vacanza a Cala Girgolu vedevo che attraccavano al largo di Tavolara due navi del Gruppo Speciale Navale, le due navi si chiamavano Ape e Cavezzale."
"Puntualmente delle piccole barchette portavano a terra tantissimi marinai con le loro belle uniformi bianche, -racconta ancora sognante la scrittrice- allora Cala Girgolu non aveva attività e dunque questi giovani si ritrovavano immersi in una terra bella e selvaggia, ma senza servizi.
Uno di questi marinai, -prosegue- o meglio Il capitano si innamorò della mia signorina australiana, la Tata si direbbe oggi, Jane, e la invitò sulla nave poichè venne data una festa, per l'occasione la Nave stessa venne illuminata e addobbata e mentre li vedevo allontanarsi io già sognavo il loro matrimonio, in realtà non si sposarono mai, poiché lei, la mia Signorina Jane, non lo voleva, a me il Capitano regalò lo stemma della Nave, poiché cercava una valida alleata nella difficile operazione della conquista."
Restarono sempre in contatto, Benedetta e Jane, lei tornò all'estero e divenne Fondatrice di un'istituzione similare al Ministero dei beni culturali, come seppe la scrittrice negli anni a seguire.
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