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Cronaca

Golfo Aranci festeggia il Giorno dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate

La comunità di Golfo Aranci commemora i caduti della Grande Guerra

Golfo Aranci festeggia il Giorno dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate
Golfo Aranci festeggia il Giorno dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate
Marco Agostino Amucano

Pubblicato il 04 November 2022 alle 20:42

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Golfo Aranci. In una giornata dal clima autunnale Golfo Aranci ha commemorato la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate del 4 novembre. Doverosa una breve premessa a carattere storico. Col primo conflitto mondiale del 1915-18  l’Italia completò il suo Risorgimento, ossia la propria unificazione territoriale ritornando ai confini antichi delle regiones che l’imperatore Augusto aveva stabilito duemila anni fa. Ci volle una guerra sanguinosissima, dove oltre 600.000 dei nostri giovani donarono la loro vita per la patria, a restituirle quei confini. Nella data del 4 novembre 1918 fu firmato l’armistizio con l'Austria a Villa Giusti, e l’Italia ottenne le italianissime Trento e Trieste. Fino al 1976 era festa vera, festa nazionale, chiamata Festa delle Vittoria: non si lavorava e non si andava a scuola. Adesso non è più così, ma questa è un’altra storia.

L’appuntamento è alle 11 in punto, davanti al Monumento ai Caduti. Un’alta lapide di granito riporta i nomi dei caduti golfarancini della Grande Guerra. Gli alunni delle elementari e medie giungono puntuali e prendono posto per assistere alla Messa. Presenti i rappresentanti locali delle Forze Armate: Carabinieri, Marina Militare, con l’aggiunta dei Barracelli e della Polizia locale. Nella sua omelia il parroco don Dario D’Angelo fa memoria di quella che papa Benedetto XV definì una “inutile strage” e si fa portavoce delle inquietudini diffuse. Quella era la Prima guerra mondiale, ma rischiamo di entrare nella Terza, e con ben altri rischi.

Al termine il sindaco Mario Mulas ringrazia i rappresentanti delle forze dell’ordine presenti, le associazioni locali ed i rappresentanti dell’Associazione Marinai d’Italia. Come tradizione viene letta la toccante Preghiera del marinaio, cui segue quella del Carabiniere. La commemorazione si conclude col lancio della corona di fiori nel tratto di  mare antistante. Piccoli e adulti osservano la corona che galleggia malinconica mossa dalle onde. Stavolta manca il saluto della sirena della nave traghetto, come  da tradizione. Sarà per il prossimo anno, ma questi sono dettagli secondari. Ciò che conta veramente è di non avere dimenticato una giornata fondamentale per l’Italia moderna, e quei giovani che non tornarono, e che le nuove generazioni sappiano.