Thursday, 21 November 2024
Informazione dal 1999
Pubblicato il 25 May 2021 alle 06:00
Recuperare un uomo per salvare la vita delle donne: questo l’obiettivo centrale del Centro Ascolto Uomini Maltrattanti Sardegna, attivo sul territorio nelle sedi di Olbia, Sassari, Nuoro ed Oristano; l’associazione, nata nel 2012 sotto la presidenza della dottoressa Nicoletta Malesa, svolge un ruolo sinergico con i centri antiviolenza, nel tentativo (spesso riuscito) di elaborare percorsi di riabilitazione per gli uomini che agiscono violenza nei confronti delle loro partner, figlie, madri o sorelle. “La violenza è un linguaggio, non è attribuibile ad alcuna patologia, è una questione prevalentemente culturale; sulla base di questo assunto, il Centro di Ascolto accoglie gli uomini e li guida in percorsi finalizzati a modificare profondamente il loro linguaggio, andando in questo modo ad eliminare i comportamenti molesti e violenti. Quello che è fondamentale comprendere è che il lavoro svolto nei nostri centri è del tutto complementare a quello svolto dai centri antiviolenza; entrambi lavoriamo nella tutela delle donne, da una parte sul sintomo e dall’altra sulla causa. La violenza nasce infatti dalla cultura misogina e maschilista che vede nella donna un oggetto e nell’abuso di potere l’unica modalità di rapporto possibile; è questo che va modificato, in modo che quell’uomo che agisce violenza smetta consapevolmente di farlo, trovando nuove modalità di relazione, e così facendo salvando non solo la partner del momento, ma anche quelle future. Il nostro è l’unico servizio specialistico dedicato agli uomini che usano violenza nelle relazioni affettive, diventando un focal point per il territorio, tanto che dalle iniziali due sedi, ne abbiamo aperte -nel 2016- altre proprio per sopperire alle difficoltà logistiche e di spostamento dei soggetti in trattamento; per noi ogni uomo che accede al servizio equivale a tante donne salvate, visto il carattere seriale della violenza” spiega la presidente dell’associazione. Un servizio che opera sugli uomini ma nella tuela delle donne, siano esse partner, mogli o figlie: “abbiamo notato un cambiamento in questi anni di lavoro; prima si lavorava moltissimo sulla violenza nei confronti delle partner, con uomini dai 40 ai 60 anni, poi questa forbice si è allargata arrivando a toccare una fascia di età che comprende ragazzi di 16-17 anni che diventano violenti con le loro madri, fino a 60enni che incorrono più frequentemente in reati di stalking. Attraverso il percorso di rieducazione, gli uomini imparano un nuovo modo di relazionarsi, che sia rispettoso e non comprenda la violenza, e quando proprio il cambiamento è radicale, arrivano addirittura a condannare loro stessi la violenza; c’è chi cambia totalmente, chi parzialmente, non tutti vengono lasciati dalle compagne, che diventano un prezioso tramite per riferire i miglioramenti. In linea di massima, gli uomini arrivano al servizio spontaneamente, in parte invece sono le loro compagne o figlie a segnalarli; da quando è entrata in vigore la legge Codice Rosso, che prevede la custodia cautelare anche per i reati di violenza di genere, abbiamo molta più attivazione da parte dei tribunali, e questo accade anche perché, negli anni, abbiamo fatto un grande lavoro di sensibilizzazione sul trattamento degli uomini maltrattanti, a dispetto del fraintendimento che vedeva in questi percorsi di riabilitazione una sorta di giustificazione alla violenza. Nulla di più sbagliato; proprio nella condanna totale della violenza di genere, e nella piena tutela delle donne, riteniamo sia essenziale agire sulle radici di questa violenza, che vanno appunto ricercate nella cultura. Durante i percorsi proposti, stimoliamo anche la ricerca storica sui diritti delle donne, per contestualizzare in modo puntuale la vessazione agita dal genere maschile sul genere femminile; attraverso la consapevolezza dei meccanismi di cui sia uomini che donne sono vittime, cerchiamo di educare ad un linguaggio quindi ad un pensiero diverso, non vessatorio, non violento. Riteniamo essenziale il servizio dei CAM, tanto che anche durante la pandemia abbiamo cercato di non fermarci, mantenendo saldi i rapporti con i soggetti in trattamento, rendendoci ancor più disponibili, proprio per non rischiare di interrompere il percorso” conclude Malesa. Il CAM Sardegna si avvale della collaborazione di uno staff multidisciplinare costituito da counselor, psicologi, psicoterapeuti e criminologi che, oltre alle proprie competenze, hanno acquisito una specifica formazione per operare con uomini che agiscono violenza nelle relazioni affettive. Il Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti Sardegna è anche socio aderente RELIVE (Relazioni Libere dalle Violenze), il coordinamento nazionale dei Centri che si occupano del recupero degli autori di comportamenti violenti. Relive è nato nel 2014 e garantisce standard di qualità strutturati sulla base di Linee Guida nazionali e europee, in condivisione e cooperazione con la WWP (Work with Perpetrators of Domestic Violence). Un servizio essenziale alla comunità, uno spazio scevro dal giudizio ma profondamente improntato a tutelare le tantissime donne che subiscono violenza: l’azione congiunta dei CAM e dei centri antiviolenza rappresenta una catena sinergica salvavita, da supportare quotidianamente, a partire dall’abitudine all’adozione di un linguaggio non violento e dall’abbandono delle norme patriarcali e misogine di cui la nostra cultura é ancora impregnata.
20 November 2024
20 November 2024
20 November 2024
20 November 2024
20 November 2024
19 November 2024
19 November 2024