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Tempio, “Giacomo Giacomo” il nuovo libro scritto da Giuseppe Pulina

Un romanzo indie dai tanti spunti di riflessione filosofici per adulti e ragazzi

Tempio, “Giacomo Giacomo” il nuovo libro scritto da Giuseppe Pulina
Tempio, “Giacomo Giacomo” il nuovo libro scritto da Giuseppe Pulina
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 04 February 2024 alle 06:00

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Tempio. Giuseppe Pulina, amante della filosofia in tutte le sue espressioni, è una figura poliedrica e sempre alla ricerca di nuovi campi d’indagine da cui far partire spunti di riflessione per mettersi in cammino su quel sentiero impegnativo, ma ricco di soddisfazioni, dell’arte del porsi domande sul senso esistenziale.

Insegnante di filosofia presso il Liceo Dettori di Tempio, docente di antropologia filosofica dell’Istituto di Scienze Religiose Euromediterraneo di Sassari-Tempio Ampurias (in cui tiene interessanti corsi sempre diversificati su temi importanti come: Amore, Famiglia, nozione di Corpo, Morte, Intelligenza Artificiale, ecc.), con il quale collabora anche dirigendo la Rivista “Mneme Ammentos”, giornalista e saggista, ha di recente intrapreso una nuova strada, scrivendo il suo primo romanzo pubblicato da maxottantottoedizioni: “Giacomo Giacomo”.

Il nuovo libro è un romanzo indie, che si discosta per genere e stile dalle pubblicazioni solite dell’autore, il quale si ritiene maggiormente un saggista. I suoi lavori sono infatti stati pubblicati da diverse case editrici importanti quali Giunti, Rubbettino e Interlinea, in quanto trattano tematiche morali impegnative come: la difesa della Memoria, la lotta contro il negazionismo della Shoah, il rapporto tra filosofia e mondo animale (etologia). Pulina ha inoltre scritto monografie su Edith Stein e pubblicato di recente il primo Dizionario di Antropologia Filosofica edito in Italia. Tuttavia, anche in “Giacomo Giacomo”, nonostante sia un romanzo snello dal punto di vista del numero delle pagine, non mancano contenuti carichi di significato, riferimenti filosofici e spunti di riflessione per interrogarsi sul senso della vita, intervallati da lampi di ironia retorica, sparsi qua e là.

Il libro racconta la storia di Giacomo, un adolescente che, insieme ai suoi pochi amici, è alle prese con grattacapi esistenziali che ruotano attorno al concetto della scelta, con tutta la difficoltà che ne deriva. Per il protagonista persino la vita stessa viene considerata in quest’ottica, con la conseguente possibilità logica di essere deliberata, ma anche negata. Nella trama non compaiono molti personaggi: Giacomo è un nerd che si gode la solitudine (anche se nello stesso tempo ci soffre), se non per i momenti trascorsi con i suoi due amici: Leo, il compagno di scuola obeso che tutti evitano e che soffre per la peggior forma di bullismo, ovvero quello dell’isolamento, con il quale Giacomo, pur essendo vicino di banco, a volte discute perché non sopporta il suo modo arrendevole di farsi schiacciare dalla cattiveria altrui; e Francis, la saggia del gruppo, verso la quale Giacomo nutre sentimenti di amicizia, ma prova anche un’attrazione che a volte non capisce fino in fondo. Insieme i tre amici si avventurano per una strada impegnativa, quella che, dall’infanzia, conduce all’età adulta: la complessa fase dell’adolescenza che porta con sé grandi cambiamenti, ma anche interrogativi profondi e che, di solito, coincide con il periodo della scoperta della filosofia. Giacomo parla di noia, amore, religione, morte e persino di suicidio, durante la sua ricerca identitaria e quando il peso di argomenti di tale portata sembra schiacciarlo si sente con le gambe che fanno “giacomo, giacomo”.

Ecco le parole con cui Giuseppe Pulina descrive il suo romanzo: “Giacomo Giacomo è un romanzo imbevuto di filosofia, che anzi la trasuda un po’ come il suo autore, che non riesce a tergersi la fronte dai pensieri filosofici che ne grondano. Il protagonista vede in alcuni filosofi un punto di riferimento e prende questa disciplina sul serio, non vivendola in modo dilettantistico, ma cogliendone il vero significato della parola che richiama all’amore del sapere e alla curiosità nell’interrogarsi per trovare risposte. Insomma, per Giacomo la filosofia è un’arte e un modo di vivere: gli scorre nel sangue.

Il romanzo, di genere indie, contiene poi uno scrigno di tanti riferimenti musicali, perché Giacomo, il mio eroe, è un intenditore di musica (o almeno si spaccia per tale, riflettendo i miei gusti), di quella musica che aiuta a vivere, capace in molti casi di salvare, persino da sé stessi. Inutile dire che, nel protagonista ci sia finito un po’di me. Credo che in ogni libro si tenda sempre a scrivere, anche involontariamente, qualcosa della vita personale per poi renderla cifrata e celata dietro le maschere dei personaggi.

In questo romanzo ho cercato di narrare la generazione giovanile contemporanea, scegliendone una fetta molto riflessiva, profonda e triste, un po’ corrosa dalla dominante del nichilismo, che più che la religione del nostro tempo sembra essere una condizione permanente. Per fare ciò mi sono ispirato a una sorta di modello generazionale basato sulla mia esperienza trentennale di docente nella scuola italiana, ritagliando un idealtipo di giovane in rotta con gli insegnanti. I motivi per cui ho scelto questo tipo di protagonista sono molteplici: da un lato la mia propensione nello scrivere prendendo come target di riferimento i giovani (forse derivata dalla deformazione professionale di insegnante che ama il suo mestiere ed è affezionato ai suoi studenti); da un’altra parte la possibilità accessibile a tutti, giovani e adulti, di identificarsi nel personaggio, data proprio dalla sua età; infine, la nostalgia del rincorrere tempi passati, di una gioventù che non è più, dandole vita nuova attraverso la scrittura.

Ho lasciato volutamente in sospeso il finale del racconto e penso che il modo migliore per leggerlo sia quello di godersi ogni pagina, facendosi guidare dall’ironia sottesa nel libro e lasciandosi coinvolgere dalla trama, utilizzando le domande che si pone Giacomo come spunti di riflessione filosofici”.