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La Maddalena, il gruppo “E… state insieme!” lavora sul valore dell’amicizia con il kamishibai

Andrea Bebbu insegna ai bimbi a costruire un menabò narrando la loro storia

La Maddalena, il gruppo “E… state insieme!” lavora sul valore dell’amicizia con il kamishibai
La Maddalena, il gruppo “E… state insieme!” lavora sul valore dell’amicizia con il kamishibai
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 30 June 2024 alle 06:00

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La Maddalena. A Stagnali, nell’Isola di Caprera è in corso il progetto “E…state insieme! Esplorando Musica e Natura” rivolto a quei bambini e a quelle bambine che cercano un gruppo dove poter vivere l’estate in modo creativo e dove la fantasia si incontra con la struttura. Le attività proposte sono infatti tutte orientate al principio del corpo in movimento e ad esso ispirate. Un progetto di educazione alla vita di gruppo, in cui si promuovono le life skills. Il quadro di riferimento è la costruzione del ben-essere bio-psico-sociale e ambientale del bambino, relativo al punto 3 dell'agenda 2030. Il progetto appartiene allo studio di psicologia dello sviluppo e dell'educazione della dott.ssa Maria Chiara Canu e viene realizzato in collaborazione con professionisti esterni ed educatori con varie specializzazioni artistiche.

Il 20 e 21 giugno ha preso parte al progetto Andrea Bebbu, esperto di kamishibai, con la proposta di un laboratorio legato e consequenziale a quello della settimana precedente - condotto dall’autrice storytelling Gessica Rigoli che ha scritto diversi libri per l’infanzia - per coinvolgere i bambini nella realizzazione della struttura di un menabò. Spiega l’educatore Bebbu: “In questi due giorni abbiamo sviluppato una prima fase di conoscenza del kamishibai e di narrazione di alcune storie con l’annessa realizzazione di storie, esercizi e giochi volti alla scoperta di sé, per poi creare, nel secondo giorno, la storia del gruppo, partendo da alcune idee che sono state unite al momento della costruzione del menabo, insieme alle domande del cosa accade?, dove siamo?, chi sono i personaggi?, perché avviene il determinato evento?. Unendo le domande abbiamo fatto in modo che si potesse procedere con la realizzazione della storia, per poi dalla storia passare alle favole, disegnate dai bambini. Alla fine è venuta fuori la storia intitolata “LE AVVENTURE DELLA TRIBU DI STAGNALI”, uniti insieme per creare qualcosa di bello, suggestivo e piacevole. L’amicizia è stato il trade d’union dell’attività”.

Alle parole di Andrea Bebbu fanno eco quelle della psicologa dello sviluppo e dell’educazione Maria Chiara Canu, ideatrice e responsabile del progetto: “Quest’anno, durante l’attività invernale, avevo iniziato a riflettere su come poter impostare un intervento che potesse essere di natura preventiva, sulla base di osservazioni e riflessioni che nella mia attività privata e in ambito di ricerca pedagogica conduco. Andrea entra in gioco perché credo molto nel potenziale dell’arte e ritengo che i bambini, soprattutto nella fascia dal primo anno di vita fino all’undicesimo, alla fine della scuola primaria, abbiano bisogno di invertire il paradigma di apprendimento, ovvero partire da una narrazione che coinvolga il corpo, il movimento e l’immagine per arrivare alla costruzione del concetto. Qualsiasi concetto come nel nostro caso l’amicizia. Questo progetto nasce per educare i bambini a stare insieme perché, paradossalmente, nonostante ricevano molti stimoli da un punto di vista sportivo, tendono a sviluppare maggiormente le competenze legate alla competitività rispetto a quelle sociali. Con queste iniziative vogliamo promuovere appunto le competenze pro sociali.

Andrea interviene attraverso il kamishibai, la tecnica narrativa giapponese, proprio per dare voce a quella che è la fantasia dei bambini e per imprimerla su quella carta che poi va effettivamente a creare un pezzo di una storia. Noi abbiamo impostato tutto il lavoro del mese di giugno sull’amicizia e dunque sulla costruzione del gruppo, su come si vive insieme, sfruttando il modello delle tribù degli indiani. Di volta in volta aggiungiamo degli elementi e Andrea ci ha aiutato ad utilizzare le nostre immagini, cioè lavorando con le immagini che passano nella nostra mente per imparare ad utilizzarle in modo creativo con l’obiettivo di creare delle storie. Quindi come possiamo narrare quello che fantastichiamo. Nella narrazione, il bambino, oltre al tirar fuori idee che possono rimanere dentro di sé, si allena a condividerle e verbalizzarle con l’aiuto del disegno. Questo crea un legame di appartenenza. Andrea ci ha aiutato con diversi stili artistici e narrativi e quindi anche con diverse immagini a percepire l’appartenenza al tutto, a costruire il tutto, a far vedere come questo tutto può narrare qualcosa di incredibilmente più grande e che è in grado di coinvolgere tutti perché ogni bambino ha messo in campo una parte di sé nella narrazione della storia. La storia è di tutto il gruppo: insieme abbiamo tracciato il menabò stimolati dalla visione delle schede kamishibai che ci ha presentato e abbiamo messo insieme i vari elementi. È così uscita fuori “La storia della tribù di Stagnali” e su questo stiamo continuando a lavorare.

Ogni settimana interviene un artista diverso, un professionista esterno che aggiunge un pezzettino del puzzle alla grande storia estiva del 2024 di questo gruppo di 10 bimbi che sta esplorando la musica, l’arte, la propria natura esteriore ed interiore, capendo come il corpo può farci arrivare al mentale, ai pensieri e alle emozioni. Con ciò stanno imparando a stare insieme e a gestire alcune dinamiche, chiedendo ad esempio scusa e permesso e a gioendo insieme. Così i bambini crescono. Le nostre parole chiave sono: esplora impara e cresci. Attraverso questi interventi che si intrecciano con il nostro lavoro quotidiano, cerchiamo di portare sempre una parte preziosa che stimoli senza impacchettare, che dia input creativi per poter arricchire sempre di più il discorso sull’amicizia. Con Andrea abbiamo vissuto le giornate del 20 e del 21. È stato un momento molto bello perché abbiamo potuto unire le nostre competenze: lui come artista con le sue tavole sull’arte e gli elementi spaziali e io ho potuto svolgere la mia parte psicopedagogica orientata al movimento nello spazio: abbiamo magicamente vissuto le tavole, trasformandoci in punti e linee che si muovevano nello spazio, e questo ha creato una sorta di tavola reale in 4 D. Il giorno dopo invece abbiamo creato il menabo e i bambini sono diventati scrittori e disegnatori e il tutto si è concluso con la narrazione della loro storia”.