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Olbia, ecco l'Ostetrico di Comunità: Roberto Becca si racconta

Il professionista racconta il progetto, il suo ruolo e contributo

Olbia, ecco l'Ostetrico di Comunità: Roberto Becca si racconta
Olbia, ecco l'Ostetrico di Comunità: Roberto Becca si racconta
Barbara Curreli

Pubblicato il 27 October 2024 alle 07:00

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Olbia. "L'Ostetrica non fa solo nascere i bambini, ha tante competenze," e da qui parte il racconto di Roberto Becca, ostetrico con 20 anni di esperienza all'Ospedale di Olbia.

Lo incontriamo al Convegno nazionale di Ostetricia e ginecologia e proprio in tale frangente scattiamo una foto con la dottoressa Silvia Vaccari, Presidente della federazione nazionale degli ordini delle ostetriche che annovera ben 22 mila professionisti in tutta Italia. 

Roberto Becca sarà l'ostetrico di Comunità, una nuova figura che andrà ad affiancare gli altri professionisti già presenti nella case di comunità, i nuovi punti di riferimento per i servizi socio-sanitari della Asl Gallura con percorsi di cura personalizzati, accesso integrato all'assistenza socio sanitaria e socio assistenziale, una valutazione a 360 gradi dei bisogni di salute grazie a un team di professionisti medici e sanitari.

Le sedi in Gallura, fa sapere la Asl, sono diverse, alcune in fase di ristrutturazione e altre in procinto di avvio lavori, e sono state individuate nei comuni di Olbia, Tempio Pausania, Arzachena, Berchidda, Buddusò, Santa Teresa Gallura, La Maddalena, San Teodoro e Trinità d'Agultu e Vignola, le ultime due dovranno essere costruite ex novo, ma ricordano dal direttivo aziendale, che le sedi non sono solo a servizio dei singoli centri che le ospitano ma anche delle popolazioni che vivono nei centri limitrofi.

L'assistenza proattiva prevede che siano gli operatori dell'azienda sanitaria a recarsi sui territori, nelle case di comunità dove sono attivi i principali servizi territoriali, alcuni di nuova creazione come l'infermiere di famiglia avviato da due anni alla Maddalena e che offre un servizio di assistenza a domicilio ai malati cronici.

Altri servizi di recente attivazione sono l'ambulatorio infermieristico, gli operatori sanitari di comunità, quali l'ostetrico e il ginecologo, i servizi per il benessere psicologico e i servizi di assistenza sociale, lavorano nelle case di comunità anche medici con prestazioni specialistiche, vengono regolarmente forniti i servizi come il punto prelievi e le vaccinazioni, in alcune strutture sono presenti medici di medicina generale di continuità assistenziale e pediatri.

"Sono molto felice di questo progetto ci tengo a precisare che la figura dello ostetrico non è solo colui che fa nascere i bambini ma ha tante competenze, - racconta soddisfatto ed entusiasta del progetto Roberto Becca -con questa figura, sicuramente con questo progetto, riusciremo a far tornare quella che era la figura dell'ostetrica condotta, sarà una bella sfida fare da ponte tra l'ospedale e il territorio, vorrei anche fare anche la proposta che dopo la dimissione dal parto, nei primi giorni quando la donna torna a casa, possa avere una figura comunque che si reca da lei anche solo per fare due chiacchiere, e di sicuro sarebbe più facile riuscire a captare allarmi, disagi, difficoltà, i fenomeni di Baby Blues o la sindrome post parto."

Prosegue Becca:" sicuramente sarà di grande aiuto l'approccio multidisciplinare, è stata integrata di recente anche la figura del professionista, della psicologa, noi dobbiamo capire quali sono i bisogni della comunità, nel nostro caso siamo accanto alla donna che, da sempre, ha comunque sempre avuto la paura del parto, fino a quando non stringe il suo bimbo tra le braccia, ma io ritengo che sia fondamentale anche la presenza del papà con un percorso che li coinvolga entrambi in quel progetto che oramai viene chiamato 'genitorialità responsiva', è necessaria anche la figura del papà anche per il benessere e lo sviluppo psicofisico dei bambini stessi".

Una figura importante che richiede competenza: "Io ho fatto tanti corsi in materia e li riporterò sul territorio, altro progetto che sicuramente verrà portato avanti è quello dell'educazione sessuale nelle scuole, finalmente sarà presente anche nel nostro territorio, come succede in tanti altri paesi del mondo, ci tengo molto inoltre a parlare e riuscire anche a interagire anche con le altre figure presenti sul territorio. Per quanto riguarda i temi di disagio sociale ma anche di difficoltà ben più gravi sicuramente stare sul territorio, a contatto diretto con le persone, consentirà anche di comprendere realtà, dinamiche ed eventuali situazioni che nascondono violenze di vario genere, -a tal proposito il prossimo mese lo stesso Becca ci confida che prenderà il master a Roma in "ostetricia legale Forense"- "dove mi sono proprio occupato delle violenze sessuali e dei centri antiviolenza, che tra l'altro è proprio anche l'oggetto della mia tesi del master."

Continua l'ostetrico: "Sicuramente sarà fondamentale quindi la collaborazione con lo psicologo ma anche con l'assistente sociale, faremo da tramite fra l'ospedale e il territorio, per un periodo sono stato coordinatore, ho fatto diciamo una sorta di servizio integrato, ma io preferisco essere sul campo come si suol dire, e mi piace molto la definizione di ostetrica come portatrice di salute per la mamma, la coppia e la collettività, noi siamo promotori di salute. Diciamo che questo sarà un grande servizio sul territorio e anche dentro il territorio ma che indirizza anche ai servizi delle Asl, proprio per questo appunto come dicevo sono fondamentali tutte le competenze e la formazione che si hanno."

Alla domanda rispetto al passaggio dalla figura dell'ostetrica a quella dell'ostetrico ecco che facciamo un salto temporale nel tempo: "si diceva che il parto non era roba da uomini," e veramente bisogna fare un salto negli ultimi 50 anni del secolo scorso per riuscire a trovare questa figura, a partire dal 1977.

"Il parto era cosa da donne, gli uomini venivano cacciati e non esisteva la figura dei ginecologo, -racconta Becca- io nel '97 mi sono iscritto a Sassari al corso di ostetricia, non volevo fare scienze infermieristiche, non volevo fare l'infermiere, anche perché originariamente il corso era di cinque anni ed era ripartito in tre anni di infermieristica e poi due di ostetricia, mentre io mi sono iscritto direttamente al corso triennale solo di ostetricia proprio perché volevo fare quello" e conclude anticipando una piccola sorpresa che lo attende, grazie al suo lavoro potrà rincontrare, dopo 50 anni, la sua ostetrica, la sig.ra Maria che ha aiutato la sua mamma quando è nato, e ci lascia con un pensiero che riassume lui, la sua professionalità, la passione e il suo credo: io sono molto felice del mio lavoro e porto il camice con onore."