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Olbia, la Costituzione "più bella" incanta il pubblico: ecco l'incontro con Luca Sommi

Il piazzale dello Scolastico si è riempito per l'autore e giornalista televisivo

Olbia, la Costituzione
Olbia, la Costituzione
Camilla Pisani

Pubblicato il 20 August 2024 alle 15:59

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Olbia. Una platea foltissima, incantata dal racconto della nostra Costituzione: ieri sera, per la rassegna letteraria “Sul filo del discorso” (a cura della Biblioteca Simpliciana, col patrocinio del Comune di Olbia), il piazzale dello Scolastico si è riempito di cultura. L’incontro con il giornalista, docente universitario ed autore Luca Sommi, moderato da Marzio Altana (presidente del Consiglio comunale), ha ripercorso con agilità i punti fondamentali raccontati nel libro “La più bella. Perché difendere la Costituzione”: un volume nel quale materia giuridica e sentimento si fondono in una sintesi quasi poetica, che racconta della bellezza di quella Costituzione “gentile” che è la base fondante della nostra repubblica.

“È bella, giusta, poetica, gentile, generosa la nostra Costituzione. È scritta come una poesia ma è rigorosa, non ammette che la si contraddica. Considera tutti i cittadini e le cittadine uguali, dal più povero al più ricco, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di lingua, di orientamento politico, di condizioni sociali ed economiche. Per la nostra Carta costituente, tutti devono avere pari dignità sociale e la legge deve essere uguale per tutti. E obbliga la Repubblica a rimuovere tutti quegli ostacoli che impediscono ai cittadini e alle cittadine di avere una vita dignitosa. Non dobbiamo avere paura di niente, perché c'è la Costituzione a proteggerci” questo svela Sommi al pubblico olbiese. E lo fa argomentando con eleganza ed ironia, spaziando da Montaigne ad Emilio Villa, da Marx a Tolstoj: due ore passano in fretta, alla riscoperta di qualcosa che tendiamo a dare per scontato, ma per la quale, ricorda Sommi, c’è chi ha perso la vita e la libertà.

Conducendo un’analisi meticolosa ma allo stesso tempo prospetticamente amplissima, l’autore invita il pubblico a riflettere su quegli articoli che ci parlano (in maniera chiarissima e sorprendentemente attuale) dei nostri diritti fondamentali: Sommi, lontano dalla polverosa retorica della materia giuridica recitata a memoria, rende la Costituzione materia poetica, sentimentale, emozionante. Non risparmia i riferimenti alla politica attuale, che: “non è più capace di concertazione, di mediazione dialettica tra le parti, ma solo di conflitto”. Veleggia su temi pesantissimi, Sommi: la dignità degli individui, il diritto al lavoro, l’inviolabilità della libertà, persino la guerra, ricordando il capolavoro di Lev Tolstoj, Guerra e Pace.

Alla domanda circa la transizione energetica e l’eolico in Sardegna non glissa, ma rilancia con un’ampia considerazione circa l’urgenza di ripensare all’intero sistema della natura, in cui non sia la speculazione a far da padrone, ma la tutela dell’ambiente nel suo senso più ampio.

Solidissimo nell’esposizione delle sue idee, che sostanzia di infiniti riferimenti artistici e storici, non manca di dare qualche stoccata alla politica meloniana su salario minimo, ius scholae, autonomia differenziata. Il pubblico, numerosissimo, sembra apprezzare e regala all’autore lunghi applausi: elettrizza il racconto della Costituzione “più bella di tutte”, costellata di rimandi alla storia del ‘900, a quella contemporanea fino ad arrivare al 431 a.C. col discorso di Pericle agli ateniesi e quel suo “noi ad Atene facciamo così”.

Un discorso, quello ricostruito da Tucidide e citato da Sommi, straordinariamente moderno in alcuni suoi passaggi, come quello sul rapporto con lo straniero: “ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai un straniero”, così simile alla nostra Carta costituzionale, che prescrive: “lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Centoventi minuti (secondo più, secondo meno) di pura educazione alla bellezza, alla giustizia, alla gentilezza intesa nel suo senso più assoluto: pubblico in visibilio, con un’assenza importante. I giovani ed i giovanissimi sono infatti pochi, ed il pensiero corre all’esergo del volume (a firma di Piero Calamandrei): “dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”.