Monday, 03 March 2025
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Pubblicato il 03 March 2025 alle 15:49
Olbia. In questo tempo di Carnevale, dove le maschere regnano sovrane e ognuno può trasformarsi in qualcun altro, vale la pena riflettere sul legame profondo che esiste tra l'antica tradizione del mascheramento e l'arte teatrale. Una connessione che trova la sua espressione più autentica nelle opere dei grandi maestri come Molière, recentemente celebrato al Centro Sociale "Casa del Miele" di Monti con una straordinaria rappresentazione de "Il malato immaginario" che ha registrato il tutto esaurito ottenendo un notevole successo.
Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare la regista Liliana Molina (leggi qui un articolo) per scoprire qualcosa in più su questa produzione teatrale e sul suo percorso artistico.
In questo periodo di Carnevale, che connessione vede tra l'arte del mascheramento e il teatro?
"Il teatro e il Carnevale sono strettamente legati perché condividono la essenza della trasformazione. In entrambi i casi si indossano maschere, letterali o metaforiche e si "gioca" a diventare un altro. Ma la differenza sostanziale è che nel teatro la trasformazione è graduale e profonda.
Cosa l'ha spinta a scegliere "Il Malato Immaginario" di Molière?
"Molière è un autore che amo profondamente.Trovo le sue opere incredibilmente contemporanee. In questo caso specifico l'opera è del Seicento.
Il mio approccio al lavoro teatrale cerca sempre di evidenziare questa attualità anche a livello recitativo, scenografico, di costume e di musiche. Le parole di Molière sono sempre molto calzanti, e questa commedia in particolare, ci fa porre domande importanti, in questo caso sul tema della sanità e la società. L'arte non deve solo divertire, ma anche farci riflettere e mostrare diverse prospettive su situazioni che tutti viviamo".
Ha adattato l'opera originale. In che modo?
"Adatto sempre le opere in base al gruppo con cui lavoro. Il mio obiettivo è che ogni persona abbia un ruolo significativo. Inoltre, per i classici, è necessario adattare il linguaggio per renderlo più accessibile e chiaro sia per gli attori che per il pubblico, senza però tradire mai l'essenza originale dell'autore".
Ci sono stati elementi musicali o coreografici nella rappresentazione?
"Sì, nei miei lavori sempre sono presenti. Anche perchè con gli attori lavoro sul ritmo, sulla voce e la relazione con lo spazio".
Che tipo di rapporto ha instaurato con i suoi allievi?
"Lavoro soprattutto sul senso "di gruppo" cioè coeso, perché è l'aspetto più importante. Il teatro trasforma, fa crescere le persone, le aiuta a ritrovare sé stesse e ad avere una visione diversa e più aperta alla vita. Tra i partecipanti si crea un legame molto forte, quasi familiare. Cerco di capire cosa serve a ciascuno per indirizzare il lavoro in modo personalizzato. L'empatia è fondamentale: quando ci mettiamo nei panni degli altri, ci rendiamo conto di quanto sia diversa la visione quando ci troviamo dall'altra parte. Con gli allievi si crea un rapporto di supporto e amicizia reciproche, pur mantenendo sempre il mio ruolo di docente".
Da quando è nata la sua collaborazione con Suentu Lab di Olbia?
"Collaboro con Suentu Lab dalla sua nascita nel 2019, ma ho anche collaborato con molte altre associazioni in Gallura come l'Accademia d'Arte di Arzachena. Insegno teatro con un approccio basato principalmente sul teatro fisico ma uso diverse tecniche. Ho lavorato sempre con gruppi di tutte le età dai bambini agli adulti. Attualmente seguo principalmente i gruppi di ragazzi e adulti. Ma Collaboro anche con scuole elementari in progetti con la fondazione Mus_e Italia.
Quanto tempo richiede la preparazione di uno spettacolo come questo?
"Il gruppo che ha presentato 'Il Malato Immaginario' a Monti ha iniziato a lavorare l'anno scorso a ottobre quando si aprono le iscrizioni. Il nostro programma va da ottobre a giugno; sono necessari molti mesi di lavoro".
La rappresentazione de "Il malato immaginario" a Monti ha visto la partecipazione di un cast composto da Giuseppe Bazzu, Adriano Bertazzoni, Francesca Cherchi, Kiara Delogu, Francesca Gattu, Marco Hanozet, Anna M. Rosa Pinducciu e Maurizio Stazzu, tutti diretti con maestria da Liliana Molina. Noi prima di salutarla le abbiamo voluto chiedere qualche anticipazione.
Dopo il successo de 'Il malato immaginario', avete in programma altre rappresentazioni o nuovi progetti?
"Abbiamo ricevuto inviti per rappresentare lo spettacolo altrove e stiamo valutando le proposte. Comunque, stiamo già lavorando al nuovo progetto basato su un autore contemporaneo, per ora non posso rivelare di più".
"Il pubblico, accorso numeroso alla "Casa del Miele" di Monti, ha dimostrato grande apprezzamento per questa rivisitazione di un classico che, nonostante i secoli, continua a parlare al pubblico d'oggi grazie alla sensibilità artistica di chi sa interpretarne i messaggi universali" ha dichiarato infine Colomba Isoni presidente di Erèntzia, l'associazione organizzatrice della serata teatrale montina.
In un tempo in cui le maschere sono protagoniste, il teatro ci ricorda che dietro ogni maschera c'è una verità da scoprire, e che l'arte di "essere altro" può diventare la via privilegiata per comprendere meglio chi siamo davvero e il successo della rappresentazione a Monti dimostra come, attraverso l'interpretazione sensibile di registi come Liliana Molina, opere scritte secoli fa possano ancora illuminare le contraddizioni del nostro presente.
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