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ESCLUSIVO. Ecco la nuova zona industriale di Nizzi: 20 ettari sul mare, davanti al faro di Olbia

Un altro scempio ambientale in arrivo

ESCLUSIVO. Ecco la nuova zona industriale di Nizzi: 20 ettari sul mare, davanti al faro di Olbia
Angela Galiberti

Pubblicato il 29 March 2021 alle 19:21

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Olbia. Uno scambio: da una parte un pezzettino di territorio comunale già urbanizzato (e abitato) ampio 8 ettari e già, di fatto, parte integrante della città, dall'altra parte poco meno di 20 ettari sul mare con tanto di spiagge, ruderi e fortino della seconda guerra mondiale fronte faro Isola Bocca (ed ingresso del Golfo interno di Olbia). Siamo a Cala Saccaia: è quest'area, già brutalizzata in tempi dalla consapevolezza ambientale assai diversa, al centro di un accordo tra l'Amministrazione comunale guidata dal sindaco Settimo Nizzi e il Consorzio Industriale guidato dal presidente Gianni Sarti. Si chiama “Accordo amministrativo ex art. 15 l. 241/90 Inerente la concertazione tra Comune di Olbia e Cipnes per la revisione del perimetro territoriale oggetto del piano regolatore consortile della Zona industriale di Olbia mediante lo stralcio di una porzione dell'area di interesse comunale costituente il comparto edificatorio produttivo S (Tilibbas) e contestuale ampliamento dell'ambito territoriale del Prtc consortile da destinare all'insediamento di attività produttive nel settore cantieristico-nautico e dell'economia del mare” ed è stato approvato con una delibera di giunta, la numero 45 del 25 marzo 2021. Della Giunta Nizzi, erano videopresenti tutti gli assessori tranne Gesuino Satta, assessore all'Ambiente. Le aree al centro di questo accordo – che è propedeutico a un percorso amministrativo molto preciso – sono due, di valore e dimensioni molto differenti tra loro: da una parte un tessuto già urbanizzato nel quartiere di Tilibbas, dall'altra parte una porzione vergine di costa già oggetto a latere di una massiva cementificazione. L'area interessata da questa (futura?) pianificazione parte dal capannone in costruzione di Valdettaro e arriva fino al fortino della seconda guerra mondiale: tocca spiagge, macchia mediterranea, ginepri, un laghetto e l'ingresso del porto davanti al Faro simbolo di Olbia. Praticamente, parliamo di potenziali capannoni vista mare, vista faro, vista Mater Olbia e chi più ne ha più ne metta. Lo “scambio” tra la cessione di una parte di Tilibbas e la perimetrazione a zona industriale di 20 ettari sul mare viene giustificata in questo modo. Su Tilibbas insistono diversi regimi di edificabilità “nonché di prerogative urbanistiche riconducibili sia alla pianificazione comunale che a quella sovraordinata consortile” per cui “occorre provvedere di concerto tra le componenti amministrazioni stipulanti a definire una proposta di stralcio dalla perimetrazione urbanistica della zona industriale consortile di Olbia (gestita dal CIPNES – Gallura) di una parte del comparto edificatorio produttivo S* (Tilibas) comunque ritenuto di interesse urbano per una superficie computata in 22.365 mq, includendola nell’ambito territoriale oggetto della pianificazione urbanistica comunale onde destinarla all’espansione del tessuto insediativo urbano già preesistente”. Se il Cipnes cede questa piccola area, per altro già urbanizzata, il Comune cede qualcos'altro: 20 ettari sul mare e il tutto viene giustificato in questa maniera: "In considerazione della sempre più crescente concreta richiesta di nuove aree in prossimità del demanio marittimo da destinare ad insediamenti produttivi strategici nel settore della cantieristica-nautica e dell’economia del mare e relativa impiantistica marittima a fronte della intervenuta saturazione delle aree incluse nella vigente pianificazione consortile appropriatamente destinate e idonee per tale tipologia di investimenti, si rende opportuno, in coerenza con la programmazione dello sviluppo economico territoriale contemplata anche dalla nascente Z.E.S. di cui alla Delibera della G.R. n. 57/17 del 2018, l’ampliamento del comprensorio urbanistico produttivo consortile prospicente la zona litoranea del golfo interno di Olbia per una superficie di circa 199.000 mq in corrispondenza del confine sud-est e quindi in connessione ed integrazione funzionale e strutturale con il consolidato assetto insediativo della cantieristica-nautica esistente così come rappresentato nella cartografia su base ortofoto allegata al presente accordo". Il grimaldello utilizzato è sempre il solito, anche se non è esplicitato chiaramente: dato che una parte è già compromessa, allarghiamoci un po' più là. Il problema è che la parte compromessa diventa sempre più grande e gli olbiesi perdono, pezzettino dopo pezzettino, parti importanti di natura. A furia di "compromettere" pezzo dopo pezzo ci si sta spingendo sempre di più verso Pittulongu. Nel PUC by Nizzi di tutto questo non c'è alcuna traccia: il percorso amministrativo avviato con questa delibera di giunta prevede prima un passaggio presso il CDA del Cipnes, poi un passaggio in Regione, dove alla guida dell'Assessorato all'Urbanistica c'è l'assessore del Psd'Az Quirico Sanna: stesso partito che esprime il presidente Cipnes Gianni Sarti, nonché partito facente parte della coalizione che sostiene il sindaco Settimo Nizzi alle prossime elezioni. Secondo alcune voci di corridoio, ci sarebbe già un grosso gruppo pronto a investire nell'area. Il punto è: ne vale veramente la pena o stiamo sottovalutando l'impatto a lungo termine che un'altra cementificazione dell'area potrebbe avere sull'ecosistema e sul paesaggio e dunque sulla valenza turistica del territorio? E ancora: i lotti ricavati con questo ampliamento andrebbero anche alle aziende locali o solo a grossi gruppi? Non solo: che fine fa il percorso ciclopedonale già individuato nella rete sentieristica comunale? La questione è stata discussa in consiglio comunale e con i cittadini? Secondo il Piano di Fabbricazione vigente una parte dell'area è zona F, mentre il tutto il resto è zona H. Secondo il Puc by Nizzi, che ora deve passare in Regione, tutta quell'area è una zona H2. Quindi, si tratta di un'area a forte tutela ambientale. Nel Puc appena approvato dal Consiglio comunale olbiese tantissime parti di territorio sono zone H: zone in cui i residenti possono fare pochissimi interventi, per lo più di natura conservativa perché l'obiettivo è tutelare il paesaggio. La domanda da porsi è: come mai un comune cittadino, che magari si ritrova la casa in campagna in zona H, non può – lontano dal mare – neanche pensare di posizionare un pergolato in veranda, mentre Comune e Cipnes possono tentare di destinare, a futuro sfruttamento di aziende private, 20 ettari sul mare proprio davanti al faro di Olbia e all'ingresso nel golfo?