Saturday, 19 April 2025
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Pubblicato il 16 April 2025 alle 12:44
Il futuro dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna si gioca anche – ad Olbia, sede di uno dei principali porto passeggeri d’Italia. Una realtà strategica per la mobilità, il turismo e l’economia dell’isola, attorno alla quale si concentra oggi un acceso confronto istituzionale e politico sulla nomina del nuovo presidente.
Con il cambio al vertice ormai imminente, il mondo del lavoro, dell’impresa e della logistica chiede a gran voce che la guida dell’ente non venga imposta da Roma, ma sia espressione del territorio.
Secondo alcuni analisti emerge la necessità di una figura che conosca a fondo il sistema sardo, affidare la gestione dei porti a chi non ha mai operato direttamente in Sardegna significherebbe trattare ancora una volta l’isola come una periferia da amministrare con criteri standardizzati.
Un approccio che, secondo molti operatori, rischia di compromettere la specificità di un sistema portuale articolato, in cui Olbia rappresenta un nodo strategico a livello nazionale, non solo per i flussi turistici ma anche per le dinamiche economiche, commerciali e logistiche.
Le richieste di continuità arrivano in modo compatto da Cgil, Cisl, Uil e dagli spedizionieri, come riportato anche da L’Unione Sarda. “La Sardegna – affermano le sigle confederali – dispone di figure competenti e preparate in grado di proseguire il lavoro avviato”.
Arnaldo Boeddu, Cgil Trasporti, sottolinea: “Il sistema marittimo regionale è cresciuto in maniera costante. Sarebbe un errore ignorare questi risultati nella nomina del nuovo presidente”.
Dello stesso avviso Valerio Mereu, segretario Uil Trasporti: “Quando un ente trova e programma 100 milioni di investimenti, ha il diritto di continuare quel lavoro senza perdere nemmeno un giorno”.
La Fit Cisl, con la segretaria Claudia Camedda, ribadisce che la priorità non è fare nomi, ma garantire competenza e radicamento locale. Tore Plaisant, presidente degli spedizionieri sardi, difende “il diritto della Sardegna a decidere autonomamente sulla propria portualità, senza logiche centraliste”.
Il porto di Olbia non è solo un'infrastruttura: è il vero crocevia del traffico passeggeri verso e dalla Sardegna. Ogni anno movimenta milioni di persone, con un impatto diretto sull’intero tessuto socio-economico gallurese. La crescita del traffico e degli investimenti, registrata negli ultimi anni anche grazie alla guida dell’Autorità uscente, ha rafforzato il ruolo di Olbia non solo come porto turistico, ma anche come hub commerciale e logistico.
Per questo la città guarda con attenzione a ciò che sta accadendo. E si interroga sul perché, ad oggi, nessun esponente della politica regionale – tranne il consigliere Giuseppe Fasolino – abbia preso una posizione pubblica sulla questione. Un silenzio che rischia di pesare proprio ora che le decisioni verranno prese nelle stanze romane.
Tra le ragioni dell’appello alla continuità c’è anche il lavoro svolto dal presidente uscente Massimo Deiana, che ha portato il bilancio dell’ente da 72 a 782 milioni di euro in due mandati, costruendo una struttura solida e in dialogo costante con il territorio. Un patrimonio che, secondo sindacati e operatori, non può essere disperso con una nomina estranea alla realtà sarda.
Ora la partita si gioca a Roma, ma la posta in gioco riguarda direttamente Olbia. Toccherà alla presidente della Regione Alessandra Todde e ai parlamentari sardi – a partire da Salvatore Deidda, presidente della Commissione Trasporti della Camera – difendere l’autonomia della Sardegna e il ruolo dei suoi porti.
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