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Olbia, fuori dalla top 10 dei redditi: la locomotiva sarda arranca?

La ricchezza c’è, ma non per tutti: Olbia e il peso delle diseguaglianze

Olbia, fuori dalla top 10 dei redditi: la locomotiva sarda arranca?
Olbia, fuori dalla top 10 dei redditi: la locomotiva sarda arranca?
Andrea Baragone

Pubblicato il 18 April 2025 alle 06:35

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Olbia. I dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dei redditi dichiarati nel 2024 con riferimento all’anno d’imposta 2023, ridisegnano la mappa del benessere italiano. In cima alla classifica nazionale si conferma Portofino, con un reddito medio di 94.505 euro, seguita da Lajatico (61.980 euro) e Basiglio (50.807 euro). Milano, spesso considerata il cuore economico del Paese, si ferma all’ottavo posto con 38.989 euro.

Il reddito medio italiano è di 24.830 euro, in aumento del 5% rispetto all’anno precedente. Ma la forbice tra ricchi e poveri resta ampia: solo il 22% dei contribuenti, con redditi sopra i 35mila euro, dichiara il 64% dell’imposta netta totale, mentre lo 0,2% (i “Paperoni”) supera i 300mila euro annui e da solo versa il 7,1% del totale.

Anche in Sardegna i numeri parlano chiaro. Al vertice si conferma Cagliari con un reddito medio di 28.227 euro, seguita da Selargius (23.977 euro), Sassari (23.638 euro), Oristano (23.484 euro) ed Elmas (23.239 euro). Olbia, che nell'immaginario collettivo è la capitale economica della Gallura e uno dei motori dell’economia isolana, non entra nemmeno tra i primi dieci comuni sardi.

Con un reddito medio di 21.214 euro, Olbia si colloca ben al di sotto delle aspettative. Superata anche da Golfo Aranci (23.229 euro) e Sant’Antonio di Gallura (23.222 euro), la città scivola indietro in una classifica che mette in discussione la sua immagine di "locomotiva della Sardegna".

La graduatoria dei comuni più ricchi della Gallura, stilata sulla base degli stessi dati MEF, colloca Olbia al sesto posto provinciale. Davanti ci sono, oltre a Golfo Aranci e Sant’Antonio di Gallura, anche Loiri Porto San Paolo (21.983 euro), San Teodoro (21.641 euro) e Arzachena (21.489 euro).

Un risultato che sorprende, considerando che Olbia ospita uno dei principali porti passeggeri del Mediterraneo, un aeroporto internazionale e un tessuto imprenditoriale articolato tra turismo, logistica, edilizia e commercio. Ma la ricchezza prodotta non sembra distribuita equamente tra i residenti.

Il dato olbiese apre a riflessioni più profonde. La città genera ricchezza, ma non la redistribuisce. È possibile che la concentrazione del benessere nelle mani di pochi stia distorcendo la percezione di prosperità diffusa. Alcuni tra i maggiori patrimoni immobiliari e imprenditoriali della Sardegna gravitano attorno a Olbia, ma l’incidenza di questi grandi redditi sulla media locale è limitata, anche perché molti non risiedono stabilmente in città o diversificano le sedi fiscali.

In parallelo, una larga fetta della popolazione olbiese è occupata in lavori stagionali, saltuari o poco retribuiti, spesso legati al turismo o al commercio. Questo abbassa significativamente la media, rendendo evidente una disparità sociale strutturale.

Olbia resta un fulcro logistico ed economico della Sardegna, ma i numeri mostrano che la locomotiva potrebbe non trainare tutti i vagoni. Senza un'effettiva redistribuzione della ricchezza e politiche capaci di rafforzare il ceto medio, la città rischia di diventare un centro dinamico solo in apparenza, dove l’economia gira, ma i benefici non raggiungono l’intera comunità.

Serve una riflessione, soprattutto a livello politico e amministrativo, per trasformare i numeri in opportunità: Olbia ha tutte le carte per primeggiare, ma per farlo deve garantire inclusione, equità e prospettive a lungo termine.