Saturday, 19 April 2025
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Pubblicato il 18 April 2025 alle 08:54
Olbia. “Il pedofilo è nella diocesi di Tempio Ampurias”. Con queste parole, forti e dirette, don Paolo Contini – parroco di Ghilarza e Abbasanta – ha rivelato pubblicamente la presenza del suo abusatore nel territorio gallurese, durante un’intervista concessa a Olbianova, (qua l'intervista "ATuxTu con don Paolo Contini" per Olbianova) . Un’accusa che non è passata inosservata, tanto da spingere la diocesi di Tempio-Ampurias a diffondere un comunicato ufficiale.
Don Paolo ha raccontato con lucidità e dolore le violenze subite tra il 1987 e il 1990, quando era un ragazzo di 14 anni nel seminario francescano di Oristano. “Non sono alla ricerca di niente, né di visibilità, o tantomeno di denaro o di vendetta”, ha detto nel corso dell’intervista al giornalista Mauro Orrù. Il suo intento è chiaro: evitare che altri bambini vivano la stessa sofferenza.
Il suo percorso di denuncia è iniziato nel dicembre 2021, quando è venuto in possesso – accidentalmente – di messaggi che confermavano le violenze, messaggi che ha immediatamente girato al suo vescovo. Da allora si è aperto un iter canonico, dapprima archiviato dal Dicastero per la dottrina della fede, poi riaperto su ricorso di don Paolo. Il nuovo processo sarà celebrato da un tribunale ecclesiastico terzo.
Dopo le dichiarazioni di don Paolo, la diocesi di Tempio-Ampurias ha precisato con un comunicato che “il sacerdote da lui citato si trova attualmente nella diocesi di Tempio-Ampurias […] e non esercita alcun ministero sacerdotale”.
La diocesi sottolinea di aver “applicato fin dall’inizio del procedimento canonico le misure previste dal diritto della Chiesa, disponendo l’allontanamento dell’accusato da ogni attività pastorale”, misure tuttora in vigore. Inoltre, ricorda che i fatti oggetto della denuncia risalgono a oltre trent’anni fa e non sono avvenuti all’interno della diocesi di Tempio-Ampurias.
Don Paolo Contini ha ricevuto anche il sostegno personale di Papa Francesco, che gli ha scritto: “Facciamo chiasso insieme, perché il silenzio è l’ambiente vitale della pedofilia”. Parole che il sacerdote ha fatto sue, decidendo di parlare apertamente, senza timori: “Non è una lotta contro la Chiesa, ma nella Chiesa, per la Chiesa”, ha ribadito nell’intervista per Olbianova, sottolineando di voler continuare a servire la Chiesa, ma con la verità in mano.
Il caso è destinato a diventare simbolico. Non solo per la gravità del reato denunciato, ma per l’atteggiamento di chi sceglie di metterci la faccia, sfidando il rischio dell’isolamento. Don Paolo ha raccontato di aver sofferto a lungo, convinto che nessuno gli avrebbe creduto. Ma quando le prove sono emerse, ha trovato il coraggio di denunciare e oggi chiede che la giustizia ecclesiastica e civile faccia il suo corso.
Quella della pedofilia nella Chiesa è una piaga lunga, complessa e ancora troppo spesso sommersa. In Italia, come nel resto del mondo, decine di casi sono emersi solo grazie alla determinazione delle vittime. Papa Francesco ha fatto della lotta alla pedofilia un punto fermo del suo pontificato, ma le resistenze interne e la lentezza della giustizia canonica restano. Vicende come quella di don Contini interrogano le coscienze e chiedono risposte più rapide, più chiare, più pubbliche.
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