Friday, 22 November 2024
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Pubblicato il 07 November 2021 alle 12:36
Olbia. Quanto c'è ancora da scoprire nella piana di Olbia? Il nostro territorio era davvero così poco frequentato o, invece, è solo da scavare? Se osserviamo con occhi analitici e curiosi i siti fruibili in Gallura, sembrerebbe quasi che la piana olbiese non sia stata così frequentata quando nella Preistoria l'essere umano cominciava a incidere il suo cammino nella pietra. I siti conosciuti al grande pubblico sono relativamente molto pochi: il pozzo sacro di Sa Testa, il nuraghe Riu Mulinu, la tomba dei giganti di Su Monte e S'Abe e il nuraghe Belveghile. Altrove, come ad esempio Arzachena, è pieno zeppo di siti - anche molto antichi. A gettare nuova luce sulla piana di Olbia sono i risultati della campagna di scavo appena conclusa (ma, probabilmente, non in modo definitivo) al nuraghe Belveghile.
Tale nuraghe è stato (ri)scoperto negli anni '80, quando l'allora Consorzio Industriale stava realizzando la circonvallazione. Quando l'opera era quasi del tutto completata e mancava una collinetta da spianare per collegare i due rami della strada, ecco spuntare il nuraghe Belveghile. All'epoca non esistevano leggi per tutelare i ritrovamenti: spesso si passava oltre e sopra, facendo scomparire tutto. Nei ridenti anni '80 olbiesi, grazie alla ferma presa di posizione della Soprintendenza, il nuraghe viene salvato e viene salvata anche l'opera pubblica. A quasi 40 anni da quegli avvenimenti, e con molte polemiche a corredo, ecco una nuova campagna di scavo. I risultati sono stati presentati qualche giorno fa: come spesso accade, Olbia riscrive un pezzo di storia o quanto meno riesce ad aggiungere tasselli importanti.
Intanto, il primo fatto: il nuraghe Belveghile era un villaggio nuragico piuttosto complesso e - in base ad alcuni indizi - abbastanza esteso. La sua costruzione è partita con la torre centrale, per poi allargarsi fino a costituire un importante snodo civile, culturale ed economico della piana olbiese. E' stato frequentato dal bronzo medio al bronzo finale (cioè dal XVI al XII a.C.), ma durante i primi scavi condotti dal dott. Antonio Sanciu nel 1987 è stata scoperta una tomba romana che testimonia una frequentazione quindi ancora più recente.
Il secondo fatto importantissimo per gli archeologi è il rinvenimento di una grande costruzione rettangolare absidata lunga 17 metri. Divisa in diversi ambienti, tale struttura era un enorme laboratorio. Enorme perché strutture simili sono state trovate in altre parti dell'isola (non nel Nord Sardegna), ma di dimensioni nettamente inferiori. Cosa hanno trovato dentro il team coordinato dalla dottoressa Paola Mancini e dal funzionario della Soprintendenza dott. Francesco Carrera? Una enorme quantità di fusaiole, pestelli, lisciatoi in pietra e ceramica, brunitoi, piani di lavorazione in argilla. Si tratta di utensili di diversa fattura che riscrivono in un certo senso il settore della lavorazione dei tessuti e delle pelli perché nello scavo del Belveghile sono stati trovati praticamente tutti i modelli in una sola stratigrafia. Le analisi sui reperti proseguiranno e c'è da scommettere le specialiste e gli specialisti troveranno altre sorprese interessanti.
Il terzo fatto sta nella ricchezza storica della piana olbiese: il territorio della nostra città è costellato da una marea di siti sconosciuti al grande pubblico perché non sono stai mai scavati, ma che sono conosciuti dalla Soprintendenza e dagli studiosi. Ciò significa che il grosso della storia preistorica di Olbia è ancora celato da cumuli di terra, sterpaglie, alberi e forse - in qualche caso - è andato persino distrutto o rubato per finire nei muretti a secco o in qualche residenza privata. Scavare tutti i siti "nascosti" è forse impossibile, ma non è detto che non si riescano a trovare i fondi per alcuni scavi mirati. Intanto, ci si sta impegnando a continuare sul Belveghile, il cui scavo non è terminato: ci sono almeno altre 12/15 strutture da scavare, c'è una tomba dei giganti da cercare e c'è probabilmente il resto del villaggio ancora da individuare. La Regione Sardegna verrà sicuramente chiamata in causa. Il Cipnes è intenzionato a fare la sua parte, così come il Comune di Olbia. Come tutto questo proseguirà lo scopriremo solo nei prossimi mesi o anni.
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