Friday, 24 January 2025
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Pubblicato il 24 January 2025 alle 06:00
Olbia. In seguito allo sbarco dei migranti dalla Ocean Viking nel porto di Olbia( leggi qui), ieri sera è comparso uno striscione con la scritta "REMIGRAZIONE" sul ponte di ferro di Via Roma, storico punto di passaggio della città. La manifestazione, che si è espressa attraverso questa forma di protesta pacifica, rappresenta una voce di dissenso rispetto alle politiche di accoglienza.
Nel contempo, la città ha mostrato la sua efficiente organizzazione nell'assistenza al gruppo dei 40 migranti sbarcati composto da cittadini provenienti da Costa d'Avorio, Etiopia e Camerun che include 28 minori non accompagnati e 12 persone appartenenti a cinque nuclei familiari: un uomo, cinque donne, una di loro in stato di gravidanza, e sei minori. Tre di questi ultimi non hanno ancora compiuto un anno di età.
Lo sbarco nel porto di Olbia è stato determinato da una decisione del tribunale siciliano che, accogliendo il ricorso dell'organizzazione SOS Mediterranee, ha stabilito la necessità di far scendere i soggetti più vulnerabili in un porto più vicino rispetto alla destinazione originaria di Genova. La nave ha poi ripreso la navigazione verso il capoluogo ligure con i restanti 40 migranti a bordo.
Un dispositivo di circa 200 operatori, tra personale sanitario dell'ospedale Giovanni Paolo II, forze dell'ordine e volontari delle associazioni locali, si è mobilitato per garantire un'accoglienza adeguata. Le autorità sanitarie hanno confermato condizioni di salute generalmente buone, segnalando solo due casi non preoccupanti di scabbia che non hanno richiesto ricovero.
La Prefettura di Cagliari ha organizzato una distribuzione territoriale equilibrata: 15 minori non accompagnati verranno accolti nelle province di Sassari, 5 a Oristano e 8 a Nuoro. I nuclei familiari troveranno invece sistemazione nel Cagliaritano.
La comparsa dello striscione di protesta evidenzia come nella comunità gallurese convivano diverse posizioni sul tema dell'immigrazione. Da un lato, si manifesta un dissenso civile attraverso forme di protesta pacifica, dall'altro emerge una solida rete di solidarietà e professionalità nell'accoglienza. Questa duplice realtà riflette la complessità del dibattito nazionale sul tema migratorio, mantenendosi tuttavia nell'alveo di un confronto democratico e civile.
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