Thursday, 24 April 2025
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Pubblicato il 24 April 2025 alle 10:09
Olbia. La Sardegna rischia di diventare la piattaforma energetica d’Italia, ma a vantaggio di chi? Il recente accordo tra governo e Regione, guidata da Alessandra Todde, prevede l’arrivo del metano nell’isola con due rigassificatori galleggianti a Porto Torres e Cagliari. Un passaggio definito “transitorio”, utile per uscire dal carbone entro il 2030. Ma per molti osservatori questa scelta segna una deriva pericolosa, che rischia di danneggiare il paesaggio sardo senza reali benefici per i cittadini.
Come ricorda Il Manifesto, il piano prende spunto dal Dpcm Draghi del 2022, poi rivisitato dalla giunta attuale. Il gas dovrebbe servire in particolare il polo dell’alluminio del Sulcis, altamente energivoro. Ma dove finiscono le rinnovabili?
Il quotidiano illustra i risultati di uno studio del Politecnico di Milano, Università di Cagliari e Padova. Secondo i dati scientifici, l’isola potrebbe essere alimentata interamente da fonti rinnovabili, riducendo le bollette fino al 20% per le famiglie e al 57% per le industrie. Basta puntare su solare, eolico, accumuli e reti intelligenti, senza ricorrere a nuove infrastrutture fossili.
Ma mentre gli esperti indicano un futuro verde, sulla terra (e in mare) cresce il rischio di speculazioni: maxi-impianti eolici offshore, progetti opachi, norme regionali che ostacolano le comunità energetiche a favore dei grandi gruppi. I comitati locali denunciano: “Stanno svendendo il paesaggio per un modello che non porterà vantaggi ai sardi”.
La transizione ecologica, quindi, non è solo una questione tecnica, ma una scelta politica: si può decarbonizzare senza devastare, innovare senza centralizzare tutto a Roma o alle grandi multinazionali, produrre energia senza trasformare la Sardegna in una colonia energetica.
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