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Pubblicato il 18 February 2018 alle 09:51
Tratteremo oggi di tre importanti ritrovamenti di età altomedievale provenienti dall’interno come dall’area immediatamente prossima alla chiesa parrocchiale di Santa Vittoria, edificio di culto la cui origine parrebbe pertanto assai remota, ossia risalente ai primi secoli del cristianesimo bizantino, per quanto solo una mirata azione di scavo archeologico potrebbe confermare l’eventuale presenza di un primitivo edificio di culto sottostante alla versione moderna attuale.
Va premesso che dal territorio di Telti provengono, prevalentemente da scavi della fine dell’Ottocento, alcune monete di età bizantina: una moneta AE Leone III (717-741); un ripostiglio in parte conservato nella collezione reale a Roma, con undici tremissis AV Liutprando, un tremissis AV “stellato” di Carlo Magno/Milano; un tremissis AV “stellato” di Carlo Magno/Pisa e diverse monete bizantine non meglio indicate.
Il primo degli oggetti di cui parleremo, raro quanto prezioso, e la cui foto abbiamo scelto per la copertina del nostro articolo, fu rinvenuto negli anni Cinquanta, in occasione della rimozione del vecchio pavimento della chiesa, “a un metro circa di profondità davanti all’altare maggiore”. Si tratta precisamente di una delle due valve originarie in bronzo di un enkolpion, nome greco che indica una semplice, piccola croce pettorale concepita come teca per la custodia di reliquie (misure cm 6,2 x 3,7 x 0,5). La parte pervenutaci è munita dell’occhiello della cerniera e presenta, incisa a secco, la figura di Cristo crocifisso, barbato e con aureola a forma di croce patente, vestito di una lunga tunica all’orientale, priva di maniche e lunga fino ai piedi (colobion). Nella terminazione superiore del braccio verticale, la croce è munita della targa, senza iscrizione.
Renata Serra riconobbe nell’oggetto l’iconografia orientale, proponendone una collocazione cronologica fra la metà del VI secolo e gli inizi dell’VIII secolo, arco cronologico che fu accolto anche dallo studioso Roberto Caprara, recentissimamente scomparso, partendo da considerazioni storiche generali circa la prima fase della presenza culturale bizantina nell’Isola (iniziata, com’è noto nell’anno 534 con la riconquista di Giustiniano) e dal confronto con analoghi esempi in bronzo del Museo Sacro Vaticano e del Museo Bizantino di Atene, dove la figura del Cristo, che indossa sempre il colobion, è delineata con incisione a secco a bulino sul metallo, eseguita dopo la fusione dell’oggetto sulla matrice litica. Gli enkolpia cruciformi orientali sono diffusissimi in ambito mediterraneo, a motivo dell’ingente flusso di pellegrini che, a partire dall’epoca di Costantino, toccarono i principali santuari cristiani, principalmente nella Terrasanta, nella Giordania e nella Siria. Si tratta di oggetti il cui valore di teca-reliquiario rendeva superflua una definizione iconografica particolarmente elaborata, seppure non manchino esempi molto raffinati dal punto di vista formale, anche in bronzo, argento ed oro. Ciò genera delle difficoltà nel formulare la datazione molto puntuale di tali oggetti devozionali.
Secondo Roberto Coroneo l’enkolpion di Telti va ricondotto ad una datazione più bassa, attribuibile all’VIII-X secolo, sulla base di confronti con oggetti con analoga sagoma generale e l’iconografia del Cristo con il colobion (vedi ad esempio le croci pettorali custodite nel Museo Nazionale di Reggio Calabria e nel Museo Capitolare di Velletri, inquadrata in ambito copto-siriaco fra l’VIII ed il X secolo).
Vediamo adesso gli altri due ritrovamenti, fatti in epoca relativamente recente. Scavi diretti da Antonio Sanciu e svolti nell’autunno 2004 negli spazi esterni immediatamente retrostanti ed antistanti alla chiesa di S. Vittoria, hanno aggiunto due importanti elementi per la conoscenza dell’area nel periodo intorno al VI-VII secolo. Ambedue i reperti sono oggi esposti presso il Museo Archeologico di Olbia. Si tratta di un vago di collana in pasta vitrea con foro passante, forse pertinente ad una sepoltura, mentre davanti alla chiesa, in una tomba a fossa, venne recuperata una piccola croce in lamina d’oro (cm 1 x 1,9), che trova confronti con altre consimili rinvenute in varie località della penisola come anche, in Sardegna, a Fordongianus, Tharros e Cornus. Si è pensato che tali crocette venissero cucite sul velo-sudario ricoprente il viso di personaggi di rango, forse, militare.
[caption id="attachment_93959" align="aligncenter" width="806"] Piccola croce in lamina d’oro proveniente da una tomba altomedioevale sita nell'area prossima a Santa Vittoria ( immagine tratta da A. SANCIU, cit.)[/caption]Questi ritrovamenti di età medievale, insieme alla titolatura della parrocchiale e della vicina chiesa di S. Anatolia (ormai scomparsa), come anche al ritrovamento di ceramiche di età medio e tardo imperiale, fanno ritenere ben ipotizzabile la presenza di un piccolo centro abitato in questo punto, nel periodo romano ed altomedioevale, con una continuità insediativa protrattasi fino al pieno medioevo giudicale con il centro di Villa Tertis.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
AMUCANO, M. A.,Topografia della Sardegna bizantina, Le regioni storiche della Gallura, Baronia, Monte Acuto, Goceano (parte), Barbagia di Nuoro (parte), tesi di dottorato di ricerca in Archeologia medievale, Università degli studi de L’Aquila, XXIII ciclo, tomo 1, pp. 128-135.
CAPRARA, R., Sassari. Telti. Enkolpion cruciforme, in AA. VV., L’archeologia romana e altomedievale dell’Oristanese. Atti del I Convegno (Cuglieri 22-23 giugno 1984), Taranto 1986, p. 52-53.
COLUMBANO-PIRINA, Cronistoria di un cammino. Telti. 120 anni di vita parrocchiale 1878-1999, Olbia 2000.
CORONEO, R., Enkolpion, in AA. VV., Ai confini dell’impero. Storia, arte e archeologia della Sardegna bizantina, P. Corrias e S. Cosentino curr., Cagliari 2002, pp. 265-266.
SANCIU, A.,Insediamenti d’età antica a Telti, «Civiltà del Mare- Periodico quadrimestrale di studi, ricerca e informazione», Istituto della Civiltà del Mare (ICIMAR), 2006 (n. 2), pp. 61-64.
SERRA, R.,Su un encolpion orientale trovato a Telti (Olbia), in “Studi Sardi”, XIX, 1964-65, pp. 364-373.
©Marco Agostino Amucano
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