Thursday, 13 February 2025
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Pubblicato il 13 February 2025 alle 14:00
Cagliari. La Sardegna continua a registrare un dato preoccupante in termini di mobilità sanitaria, con un saldo negativo che sfiora i 100 milioni di euro nel 2022. Questo significa che più pazienti sardi sono costretti a spostarsi fuori dall’isola per ricevere cure adeguate rispetto a quelli che arrivano in Sardegna per motivi sanitari.
Secondo il rapporto della Fondazione GIMBE sulla mobilità sanitaria interregionale, pubblicato a febbraio 2025, l’isola ha accumulato un debito di oltre 129 milioni di euro per prestazioni sanitarie fornite ai suoi cittadini in altre regioni, a fronte di soli 33 milioni di crediti per pazienti provenienti da fuori.
A livello nazionale, la situazione della Sardegna è critica, ma non isolata. L’isola si colloca tra le regioni con il saldo negativo più elevato, insieme a Calabria, Campania, Sicilia e Puglia.
Questo significa che il numero di pazienti che lasciano la regione per ricevere cure è nettamente superiore a quelli che arrivano, sottraendo risorse al sistema sanitario regionale e aggravando la spesa pubblica.
Nel dettaglio, i servizi sanitari sardi hanno prodotto un saldo negativo di -96,3 milioni di euro, una cifra che indica chiaramente la difficoltà dell’isola nel trattenere i propri pazienti e nell’offrire cure specialistiche di livello adeguato.
Le cause principali della fuga dei pazienti dalla Sardegna sono legate a carenze strutturali, lunghe liste d’attesa e una rete ospedaliera spesso insufficiente per le esigenze della popolazione.
Tra i settori più critici si segnalano: i ricoveri ad alta complessità, molti pazienti sardi sono costretti a rivolgersi a strutture della Penisola per interventi chirurgici specialistici e cure oncologiche avanzate. Le prestazioni di specialistica ambulatoriale, la difficoltà di accesso a esami diagnostici tempestivi, come risonanze magnetiche e TAC, spinge numerosi pazienti a cercare soluzioni altrove e l'assistenza pediatrica e neonatale dove il trasferimento di neonati e bambini con patologie complesse verso strutture fuori regione è un fenomeno ricorrente.
L’attrattività delle regioni del Nord Italia, in particolare Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, continua a essere un fattore determinante nella migrazione sanitaria: queste regioni rappresentano le principali destinazioni dei pazienti sardi in cerca di cure.
Un altro dato rilevante emerso dal report GIMBE riguarda la crescente influenza della sanità privata accreditata. Più della metà delle cure ricevute fuori regione dai pazienti sardi avviene in strutture private, con un progressivo indebolimento del servizio pubblico. Questo fenomeno riflette un’offerta sanitaria regionale in difficoltà, incapace di soddisfare la domanda di cure della popolazione.
D’altra parte, l’aumento della mobilità sanitaria passiva rappresenta un costo economico e sociale elevato per le famiglie sarde: spese di viaggio, soggiorno e assenza dal lavoro diventano oneri pesanti per chi è costretto a spostarsi per curarsi.
Il dato sulla mobilità sanitaria evidenzia la necessità di un intervento strutturale per rafforzare il sistema sanitario regionale e limitare la fuga di pazienti.
L’autonomia differenziata, recentemente approvata dal Parlamento, rischia di accentuare ulteriormente il divario tra regioni forti e deboli dal punto di vista sanitario, lasciando la Sardegna in una posizione di svantaggio e aumentando la dipendenza da altre regioni per le cure essenziali.
Il fenomeno della mobilità sanitaria rappresenta una delle principali criticità del sistema sanitario sardo. Il saldo negativo di quasi 100 milioni di euro nel 2022 è il segnale di un sistema che fatica a trattenere i propri pazienti e a garantire un’offerta sanitaria adeguata.
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