Friday, 22 November 2024
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Pubblicato il 28 May 2024 alle 10:30
Questo pomeriggio si svolgerà la conferenza pubblica per il Piano Technital, ovvero il piano delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico del Comune di Olbia il cui progetto "definitivo" è stato consegnato allo Sva (Servizio Valutazioni Ambientali) a fine 2023. Dalla "prima" versione è passata parecchia acqua sotto i ponti, in senso letterale e metaforico: vediamo cosa è cambiato sotto il profilo dei costi.
Partiamo dal ricordare quali opere intende realizzare il Comune di Olbia in base allo studio compiuto dalla Technital e dal team guidato dall'ing. Simone Venturini. La soluzione che approda allo Sva è la cosiddetta Soluzione due ottimizzata B: è composta da tre scolmatori e da tre deviatori interni, più una serie di opere accessorie per lo più in ambito urbano.
Lo scolmatore principale è sul Seligheddu: è anche l'opera principale perché da sola risolve buona parte del problema, essendo questo canale/fiume il più pericoloso per la città. Gli altri due sono Abba Fritta-Cabu Abbas e San Nicola-Zozò.
Quanto costerà l'opera? Il primo costo che dobbiamo tenere a mente è quello di costruzione. La soluzione che è sottoposta all'iter burocratico che poi porterà alla realizzazione completa, ha un costo molto elevato: viene stimato in 251.500.000 euro, Iva compresa.
Al momento, sono disponibili 150 milioni di euro: sono i fondi che erano stati stanziati per la realizzazione del Piano Mancini.
Nel progetto sono stati calcolati tutti i costi di gestione dell'opera: dall'energia elettrica alla manutenzione straordinaria, passando per il personale e lo smaltimento dei sedimenti post-piena.
I consumi energetici dell'opera sono piuttosto trascurabili. A consumare elettricità sono le torri faro nelle opere di presa, gli organi elettromeccanici, i sensori di telecontrollo e i sistemi di videosorveglianza.
Posto che non c'è una piena ogni giorno dell'anno, la Technital stima un funzionamento di qualche ora all'anno per un totale di circa 100 Mwh. Totale? Circa 20.000 euro l'anno, più il costo dell'impegno di potenza di circa 6.000 euro. Quindi, in definitiva, costo medio annuo pari a 26.000 euro.
Nel documento si specifica che bisogna aggiungere i costi di controllo, supervisione, riparazione, sostituzione della componentistica delle attrezzature elettromeccaniche: bisogna aggiungere altri 25.000 euro.
Il piano analizza anche il costo del personale impiegato nella manutenzione e nella gestione dell'intera opera. Si legge nel documento: "Il personale di servizio destinato alla manutenzione e gestione delle opere avrà come compito principale quello di controllo ovvero di verifica della funzionalità di tutta la strumentazione e della presenza di sedimenti da rimuovere presso le opere di presa, di vegetazione da rimuovere, di rifiuti depositati presso le opere. Si tratta di un'attività che può essere svolta in 5 ore al mese per ciascuna delle opere, tale per cui le ore destinate a ciascuna delle opere in un anno sommano a 60".
Analoga attività di controllo è prevista per le opere di presa su Abba Fritta, Seligheddu, Pasana e Paule Longa, le quali sono direttamente collegate alla galleria. "Le ore destinate perciò a queste 4 opere di presa e relative gallerie ad esse collegate sono 252 all’anno, pari alla somma delle 60 ore annue destinate all'opera di presa specificatamente intesa e altre 192 ore (pari a 16 ore al mese per 12 mesi) da destinare alle gallerie".
In totale parliamo di 1.668 ore alle quali bisogna aggiungere quelle per la videosorveglianza presso il centro di supervisione e telecontrollo ricavato presso "la centrale della Polizia locale in zona Cipnes".
Il totale è di 83.400 euro, ma questa stima può essere abbassata in ragione del fatto che molte di queste attività di presidio sono già svolte dalla Protezione civile del Comune di Olbia, quindi il costo si abbassa a circa 50.000 euro.
Se fin qui abbiamo parlato dei costi "ordinari", molta attenzione bisogna prestare a quelli che saranno i costi di manutenzione straordina dei canali scolmatori. Sono lavori vitali per il funzionamento dell'opera, soprattutto dopo il passaggio di una piena. Il documento Analisi dei costi infatti specifica che le pareti degli scolmatori, soprattutto quelle in calcestrutto, possono subire abrasioni durante il trainsito delle portate di piena.
In via prudenziale (e diremmo anche giustamente), nell'analisi dei costi è stata considerata tutta la lunghezza delle gallerie, a prescindere dalla tipologia di parete.
Technital, basandosi anche su opere già esistenti, ipotizza una manutenzione straordinaria delle gallerie ogni 40 anni: la frequenza di funzionamento potrebbe essere più elevata (rispetto anche a opere molto simili come lo scolmatuore Adige Garda), ma in base al progetto la qualità costruttiva e tecnologica è maggiore.
Per quanto riguarda la manutenzione ordinaria, il team guidato dall'ing. Venturini stima un intervento annuale che potrebbe coinvolgere il 2,5% delle gallerie: sono ragionamenti cautelativi, ma utili. Non è detto che ogni anno ci sia necessità di una manutenzione ordinaria, ma prevederla è fondamentale per capire l'intero costo dell'opera (posto che un danno da alluvione ha ovviamente un "prezzo" molto più elevato).
A queste manutenzioni, va aggiunto lo sfalcio lungo le scarpate dei tratti dei canali a scielo aperto: un chilometro di lunghezza. Considerando la manutenzione ordinaria e straordinaria, il costo annuale stimato è in 171.737 euro.
Con queste opere, diminuiscono i costi di manutenzione dei canali urbani.
Capitolo a parte per la rimozione dei sedimenti che potrebbero formarsi in seguito a una piena. Le stime sono piuttosto basse poiché l'analisi sul campo fatta per il piano di manutenzione dei canali ha evidenziato "una sostanziale assenza di depositi in alveo che fanno ritenere che l'entità del trasporto solido nei canali urbani sia davvero piuttosto modesta. A titolo, però, prudenziale si considera in questo paragrafo l'entità della sedimentazione in alveo che si è sviluppata ed è stata rilevata lungo il riu Cabu Abbas e lungo il canale di guardia in zona Cipnes che in qualche modo rappresentano l'andamento del trasporto solido per i corsi d'acqua del versante più settentrionale dei bacini gravanti sulla città di Olbia".
Costo annuale stimato: 333.000 euro.
La domanda è ovviamente retorica: certo che convengono, sotto ogni punto di vista e a prescindere dalle soluzioni usate (purché i calcoli siano ovviamente corretti, in questo caso i calcoli sono essenzialmente quelli del Piano Mancini, cambia invece la soluzione tecnica).
Anche se è difficile stimare come evolverà l'estremizzazione del clima nei prossimi anni, sappiamo senza ombra di dubbio che gli eventi estremi non sono più "improbabili", ma fanno tristemente parte della nostra quotidianità anche quando non ci colpiscono direttamente.
Investire in adattamento e mitigazione è vitale per la sopravvivenza, anche se spesso ci si focalizza su aspetti francamente secondari come per esempio l'espansione urbana o il "diritto" a chiudere una veranda.
Nell'analisi dei costi, la Technital ha anche studiato quanto "costa" in termini umani ed economici un evento come Cleopatra: quasi 342 milioni di euro. Ogni alluvione scampata (per grazia divina o grazie alle opere di mitigazione) sono 342 milioni di euro "risparmiati".
Investire in mitigazione del rischio conviene sempre, se poi investissimo anche in rinverdimento e in "permeabilizzazione" del suolo urbano con soluzioni ad hoc andrebbe anche meglio (ma non lo stiamo facendo).
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