Wednesday, 16 April 2025
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Pubblicato il 14 April 2025 alle 17:00
Olbia. Dopo le "accuse" dell'associazione Plastic Free, Raffaele Bigi, presidente del Consorzio dei molluschicoltori, raggiunto da Olbia.it, risponde e rimanda al mittente le accuse.
"Innanzitutto - afferma Bigi - plaudiamo all'attività di volontariato e alle attività di pulizia che sono state svolte, anche noi siamo molto sensibili a questi temi e abbiamo svolto attività similari nel corso degli anni proprio perché siamo molto attenti e sensibili a questo tema ma, al contempo respingiamo le accuse che ci sono state mosse".
"Purtroppo le plastiche ci sono, ma non provengono direttamente dalle nostre attività e ci teniamo a ricordare che non si tratta di inquinamento dovuto soltanto alle retine, si trovano rifiuti di qualsiasi genere, oltre ai bidoncini e quanto indicato non mancano anche scaldabagni e batterie e tante altre cose".
Durante la pulizia, infatti, sono stati raccolti molti esemplari di retine e bidoni che vengono usati nell'allevamento delle cozze, ma il presidente Bigi vuole sottolineare che non sono i mitilicoltori ad abbandonare tutto questo nel mare.
Affrontando le accuse dirette Bigi, infatti, spiega: "per quanto ci riguarda, in merito all'inquinamento delle boe e delle reti queste sono le nostre precisazioni, le boe si staccano quando c'è vento considerando i loro costo, 200 euro a boa, noi cerchiamo di recuperarle sempre, addirittura capitano amici o conoscenti che ci mandano le foto, ci segnalano dove si trovano queste boe e noi andiamo a recuperarle".
"Non possiamo accettare l'affermazione che le retine siano foriere di microplastiche e tendano a inquinare l'ambiente perché queste retine sono di polietilene, durano anche 200 anni e non producono microplastiche, sicuramente il problema delle reticelle esiste ma non è nostra responsabilità, nel senso che raramente si staccano dai grappoli e noi le attività di pulitura le svolgiamo a terra, quindi non vengono disperse in mare".
Le retine che si trovano spiaggiate, spiega Bigi, sono frutto di attività illecite purtroppo diffuse. "Queste retine vengono mandate in discarica, ma il problema è legato ai furti, perché i ladri vanno nelle anse più buie e la zona di Cala Saccaia è una di queste. I ladri sgranano il prodotto e buttano lì le retine: per quanto possiamo avere guardiani e facciamo dei controlli, tra l'altro abbiamo fatto diverse denunce, ci troviamo sempre in questa situazione quindi non ci riteniamo responsabili diretti di queste accuse".
Bigi approfitta per segnalare che proprio venerdì c'è stato un convegno e la presentazione del progetto Life, in collaborazione con Legambiente, "si parla addirittura di riutilizzare queste retine che non verranno più portate in discarica ma dopo le opportune operazioni di pulizia ed essiccazione si provvederà a loro riutilizzo, proprio perché al momento non esistono materiali biodegradabili o compostabili".
"Il problema non è solo il nostro - concludere Bigi- è un problema che riguarda il mondo intero proprio perché non esistono al momento altri materiali, ma ci tengo a ribadire appunto che noi stiamo abbastanza attenti alle operazioni di distacco, che vengono effettuate proprio a terra onde evitare che le plastiche vengano sparpagliate in mare e giungano sulle coste creando un vero e proprio disastro, come accade per esempio nel mare Adriatico".
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