Monday, 25 November 2024
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Pubblicato il 01 April 2024 alle 20:00
Olbia. Lo stereotipo della donna sarda esclusivamente dedita alla cura della casa non trova sempre riscontro nelle cronache di Terranova/Olbia. Le nostre ricerche hanno individuato almeno due “grandi donne” decisamente fuori da questo schema. La prima – Anastasia – per aver esercitato un grande ruolo di potere economico-politico. La seconda – Marianna – per aver assecondato i propri sentimenti e aver messo in difficoltà nientemeno che il primo cittadino. Stiamo parlando della Terranova della seconda metà dell’Ottocento e non della Washington dei Clinton.
Di Anastasia Maria Bardanzellu sopravvive ancora un antico ritratto, fornitomi da mio cugino Achille: una stampa da una lastra al nitrato d’argento, risalente a circa il 1860-70. L’aspetto è quello di una principessa russa. La donna indossa un enorme vestito di costosa stoffa scura dal quale si intravede il solo volto e le mani, dalle dita inanellate. Il capo è avvolto in un enorme scialle, dal quale fuoriesce una sola ciocca di capelli. Ai suoi piedi (comunque non visibili) è accucciato un cane da compagnia.
Anastasia era figlia di Giuseppe Bardanzellu e Lucrezia Spano. Fu battezzata nella chiesa parrocchiale di San Paolo il 28 agosto 1820. Si sposò una prima volta a nemmeno diciotto anni (il 16 luglio 1838) con Tomaso Michele Puzzu, figlio di Pietro e Gavina Puzzu, e la seconda volta a trentuno anni (il 19 maggio 1851) con Francesco Mibelli, che fu Sindaco di Terranova tra il 1866 e il 1868.
Anche suo padre Giuseppe Bardanzellu, nato dal matrimonio di Anastasia Azara con la guardia reale Antonio Bardanzellu, già vedovo di Laura Scano, era stato sindaco di Terranova nel 1850. Tra il 1853 e il 1858 fu anche agente consolare dell’Impero francese. Prima di ottenere tali prestigiosi incarichi, Giuseppe Bardanzellu aveva avuto alcuni problemi con la giustizia, come evidenziato in un suo articolo da Roberto Mette, che ringraziamo.
Il 31 maggio 1839 Bardanzellu aveva subito un inatteso sequestro dei beni. Dal resoconto di ciò emerge quale fosse, allora, il suo già ingente patrimonio. Possedeva, dentro il popolato di Terranova, un corpo di case composto da due stanze ed un piccolo cortile, nonché una piccola stalla in località Su cantone; una tanca in regione Tannaule ed un’altra in località Baratta confinante con quella di Luigi e Gavino Puzzu; un podere chiuso in località Isciamariana, confinante con un altro chiuso di Tomaso Bardanzellu, figlio del suo fratellastro; tratti di terra aratoria nelle vidazzoni in località Aglintana, e Nanuri, Samora; un ovile in località Sa pedra tzocada, compreso il bestiame ivi pascolato; un ovile posto nella regione detta Corri-mozzu e un altro a Terrata, con terreni annessi; il diritto su un ovile sito in Campu majore, con metà delle bestie tenute in comunione; altre terre aratorie in altre vidazzoni, nei luoghi detti S’eligheddu, S’isticadu e Gulpalza.
Anche se del patrimonio citato sarebbe venuta in possesso soltanto di una parte, dovendolo dividere con altri cinque fratelli e sorelle sopravvissuti/e al padre (dei dodici figli da questi messi al mondo), Anastasia Maria, quindi, fu sin dalla nascita una delle donne più ricche della cittadina costiera gallurese.
Come una vera principessa, con il tempo Anastasia Maria poté inoltre beneficiare di altre risorse. Sull’Almanacco gallurese 2006-07 è stata pubblicata da Marina Sechi la sua denuncia di successione presentata nel 1858 relativamente a tutti i beni già di proprietà del suocero Pietro Puzzu, in quanto vedova dell’unico figlio superstite di quest’ultimo (il citato Tomaso Michele).
L’elenco dei beni immobili è ingente, concernendo in appezzamenti di terra per oltre 60 ettari; tre vigne comprendente circa 45.000 piante di vite; 22 case terrene situate nell’abitato di Terranova, due “fondachi” e un “palazzotto” [1]. Quest’ultimo era detto il “Palazzo del Barchile”, ed era composto da 9 stanze, due barchili, una cisterna ed un cortile. Ancora oggi troneggia sulla centrale Piazza Regina Margherita di Olbia. Sulla sua facciata è ancora posta la lapide che ne ricorda il suo primo proprietario, il suocero di Anastasia Maria, Pietro Puzzu e la di lui moglie Gavina Puzzu Manurrita.
Dal primo marito Anastasia ebbe Pietro, che sarà detto Babbai Pedrigheddu; dal secondo ebbe Felice (Felicino) e Maria Antonia. Babbai Pedrigheddu Puzzu sposerà, una dopo l’altra, le sorelle Giovanna Maria Minnia (10 marzo 1860) e Antonia Antonina Bardanzellu (28 luglio 1873), che erano sue cugine di secondo grado, sia in linea paterna che materna, essendo figlie del citato Tomaso Bardanzellu (cugino di Anastasia Maria) e Minnia Puzzu (cugina di Tomaso Michele).
Nel 1866 e per un biennio, Francesco Mibelli, di famiglia originaria dell’Isola d’Elba, e secondo marito di Anastasia ottenne la carica di Sindaco. Ma, forse, si trattò soltanto di un “principe consorte” di chi “di fatto” era la vera regina. Cioè la ricchissima Anastasia.
Come la contemporanea imperatrice Eugenia de Montijo nella Francia di Napoleone III, Anastasia Bardanzellu fu inoltre al centro della politica cittadina, anche dal punto di vista degli intrighi amorosi.
Infatti nel 1876, dieci anni dopo il secondo marito di Anastasia, salì sullo scranno della massima carica comunale Giovanni Maria Bardanzellu, nato nel 1836 da Tomaso (già citato cugino di Anastasia Maria) e Minnia Puzzu (cugina di Tomaso Michele, primo marito di Anastasia). Non crediamo, però, che tra quest’ultima e il cugino Tomaso corresse buon sangue, nonostante gli stretti rapporti di parentela, rafforzati con i succitati matrimoni tra familiari.
Il neoeletto Sindaco Giovanni Maria Bardanzellu aveva sposato il 22 settembre 1860 la bellissima Marianna Puzzu. Costei riproponeva la capacità seduttiva dell’omonima nonna, moglie di Giovanni Maria Puzzu e cognata di quel Pietro Puzzu di cui Anastasia Maria Bardanzellu aveva ereditato l’intero patrimonio. Francesco De Rosas, in “Tradizioni popolari di Gallura” riporta infatti che al momento dell’arresto del marito, Marianna Puzzu (la nonna) gli restò fortemente avvinghiata per impedire ad un brigadiere di compiere il proprio dovere. Alla fine dovette desistere ma ben presto quel militare cadde ucciso per vendetta.
Il matrimonio tra Marianna Puzzu (la nipote) e il sindaco Giovanni Maria Bardanzellu non ebbe fortuna. La coppia non ebbe figli. Inoltre, ben presto Marianna si innamorò ed andò a convivere con Felice Mibelli, figlio di secondo letto di Anastasia Maria Bardanzellu. Non sappiamo se in questo intrigo amoroso ci sia stato lo zampino di Anastasia Maria Bardanzellu e probabilmente non lo sapremo mai. Ma ci piace immaginarla come una donna misteriosa capace di orientare situazioni e vicende complesse nella Terranova di fine Ottocento.
Marianna, in ogni caso, seguì con coraggio e determinazione i propri sentimenti, senza badare alle reazioni che poteva suscitare nella tanto “timorata” cittadinanza. Con il suo nuovo compagno ebbe la gioia di tre figli proprio nel periodo in cui Giovanni Maria Bardanzellu rivestiva la carica di Sindaco (1876-1880). Ciò non dovette fare particolarmente piacere al primo cittadino. Infatti ai fini dell’acquisizione della denuncia di nascita dei neonati preferì farsi sempre sostituire come ufficiale di stato civile da un Assessore appositamente da lui delegato. Per la “piccola” Terranova dovette trattarsi di un vero scandalo. Giovanni Maria Bardanzellu non si ripresentò alle successive elezioni.
[1] Marina Sechi Nuvole, L’inventario del bandito del popolo, in: Almanacco gallurese 2006-07, Gelsomino Editore, Sassari, pagg. 98-99.
In foto: 1. Anastasia Maria Bardanzellu, nata a Terranova Pausania nel 1820, in una foto del 1865 circa. Vedova di Tomaso Michele Puzzu (sposato nel 1838) e moglie del Sindaco Francesco Mibelli (sposato nel 1851), ereditò tutti i beni di proprietà del suocero.
2. Epigrafe tuttora esistente sul cosiddetto “Palazzo del Barchile” in Piazza Regina Margherta: Hoc opus fecit Petrus Puzzu et uxor eius Gavina Puzzu Manurritta.
3. Marianna Puzzu.
4. Piazza Regina Margherita in una foto recente.
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