Friday, 22 November 2024
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Pubblicato il 04 February 2024 alle 06:00
Olbia. Quando in Gallura si parla di cultura non si può fare a meno di menzionare Paola Mancini, l'archeologa che a Loiri Porto San Paolo ha ricevuto il Premio Tematico “Cultura" nell'estate del 2023, conferito dall'Amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Lai a "coloro che si sono distinti nel campo della cultura, dell'arte o della scienza, con opere o iniziative di rilievo per il territorio".
Paola Mancini appartiene a una delle famiglie più antiche del comune gallurese, originaria di Trudda è un’archeologa specializzata che svolge la libera professione fin dal 2000, anno in cui si è laureata in Lettere classiche con una tesi in preistoria della Gallura, specializzandosi in archeologia a Firenze nel 2004. Tra studi e ricerche da allora l’archeologa Mancini non si è mai fermata collaborando con numerosi enti pubblici ed imprese dirigendo con competenza e professionalità scavi archeologici in diversi comuni della Sardegna (leggi qui, qui, e qui alcuni esempi) dedicando tutta se stessa alla valorizzazione dei rispettivi territori non solo attraverso la pubblicazione di libri scientifici, ma anche attraverso il recupero delle tradizioni più autentiche e la divulgazione dei suoi studi in numerose conferenze e convegni.
L’abbiamo raggiunta durante una breve pausa di una delle sue intense giornate di lavoro. Al momento sta seguendo un cantiere di Olbia, il comune dove vive da circa 13 anni. Quest’ultima felice residenza non le ha impedito di frequentare quasi giornalmente Loiri Porto San Paolo alla quale è profondamente legata. Ci accoglie con un sorriso, vestita da operaia, gli occhi brillanti e intelligenti sono protetti da originali occhiali blu e i suoi capelli ricci e scuri le incorniciano il viso. Paola non si lascia intimidire dal lavoro duro, dalla polvere, la pioggia o la canicola, né dalla solitudine: lei ama dedicarsi ai suoi studi o agli scavi archeologici con innato rigore ed è sempre una fonte di arguta saggezza e simpatia. Le abbiamo chiesto innanzitutto di raccontarci alcuni avvenimenti importanti che hanno caratterizzato il suo 2023 appena trascorso.
Un anno sicuramente impegnativo che, tra nuovi cantieri archeologici, ricerche e studi, è stato anche un lungo tempo ricco di emozioni e soddisfazioni. Tra queste ultime rientra sicuramente l’importante volume da lei curato “Sulle strade d’Ogliastra. Il complesso tardoantico e altomedievale di Fusti ‘e Carca a Tertenia” edito da Taphros (2023) e presentato lo scorso maggio nella sala Sardegna del Salone del libro di Torino (qui il video)
Si legge nel volume che lo “scavo di emergenza” del sito archeologico, rinvenuto nel corso dei lavori di realizzazione della Nuova Statale 125, Tronco Tertenia San Priamo, è stato il frutto di un grande lavoro di squadra. Potresti raccontare ai nostri lettori cosa ha significato per te lavorare e coordinare questo importante progetto?
“È stata una fatica immane, durata oltre cinque anni, sia per la tipologia dei lavori, uno scavo molto esteso e complesso in un contesto delicato con stringenti tempistiche da rispettare per la costruzione dell’opera pubblica, sia per la mia formazione da archeologo preistoricista alle prese con un sito di età storica di grande rilevanza. È stato però anche motivo di grande crescita professionale e umana con la soddisfazione per essere riusciti a fare uno scavo e un restauro integrale rispettando i tempi e le modalità dell'intervento pubblico in atto. In meno di dodici mesi dalla conclusione delle attività di scavo abbiamo restaurato, analizzato e studiato i reperti e pubblicato il volume offrendo una testimonianza significativa del nostro lavoro e della nostra passione. Hanno contribuito in modo fondamentale la sinergia perfetta con e tra gli enti (Soprintendenza e Anas) e l’impresa De Sanctis Costruzioni e la grande autonomia che da loro mi è stata concessa nel coordinare e scegliere la mia meravigliosa squadra di lavoro; ci siamo sentiti una grande famiglia, ognuno con i suoi compiti ben chiari e il suo rigore metodologico, pur essendo consapevole di essere stata una rompiscatole costante durante tutto il percorso. E non è finita qui, ora ci aspetta la mostra dei reperti sempre con il supporto della squadra e di Dario Maiore della Taphros che per mesi e mesi ha lavorato con me, sino a ore improponibili, al volume andando oltre l’aspetto meramente professionale".
Paola Mancini è tuttora impegnata, assieme a Roberta Lacana, di professione medico ma anche studiosa appassionata di tradizioni locali, in un lavoro di indagine storica utile ad una nuova e migliore ricostruzione del Costume di Loiri Porto San Paolo a partire da alcuni interessanti ed originali indumenti femminili, di proprietà della sua famiglia, rinvenuti durante i lavori di restauro di un antico stazzo a Trudda. Un rigoroso studio di ricerca delle fonti che ha coinvolto non solo gli anziani e le famiglie storiche del territorio di Loiri Porto San Paolo, ma anche associazioni culturali, sarte, ricamatrici, modelle, ed infine l’intera comunità. Il costume ritrovato è stato presentato il 25 agosto dello scorso anno durante il Consiglio Comunale in seduta aperta alla cittadinanza. (qui l’articolo). Abbiamo chiesto a Paola di raccontarci le emozioni che ha provato subito dopo la scoperta della importante gonna verde, che in qualche modo riscrive la storia del costume di Loiri Porto San Paolo, e quali saranno i prossimi passi del lavoro della sua valorizzazione.
“In realtà ho visto e indossato la gonna verde con la balza riccamente ricamata per la prima volta a 13 anni, perché era in possesso di mia zia Maria. Quest’ultima l’aveva avuta da sua nonna Maria Asara Quaglioni che l’aveva ereditata a sua volta dalla zia paterna Paola. Rimasi molto colpita da quella lunga gonna color verde muschio, ma da allora non ne seppi più nulla. Dopo la Laurea, spinta da una frase infelice di un tizio del luogo che disse “Noi non abbiamo storia, mica abbiamo Barumini” ho cominciato, punta nell’amor proprio, a interessarmi della storia e delle tradizioni di Loiri Porto San Paolo, e delle famiglie che la abitano. Tra queste la famiglia Asara Quaglioni, quella di mia bisnonna Maria, colpita nell’Ottocento da una faida che sterminò quasi del tutto un ramo della parentela. Mai avrei potuto immaginare che tra quest’ultima ci fosse anche la proprietaria della gonna verde che per giunta si chiamava come me. Era proprio lei la Paola di cui conservo ancora il suo prezioso rosario e due anelli".
Questa coincidenza mi ha spinto a conoscere meglio la storia di Paola, cercare altri indizi utili alla ricostruzione di quell’abito che oggi è stato finalmente preservato e valorizzato. Nel 2022 ecco la nuova sorpresa durante la ristrutturazione di uno stazzo appena ereditato: mentre io e il caro amico Alessandro Sechi stavamo perlustrando una stanza dal sottotetto ci è letteralmente caduta in testa una vecchia scatola. Quando l’abbiamo aperta è apparso ben ripiegato un vecchio giacchino rosso scarlatto, una particolare cintura e un pezzo di stoffa con fili d’oro. Abbiamo chiamato Roberta che è subito impazzita di gioia: avevamo ricostruito l’antico abito gallurese descritto nelle fonti che lei stava studiando. L’abito di Paola. Non sono molto suggestionabile ma mi piace pensare che Paola abbia veramente voluto che un’altra Paola della sua famiglia, un pochino folle e determinata come lei, ereditasse ciò a cui lei teneva enormemente. È stato come ricomporre un puzzle tassello dopo tassello. Un po’ come succede quando si ricompone un vaso dopo aver ritrovato e raccolto i suoi cocci sparsi nel terreno.
E da quel ritrovamento non ci siamo più fermati, stiamo recuperando dati e storie ma anche preziosi documenti custoditi gelosamente dalle famiglie come, per esempio, alcuni bellissimi stendardi ritrovati nei giorni scorsi da Massimo Giagheddu anche lui figlio degli stazzi che videro le gesta della faida… ma questa è un’altra splendida storia che vi racconteremo a breve. È importante risvegliare e custodire la memoria”.
Il costume tradizionale ritrovato è un pezzo unico. Constatato che il tessuto e i ricami si erano molto infragiliti, si è deciso di farne una copia identica con l’aiuto di abili sarte e ricamatrici. Il risultato ottenuto è stato senz’altro sorprendente dimostrando vieppiù l’importanza della collaborazione tra diverse professionalità per raggiungere uno stesso obiettivo, anche quando si tratta di “risvegliare e custodire la memoria” delle tradizioni di un territorio affascinante come quello di Loiri Porto San Paolo.
Un felice esempio di “squadra” che si è ripetuto fin dalla nascita nel 2015 della La Compagnia dei Sentieri, un folto gruppo di amici guidati da Paola lungo i sentieri “Lu Caminu di Li Falchi” e “Romeo e Giulietta di Paulesa”da lei studiati che danno vita a originali rappresentazioni teatrali in cammino per far conoscere i luoghi e le persone che li hanno abitati.
L’archeologa Paola Mancini, autrice del volume "Loiri Porto San Paolo. Le origini", pubblicato da Taphros nel 2011, è anche Guida Turistica regionale. Alla luce del grande successo di questi particolari progetti di valorizzazione della storia e delle tradizioni di Loiri Porto San Paolo, che hanno visto la collaborazione di numerose persone, le abbiamo chiesto qual è secondo lei il segreto per “fare squadra”.
"In primo luogo il rispetto dell’altro, dei ruoli, delle competenze, del lavoro e della dignità di ciascuno perché ognuno deve “firmare” il suo. Non c’è niente di più bello della condivisione quando è nutrita dalla consapevolezza che da soli non andiamo da nessuna parte e che siccome siamo essere “finiti” è normale avere bisogno del supporto e della collaborazione di altri, ma sempre dandone evidenza, mai appropriandosi del frutto altrui".
Lo scorso anno l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Lai ha istituito per la prima volta il Premio Comune di Loiri Porto San Paolo "Sotto le stelle" attribuendo all'archeologa Paola Mancini l'importante riconoscimento "per aver contribuito, con i suoi studi e la sua attività professionale, a dare prestigio e lustro al Comune di Loiri Porto San Paolo. A titolo esemplificativo possiamo citare: la scrittura del libro Loiri Porto San Paolo, le origini. Il rinvenimento nel nostro territorio di beni storici; l'impegno nel valorizzare angoli nascosti e incontaminati del Comune mediante l'individuazione di sentieni storici nel territorio; la pubblicazione del libro Gallura orientale preistoria e protostoria in cui ha ricostruito le origini del nostro territorio; la presentazione e la cura, al salone del libro di Torino, di un saggio sull'archeologia. Alla dottoressa Mancini va riconosciuto il merito di aver contribuito significativamente alla diffusione della conoscenza storico-identitaria del nostro territorio". La premiazione è avvenuta il 4 agosto, le abbiamo domandato cosa ha provato quando le è stato conferito il premio Cultura e quali devono essere secondo lei gli ingredienti per fare Cultura.
"Mi sono sentita inadeguata e immeritevole perché un premio alla Cultura per chi come me vive di Cultura porta con sé una domanda: ho fatto e farò abbastanza per meritarlo? Sono rimasta profondamente stupita e grata per la scelta dell’amministrazione comunale e della giuria di attribuire un premio alla Cultura in questi tempi in cui la Cultura, quella seria, è fortemente bistrattata, ridotta a una parola vuota e ancor più per averlo conferito a me, un archeologo poco social e molto austero, anzi a volte proprio inflessibile. Vivo questo riconoscimento come un punto di partenza e non di arrivo: dobbiamo proseguire nella ricerca, nella condivisione, nel percorso di scoperta delle radici di questo Comune con assoluto rispetto della veridicità storica e culturale. Fare Cultura non è solo leggere, studiare, documentarsi ma è un metodo di vita perché è la strada verso la consapevolezza e dunque verso la libertà".
Ringraziando Paola Mancini per questa intervista le chiediamo alcune anticipazioni per questo 2024 appena cominciato.
"Il 2024 mi vede impegnata in tanti lavori di archeologia preventiva da nord a sud della Sardegna, in allestimenti di parchi archeologici, di mostre, in studi e ricerche varie, finalmente anche a casa, dopo tanti anni di lontananza, con diversi incarichi a Olbia in progetti molto belli di cui spero potremo parlare a breve. Proseguono le mie attività nella redazione dei Piani Urbanistici e, dopo averne concluso una decina tra cui anche Olbia e Loiri, mi sto dedicando ai bellissimi territori di Viddalba e Ploaghe. A seguire il restauro delle ceramiche e la pubblicazione dello scavo della tomba di giganti di Buddusò ma anche il secondo volume sul meraviglioso patrimonio di Alà dei Sardi e la mostra sui reperti di Fusti ‘e Carca. E tanti altri progetti di cui spero potremo raccontare più in là... La libera professione è bella proprio perché dinamica, non sai mai quale nuovo progetto ti potrà essere proposto e quali nuove strade di ricerca si possano aprire...".
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