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Bianca, Cronaca

Olbia, nuovo numero della Rubrica “Pillole di benessere e crescita personale”

“Come dialogare in modo efficace con i figli”. Il consiglio dell’esperta Michelle Oetterli

Olbia, nuovo numero della Rubrica “Pillole di benessere e crescita personale”
Olbia, nuovo numero della Rubrica “Pillole di benessere e crescita personale”
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 30 March 2025 alle 10:27

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Olbia. Cari lettori, ancora una volta, data l’importanza e l’attualità del tema e le varie sfide che comporta l’essere genitori, vogliamo concentrarci sul futuro dell’umanità: i bambini. In questo arduo compito ci guiderà Michelle Oetterli, coach olistica e fondatrice ad Olbia della MAGICAL DOTS jr, la scuola di emozioni per bambini (e non solo) più originale del territorio.

Riconoscere e gestire i propri stati d’animo, si sa, non è semplice perché siamo tutti figli di un’epoca che non ce lo ha insegnato. Ma imparare a comunicare emozioni e sentimenti è di fondamentale importanza se si vogliono creare relazioni sane ed appaganti e prevenire - o risolvere - dinamiche familiari disfunzionali. Il dialogo, quindi, diventa uno strumento imprescindibile per crescere bambini felici e sereni, ma occorre imparare a dialogare nel modo corretto. Spesso, presi dalla frenesia della vita, dallo stress del lavoro e dai tanti impegni familiari, i genitori possono ritrovarsi stremati e finire per trascurare la comunicazione con i propri figli con risultati nefasti. Ecco alcuni consigli per promuovere dialoghi costruttivi all’interno della famiglia.

“Possiamo porre ai nostri figli domande come: COSA MI PIACE DELL’ESSERE BAMBINO/A?, COSA NON MI PIACE DEL MONDO DEGLI ADULTI?, CHE ADULTO/A VOGLIO DIVENTARE? – propone Michelle e spiega – Io, ho fatto queste domande ai miei “alunni” e le risposte sono state davvero sorprendenti. Ho scoperto che la maggior parte di loro apprezza il poter essere libero e divertirsi giocando, protetto dai genitori che instancabilmente si prendono cura di loro, ma che rimproverano agli adulti comportamenti che non fanno bene alla salute (come fumare) o non educativi (come dire le parolacce, litigare e nascondere le proprie emozioni), nonché il trascurarli perché sempre indaffarati, o il preferire lo stare davanti ad uno schermo piuttosto che giocare insieme a loro.

Alla domanda “Che adulti volete diventare?” le risposte più gettonate sono state: “felice, bravo, empatico, comprensivo, giocoso e sorridente”. Come genitori ed educatori abbiamo una grande responsabilità in questo senso, nel guidare i bambini e i ragazzi per raggiungere questo tipo di realizzazione nella vita adulta. Dipende da noi creare un presente e un futuro migliori, dando ai bambini più attenzioni e comunicando con loro.

 Abbiamo inoltre la responsabilità, per quanto difficile, di dare l’esempio, ricordandoci che siamo lo specchio dei piccoli perché loro imitano quello che vedono a casa e a scuola. Guardano come noi affrontiamo le sfide giornaliere. Il mio consiglio per i genitori è quello di tornare a casa lasciando fuori le difficoltà della giornata e i problemi del lavoro perché la casa è il luogo dove rigenerarsi e ricaricarsi di energia. E qualora questo non fosse possibile, spiegare ai figli che si è stanchi e nervosi non per colpa loro, ma che si ha necessità di un po’ di tempo per riprendersi prima di dedicare loro le attenzioni che meritano. È indispensabile imparare a comunicare in questo modo gentile e assertivo, rispettando spazi, tempi e bisogni di tutti i componenti della famiglia. Nessun bambino, infatti, è cattivo e si sveglia la mattina dicendo “è la giornata perfetta per distruggere mamma e papà!”, semplicemente va avanti nella vita per imitazione.

Per ogni atteggiamento o comportamento negativo che osserviamo nei nostri figli dovremmo indagare nel migliore dei modi, innanzitutto chiedendoci se per caso lo hanno imparato da noi. Non si nasce genitori ma dobbiamo cercare di limitare i danni provando a fare del nostro meglio, magari smettendo di pretendere da loro che facciano qualcosa che noi per primi non siamo ancora riusciti a fare. Si tratta di onestà nei confronti di noi stessi e dei nostri figli.  Il mio invito è quello di interrogarci continuamente e di fare autoriflessione. Dovremmo chiederci periodicamente: “Stiamo facendo bene? Le reazioni sregolate dei nostri figli in momenti di rabbia o tristezza sono state apprese a casa? Io come mi comporto in situazioni simili? Perché mi succede?”. È molto utile anche affrontare questi discorsi in famiglia e trovare tutti insieme delle soluzioni. Un esempio? Chiedere ai figli: “Papà dice molte parolacce? Mamma è sempre al telefono? Cosa possiamo fare per rendere migliore la nostra convivenza?”. È possibile infatti attuare, in base all’età dei bambini, una sorta di riunione familiare come se fosse un gioco e stabilire insieme regole e ruoli, magari suggellando l’accordo finale con un rimando concreto visibile (per esempio una tabella o delle sagome rappresentati i membri della famiglia da appendere in casa. Il cervello funziona infatti per immagini e la visualizzazione si è dimostrata in questo senso molto efficace. E poiché tutto ciò che è legato alla sperimentazione empirica dei 5 sensi resta in memoria e crea sinapsi neurali, l’apprendimento e il consolidamento di abitudini positive hanno bisogno di cose concrete.

Per lavorare con il bambino sulle diverse tematiche, avere qualcosa di concreto da realizzare o associare aiuta nell’elaborazione. In sostanza si tratterebbe di applicare la strategia di “un oggetto per ricordare a o di…”). Quando si riscontrano difficoltà nei e con i bambini, invece di imporre regole con autoritarismo o punizioni, è possibile coinvolgerli in prima persona responsabilizzandoli, per esempio con domande come: “Di cosa avete bisogno? Quale soluzione possiamo trovare?”. Potremmo sorprenderci di quanto in fretta potrebbe cambiare la situazione risolvendosi in maniera pacifica e con meno stress per tutti!”.