Thursday, 26 December 2024
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Pubblicato il 13 May 2021 alle 06:00
Olbia. Un tesoro inestimabile: questo è lo sport, inteso come pratica sportiva e pratica sociale. La pandemia generata dal virus Sars-Cov-2, per quasi un anno e mezzo, ha bloccato (in modo più o meno blando) tutte le attività sportive: a pagare il prezzo più alto sono stati i giovani e i giovanissimi, quell'esercito di piccoli sportivi e piccole sportive che non sono ancora professionisti nel vero senso della parola, ma che dallo sport traggono insegnamenti, salute e obiettivi. In queste settimane, con il ritorno della zona arancione, molti sport – non tutti purtroppo – hanno ripreso a respirare e tra questi vi è anche il rugby. A Olbia, il campo di Tanca Ludos è tornato ad essere un luogo di incontro e vita, in tutta sicurezza: rispetto assoluto delle norme anti-covid nazionali e federali, tampone negativo per l'ingresso in campo, distanziamento e movimento all'aria aperta. “In zona arancione facciamo tutti il tampone e giochiamo sempre in sicurezza – spiega Tino Paoletti, coach della Olbia Rugby della C1 –. Nella top ten abbiamo visto che si può fare un campionato praticamente senza contagi”. L'allenatore Paoletti, un vero veterano del rugby con alle spalle una carriera internazionale di livello (Francia, Inghilterra, Italia in lungo e in largo) e presenze in nazionale, scalpita come i suoi ragazzi e le sue ragazze: a bordo campo osserva gli allenamenti e dà, se serve, consigli. La voglia di giocare è tanta: la prossima settimana esce il calendario e tutti vogliono scendere in campo. Si è detto che lo sport è salute soprattutto per i giovani e lo è ancor di più quando parliamo di uno sport che ha conservato, più di altri, i suoi valori dentro e fuori dal campo. “Stiamo parlando di ragazzi fermi da un anno – spiega l'allenatore della Olbia Rugby –. Dobbiamo ritornare su tutte le situazioni di contatto e di gioco. Nelle prime partite faremo un rugby più leggero con sostituzioni illimitate, cambi volanti. Per uno sportivo la paghetta è la partita. I nostri ragazzi sono tornati un po’ appesantiti, ma sono euforici e non vedono l’ora, scalpitano. Non hanno dubbi o timori, 'sbavano' per giocare. La chiusura degli sport per così tanto tempo è stata dura. È un anno di sport che questi giovani non avranno mai indietro”. A livello sportivo, l'Olbia Rugby è una società che si va valere sia per il movimento che riesce a generare, sia per la qualità dei suoi atleti. I problemi, però, rimangono e sono strutturali: se qualcosa si sta muovendo per mettere a norma il campo da gioco (il progetto è stato da poco approvato dal Comune di Olbia e presto verrà fatta la gara per il paternariato pubblico-privato), difficile rimane il confronto con il resto del mondo. Coach Paoletti ha girato mezzo mondo, ha avuto modo di confrontarsi con scuole diverse e il problema, rispetto alla nostra Italia, è sempre il solito: “L'Italia è una nazione calciofila”. Senza nulla togliere al gioco del calcio, questo significa che tutti gli altri sport diventano “minori”: hanno meno risorse per gli impianti sportivi e meno bambini tra i quali “pescare” i futuri atleti professionisti. Nonostante le difficoltà, però, l'Italia è cresciuta molto e lo stesso è avvenuto in Sardegna. Certo, i numeri non sono quelli della Francia o dell'Inghilterra, ma siamo certi che il rugby – se la pandemia non ci rinchiuderà in eterno – crescerà ancora, e tanto, proprio grazie a realtà come le gloriose api olbiesi.
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