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Olbia, gestire rabbia e paura: l'incontro Mindfulness alla Porziuncola

Don Mirko Barone: "Spero che questo percorso possa portare i partecipanti a migliorare la propria vita"

Olbia, gestire rabbia e paura: l'incontro Mindfulness alla Porziuncola
Olbia, gestire rabbia e paura: l'incontro Mindfulness alla Porziuncola
Ilaria Del Giudice

Pubblicato il 25 April 2025 alle 11:00

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Olbia. Presso la Comunità Diocesana La Porziuncola da mesi si tengno periodicamente corsi gratuiti di formazione all'insegna del benessere e della crescita personale che ruotano attorno alla Mindfulness. Don Mirko Barone, direttore della Comunità e istruttore certificato per insegnare questa disciplina, ha deciso di mettere a disposizione le sue competenze per tutti colore che desiderano trarre beneficio da questa pratica.

Diverse le tematiche affrontare durante gli ultimi mesi, alcune delle quali anche alla presenza di professionisti qualificati come la neuropsichiatra Angelica Lamberti. L'ultimo incontro, dal titolo "Mindfulness: la rabbia e la paura. Una nuova avventura per gestire spiacevoli emozioni" si è svolto la scorsa settimana con una doppia turnazione (mattina e pomeriggio). "E' la compassione a salvarci dalla chiusura in noi stessi e a portarci a capire profondamente la realtà" ha esordito don Mirko. Centro della Mindfulness è infatti l'accettazione incondizionata della realtà e del vissuto mentale ed emotivo così come sono. Durante l'incontro, le emozioni della rabbia e della paura hanno fatto da protagoniste. Scopo del corso, quello di fornire strumenti pratici per gestirle e trascenderle.

"La rabbia aumenta la frequenza cardiaca, in quanto scatena il rilascio di ormoni come l'adrenalina. Ogni volta che ci arrabbiamo creiamo dei danni permanenti nel nostro corpo. Lo sfogo non porta a nulla, anzi. La paura, invece, quando è generalizzata, diventa patologica: ci ritroviamo ad aver paura della paura, di qualcosa che non siamo in grado di definire - ha spiegato don Mirko, per poi prosegure - Abbiamo due menti: quella razionale (caratterizzata da consapevolezza, riflessione, ponderatezza nella valutazione e nella risposta) e quella emotiva (caratterizzata da potenza, impulsività, illogicità). Bisognerebbe mettere in sintonia queste due menti, trovare un equilibrio affinchè non predomini il giudizio. Il giudizio, infatti, può portarci a prendere decisioni a volte sbagliate in quanto dettate dalla fretta, e anche a condannare in situazioni di innocenza. Nel cervello ci sono diverse aree adibite all'interpretazione, alla catalogazione e alla gestione delle emozioni. Tuttavia, a volte capita che, per circostanze d'emergenza (o anche più semplicemente che richiamano alla memoria una situazione di pericolo per analogia) queste aree vengano baipassate e l'individuo si ritrovi a "re-agire" in modo automatico e del tutto irrazionale, compiendo gesti non dettati da una volontà decisionale cosicente. E' il caso dell'attivazione del sistema innato di sopravvivenza che prevede congelamento, attacco o fuga. Lo stato d'emergenza può attivarsi anche se solo alcuni degli elementi della situazione presente ricordano vagamente un'esperienza traumatica passata. In sostanza, un ricordo o una memoria rimasta latente e apparentemente rimossa, potrebbe riaccende una paura mai superata anche quando non si è in reale pericolo.

Gestire le emozioni non significa sopprimerle. Noi non possiamo decidere se un'emozione è buona o cattiva. Molte di queste emozoni arrivano in modo automatico, senza passare per la ragione. A volte nascono dal profondo. Cosa possiamo fare in questi casi? Accoglierle così come sono. In campo emotivo non esiste giusto o sbagliato e solo dall'accettazione incondizionata possono trovarsi delle soluzioni. Inoltre, c'è da tener presente che, più si dà spazio e importanza ai pensieri invasivi negativi, alle paure, alla rabbia, più queste emozioni crescono e prendono il sopravvento. Al contrario, meno diamo loro importanza, più queste si dissolvono in maniera spontanea e naturale. A volte, la cosa più emotivamente intelligente da fare è stare in silenzio. Anche se non possiamo fuggire i nostri stati d'animo o decidere come e quando provare un'emozione, possiamo imparare a gestire tutto ciò, a trattare le emozioni quali l'ansia, la collera, la tristezza, la paura, indirizzandole in senso produttivo. Abbiamo solo bisogno di guardarle come le guarderebbe un osservatore esterno e in questo, la Mindfulness può farci da maestra.

La rabbia ci porta a consumare il rapporto con gli altri e con noi stessi perchè a volte è prolungata e può durare persino anni, con l'effetto di tenere il cervello emozionale in uno stato di particolare agitazione. Questa emozione può ispirare e facilitare l'aggressività persistente. Lo stress crea infatti uno stato generale di attivazione, abbassando la capacità di disinnescarla. Che fare? Un consiglio utile può essere quello di evitare di soffermarsi su pensieri che la alimentano mettendoli in discussione. Se per esempio la rabbia è nata da una discussione, è possibile analizzare quella discussione chiedendosi cosa può essere sfuggito e se si può aver capito male o frainteso l'intenzione dell'altro. Questo aiuta a non incorrere in una escalation che può portare alla furia. Un altra strategia potrebbe essere quella di tentare di raffreddarsi, in un ambiente nel quale ci siano scarse probabilità di imbattersi in altri fattori stimolanti per l'ira. Le distrazioni, ancora, aiutano a calmarsi. Dare libero sfogo alla rabbia, contrariamente a quanto si crede, è uno dei modi peggiori per estinguerla. Non fa altro che alimentarla. Invece uscire, fare una passeggiata, non rimuginare, concentrarsi sul respiro consapevole sono comportamenti che possono fare la differenza per una buona gestione della collera in quanto aiutano a pacificare la mente, distaccarsi a livello emotivo dalla situazione e ridimensionarla.

Se la funzione della rabbia è quella di proteggerci insegnandoci a mettere dei sani confini per rispettare il nostro spazio e tutelare i nostri diritti, anche paura e ansia, quando non diventano generalizzate e quindi patologiche in quanto invalidanti, possono essere delle bussole in grado di guidarci e dei salvavita capaci di consigliarci saggiamente. Solo quando la mente è stracarica andiamo in panico perchè si crea un sovraccarico difficile da gestire. Chi fa pensieri come "E se impazzissi? Se facessi cose inimmaginabili?" generalmente vive  l'ansia in maniera importante. La verità, tuttavia, è che siamo noi a filtrare la realtà. L'ansia non è qualcosa di terribile, ma un'emozione utile per modulare la risposta agli stimoli estrni. Ci aiuta infatti ad ingranare, a carburare, a dare di più, a concentrarci maggiormente e ad affrontare con il giusto sprint le varie sfide della vita. E' considerata patologica solo quando inappropriata per entità e durata nel tempo rispetto al motivo. Quando diventa pervasiva e provoca eccessivo disagio, compromettendo la quotidianeità. Quando diventa invalidante va trattata a livello medico e la Mindfulness, comunque, in ogni caso, può essere un valido alleato per gestirla".