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Pubblicato il 08 August 2021 alle 20:00
Olbia. “Taci! Esci da lui! Gli esorcismi nel vangelo di Marco” (Sugarco edizioni) è il titolo del volume freschissimo di stampa firmato da don Gianni Sini, parroco della chiesa di Nostra Signora de La Salette di Olbia e da trent’anni esorcista della diocesi di Tempio Ampurias, autore di molti libri sull’argomento e personaggio noto a livello nazionale. A presentarlo davanti ad un attento pubblico che ha sfidato un caldo veramente…infernale è stato lo stesso autore nello spazio esterno della Casa dei Missionari della Consolata di Via Venafiorita, mercoledì 28 luglio. L’incontro, iniziato alle ore 19, è stato introdotto da padre Gian Franco Zintu, superiore dei missionari della Consolata di Olbia, che ha testimoniato la sua esperienza diretta su alcuni casi di esorcismi in Africa (Congo). Don Sini ha dedicato il suo libro al compianto padre Danilo Scomparin missionario della Consolata originario di Silea (TV), vissuto ad Olbia molti anni, prematuramente scomparso meno di un anno fa, e con il quale aveva inizialmente pensato ed elaborato il lavoro. Secondo il progetto comune, l’esorcista si sarebbe dovuto occupare dell’ambito pastorale, il missionario di quello teologico, ma “non avrei mai immaginato che il mio compagno di lavoro potesse lasciarci in un tempo così breve” ha scritto Don Gianni Sini nella dedica del libro, il cui ricavato della vendita andrà a favore delle Missioni della Consolata nel mondo. Il suo intervento è stata piuttosto una lunga quanto interessante catechesi di cinquanta minuti. Il Vangelo di San Marco, il più breve dei quattro, è quello dove maggiore è il numero di testimonianze di esorcismi compiuti da Gesù Cristo, che fin dall’esordio della sua attività pubblica deve affrontare l’Avversario nella solitudine del deserto, e lo vincerà con l’uso della Parola. “Noi esorcisti” ha spiegato don Gianni “usiamo il Rituale ufficiale dalla Chiesa Cattolica; si nota tuttavia che gli evangelisti riferiscono di formule sempre diverse usate da Gesù per ogni specifico esorcismo”. Don Sini insiste sulla necessaria collaborazione tra esorcisti e specialisti medici, particolarmente psichiatri, al fine della corretta diagnosi di talune manifestazioni che appaiono con sintomi di patologie naturali. Quando tuttavia l’azione del maligno si palesa più eclatante e clamorosa restano pochi dubbi. Sono i casi di possessione, in cui la vittima –che in quel momento ha smarrito la capacità di intendere e volere – manifesta una forza fisica disumana, incomprensibile (sansonismo); mostra inspiegabili capacità di conoscere aspetti del presente e del futuro, cose occulte e lontane; parla in modo perfetto lingue a lui ignote come il greco antico, il latino, l’aramaico, l’ebraico biblico ecc. ( glossolalia), ed offre ai presenti altre manifestazioni veramente spaventose ed incomprensibili secondo comune logica umana. “A volte ci vogliono anni ed anni per ottenere la liberazione, ma va anche detto che ogni preghiera esorcistica che viene fatta ottiene sempre risultati positivi”. Il Maligno opera anche attraverso le ossessioni. Alcune forme di queste coincidono con disturbi della personalità considerati dalla psichiatria, ed è difficile discernere. Vengono qui colpite soprattutto la mente, l’immaginazione, la psiche, con ossessioni continue, pensieri ricorrenti ed impossibili da allontanare e che portano progressivamente a vedere tutto nero, senza speranza, senza via d’uscita, fino a considerare la vita inutile e ad accarezzare sempre più l’idea del suicidio. Le vessazioni invece lavorano dall’esterno: non toccano la mente, ma gli affetti, le attività economiche, il fisico, la salute. È il campo scabroso dove agiscono nell’occulto megere, stregoni e fattucchiere, attraverso le fatture ed i malefici. Tali operatori del male sono numerosi anche nel nostro territorio, mescolati a ciarlatani ed imbroglioni. È noto come anche santi come padre Pio da Pietrelcina hanno subito aggressioni del “cosaccio” –cosi lo definiva il famoso cappuccino - con bastonature, graffi, morsi, soprattutto in piena notte. Se possessioni, vessazioni ed ossessioni sono le modalità più violente e gravi, spesso “spettacolari”, è tuttavia l’azione ordinaria la più temibile. Quella subdola, sottotraccia, quotidiana, che mira ad allontanare la creatura dal Creatore. “Il demonio conosce perfettamente la Sacra Scrittura, ma non si converte certo. La sua è stata una scelta fatta nella notte dei tempi, ed è stata fatta per sempre ed irreversibilmente”, ha precisato l’esorcista diocesano. “Egli attraverso la tentazione spaccia il male per il bene, ma Cristo è entrato nel mondo per sconfiggere le opere di Satana. La sconfitta di Cristo sulla croce è stata solo apparente, perché di fatto quella è stata la Sua vera e definitiva vittoria, seguita dalla resurrezione. Il demonio obbedisce agli ordini dell’esorcista con l’autorità che proviene da Cristo stesso attraverso il Vescovo”. Al termine dell’esposizione di Don Gianni Sini ha preso la parola il dottor Pietro Chessa, filosofo, che ha portato un ricordo personale di padre Danilo Scomparin, di cui è stato figlio spirituale, insieme a molti dei presenti tra il pubblico. “Quando si parla di determinate cose, è bene abbassare la voce, era solito ripetere padre Danilo” ha esordito Chessa, che ha sottolineato come lo stile del libro, in certi passaggi, sia “quello che aveva padre Danilo, anzi è la foto di ciò che padre Danilo era”. “Danilo era critico nei confronti della società e della Chiesa cui lui apparteneva, ma senza mai cadere nella trappola dell’ideologia, perché allora si sarebbe persa l’imparzialità. Era contrario al pragmatismo privo di sostanza. Per lui era fondamentale impostare un corretto rapporto tra discepolo e maestro spirituale. Aveva la capacità di insegnare ed infondere nei suoi discepoli la “discrezione degli spiriti”, ossia la capacità di discernere fra bene e male. Teoria e prassi dovevano procedere insieme, partendo da una rigorosa formazione finalizzata ad una sintesi spirituale, e ad agire secondo Giustizia”. Chi lo ha conosciuto personalmente, come anche chi scrive questo articolo ha avuto la fortuna, passando lunghe mattine a parlare con lui, può confermare anche la convinzione del missionario che i tempi che stiamo vivendo non sono tempi qualsiasi. “Padre Danilo ripeteva sempre che siamo nei “tempi ultimi”, che “siamo agli sgoccioli”, che “dobbiamo prepararci” ha ricordato Pietro Chessa, aggiungendo che “la sua presenza fra noi era fondamentale perché traduceva in esperienza di vita ciò che studiava instancabilmente. Era uno strumento del bene, con una grande consapevolezza dei tempi di oggi”. “Uno stile di vita non si costruisce a colpi di slogan, ripeteva sempre", così ha concluso il filosofo olbiese ricordando la figura del compianto missionario. "Discrezione, affabilità, empatia, prudenza erano le sue grandi qualità. Mai sentirsi arrivati, mai lasciarsi ideologizzare dal mondo, uno dei suoi più grandi insegnamenti”.
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