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Cronaca

Le storie dell'Alluvione: salvataggio in extremis per Fabrizio Pinna

Le storie dell'Alluvione: salvataggio in extremis per Fabrizio Pinna
Le storie dell'Alluvione: salvataggio in extremis per Fabrizio Pinna
Angela Galiberti

Pubblicato il 20 November 2013 alle 20:45

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Olbia - Fabrizio Pinna, in città, lo conoscono tutti: tra poco, grazie alla generosità dei sardi e degli italiani, potrà volare in America per scoprire da cosa è scaturita la malattia che lo costringe in una sedia a rotelle. Ma Fabrizio Pinna, lunedì 18 Novembre, è stato anche protagonista di uno dei tanti salvataggi in extremis fatti durante l'alluvione che ha colpito il quartiere Baratta, la zona dove la famiglia di Fabrizio vive. "Siamo stati lasciati soli - ha detto Francesca Cavassa, la mamma di Fabrizio - mio figlio è stato salvato da una finestra. L'acqua era talmente alta che non si poteva aprire nemmeno la porta". Il racconto di Francesca è concitato e surreale. Poco dopo le 16, Francesca Cavassa è stata avvertita dell'acqua che entrava in casa. La donna era al lavoro, così ha dovuto mettersi in viaggio sotto il diluvio universale per raggiungere la sua casa, situata in via Baratta al civico numero 20. Il viaggio, in teoria non lungo, è diventato una via crucis. Francesca Cavassa ha fatto di tutto per mettersi in contatto con i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile e le Forze dell'Ordine. Ha chiamato persino il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli. Ma i centralini erano in tilt e da casa le dicevano che non stava arrivando nessuno. L'istinto di Francesca è stato infallibile: la donna sapeva che stava accadendo qualcosa di terribile anche se non era presente sul posto. Per arrivare a casa, Francesca ci ha messo un tempo interminabile. "A salvare Fabrizio sono state tre persone - ha detto la mamma del ragazzo - Sergio Sciola, comandante della Forestale di Padru e due ragazzi della Protezione Civile. I due volontari ci hanno detto che sarebbero tornati subito per noi adulti rimasti in casa, ma non sono tornati. Solo Sergio è tornato e ci ha aiutato. Siamo rimasti completamente soli". Le parole di Francesca pesano come macigni. "Non ci ha avvertito nessuno! Nessuno ci ha detto che sarebbe arrivata un'onda di fango! - ha detto la signora Cavassa - è la terza volta che si allaga casa nostra, ma questa volta l'acqua è arrivata quasi al soffitto. Abbiamo rischiato la vita qua. E adesso qui, ad aiutare me e Fabrizio, non c'è lo stato. Ci sono i nostri amici". La casa di Fabrizio, costruita e pensata su misura per le sue esigenze di ragazzino speciale, è disastrata. Ricordi di una vita sono diventati color fango. Pochissimi vestiti si sono salvati. Gli elettrodomestici, anche quelli pensati per la vita di Fabrizio, sono tutti fuori uso. Anche la cameretta di Manuela, la sorella di Fabrizio, è in condizioni pietose: le sue cose di ragazzina, spensierate e colorate, non ci sono più: tutto è coperto dal fango. "Voglio che si sappia. Noi non abbiamo più niente e come noi tante altre persone - ha detto Francesca Cavassa - qui mi stanno aiutando i compagni di scuola di Fabrizio, le amiche di Manuela, i ragazzi del Dolce Vita, Sergio Sciola, la Forestale di Padru e Paolo Volpari, un imprenditore. Del comune, qui, non è venuto ancora nessuno".