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Olbia, affitti impossibili: città in crescita ma senza case per chi ci lavora e studia

Tra gru e cantieri, ma senza alloggi: la contraddizione del boom olbiese

Olbia, affitti impossibili: città in crescita ma senza case per chi ci lavora e studia
Olbia, affitti impossibili: città in crescita ma senza case per chi ci lavora e studia
Andrea Baragone

Pubblicato il 09 April 2025 alle 08:34

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Olbia. In una città che cresce a ritmi vertiginosi – dai 45.000 residenti del 2001 ai 63.000 ufficiali del 2024 – trovare casa è diventato un problema drammatico. Secondo stime basate su dati indiretti e non ancora ufficiali, come il consumo idrico e la produzione dei rifiuti, gli abitanti effettivi sarebbero almeno 80.000. Una crescita non supportata da un’offerta abitativa adeguata, al punto che molti parlano apertamente di emergenza casa.

“La situazione del mercato immobiliare a Olbia è piuttosto dinamica ed in continuo fermento”, spiega Fabrizio Sini, presidente FIMAA Confcommercio Nord Sardegna. “C’è una domanda crescente, soprattutto durante la stagione turistica, e questo porta a un aumento dei prezzi degli affitti a breve termine”.

Il nodo centrale è proprio questo: moltissimi proprietari preferiscono gli affitti brevi turistici agli affitti residenziali. Una scelta che penalizza soprattutto i lavoratori, anche referenziati e gli studenti universitari, che non trovano alloggi disponibili per l’intero anno accademico. A Olbia si sono da poco insediate nuove facoltà universitarie, come Ingegneria navale e Infermieristica, ma chi non rientra nei criteri per l’alloggio nella Casa dello Studente rischia seriamente di dover rinunciare a vivere in città.

“Oggi tanti proprietari tengono chiusa la propria casa per tutto il periodo invernale ed affittano solo nei mesi estivi. Questa è una tendenza che riguarda tutte le località turistiche”, commenta Sini. “Il sistema Airbnb ha rivoluzionato il turismo: offre maggiore redditività e tutela legale, mentre gli affitti a lungo termine espongono a rischi di morosità e contenziosi”.

E mentre il centro e le zone più ambite vedono i prezzi delle compravendite salire fino a 5000 euro al metro quadro per il nuovo, il mercato degli affitti sembra paralizzato. “Per un bilocale oggi si chiedono almeno 600 euro al mese”, stima Sini, “ma il problema non è solo il costo: è la mancanza di offerta”.

Chi ci rimette, ancora una volta, sono i lavoratori. “Tutti quelli che trovano opportunità lavorative a Olbia a medio-lungo termine, ma che non riescono a trovare un alloggio. È vero che si può lavorare a Olbia e vivere nei comuni limitrofi. Sono dinamiche già viste in altre città dove nessuno grida allo scandalo se è necessario fare 40 minuti di auto per andare a lavoro. Cagliari è un esempio.”.

A confermare le difficoltà è Laura, infermiera 33enne originaria di Viterbo, da poco assunta all’ospedale Giovanni Paolo II:
“Sono a Olbia da gennaio e ancora non ho trovato un appartamento. Vivo in una stanza in affitto, ma a giugno dovrò lasciarla perché il proprietario affitta ai turisti. Ho cercato ovunque, anche nei paesi vicini, ma è tutto occupato o a prezzi assurdi. Se non trovo una soluzione, sarò costretta a rinunciare al lavoro”.

La pressione abitativa ha innescato una crescita demografica nei paesi satelliti: Loiri Porto San Paolo, Monti e Telti, per esempio, registrano aumenti significativi della popolazione. Loiri ha quasi raddoppiato i residenti in 25 anni. I sindaci di questi comuni si stanno attrezzando: piani urbanistici rivisti, nuove scuole, nidi, strutture sportive.

E poi ci sono gli studenti. Andrea e Valeria, iscritti a Infermieristica, raccontano una situazione insostenibile. “Abbiamo iniziato l’università con grande entusiasmo – dicono – ma da mesi dormiamo ospiti da amici o nei b&b fuori stagione. Stiamo valutando seriamente di trasferirci altrove, perché così non possiamo continuare e non possiamo spostarci nei paesi vicino”.

Qualche osservatore parla apertamente di principio di un fenomeno che gli urbanisti chiamano gentrificazione, ovvero la trasformazione di aree urbane popolari in quartieri più "trendy", con un progressivo aumento dei prezzi che spinge via le fasce più fragili della popolazione. È una dinamica spesso innescata da affitti brevi, investimenti speculativi e mancanza di pianificazione sociale.

Sini, da parte sua, vede comunque una fase di riequilibrio in arrivo. “Come categoria non abbiamo la possibilità di condizionare il mercato. Ma intravedo un nuovo boom edilizio: si rivedono gru in tutti i quartieri. Ho aperto la mia agenzia nel 2009, un anno dopo il crack Lehman Brothers. All’epoca gli olbiesi compravano casa a Loiri perché Olbia era già proibitiva. Il mercato è ciclico e trova sempre un equilibrio”.

Tuttavia, lo stesso Sini riconosce che servono regole più chiare. “Le istituzioni devono capire per tempo il fenomeno e normare gli aspetti oggi sottovalutati. Suggerisco verifiche più stringenti sulla conformità degli immobili, obbligo di partita IVA per tutti gli host e un sistema di certificazione della qualità dei servizi”.

Nel frattempo, chi cerca casa – lavoratori, studenti, famiglie – si ritrova ostaggio di un mercato inaccessibile. E la città rischia di perdere uno dei suoi beni più preziosi: la sua storica capacità di accogliere lavoratrici e lavoratori da tutta Italia.