Monday, 21 April 2025
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Pubblicato il 21 April 2025 alle 08:00
Olbia. Pasqua, per molti, è sinonimo di casa, famiglia, uova di cioccolato e gite fuori porta. Ma per tanti altri, è solo un giorno come un altro. Un giorno di lavoro. La città, anche nei giorni festivi, non si ferma del tutto: traghetti che arrivano e partono, ristoranti pieni, ambulanze in servizio, farmacie di turno. Dietro ogni servizio, c’è qualcuno che ha scelto – o ha dovuto – rinunciare alla Pasqua per garantire che tutto funzioni.
"Ormai ci siamo abituati", racconta Martina, cameriera in un ristorante del centro. "A Pasqua lavoriamo sempre, anzi, si lavora più del solito. I turisti iniziano ad arrivare, le famiglie escono, c’è fermento. È bello vedere la città viva, ma un po’ ci dispiace non poterci sedere a tavola con i nostri cari".
"Il mio turno inizia la mattina", racconta Filippo, agente di polizia. "Controlli stradali, presidi, interventi di routine. In questi giorni il traffico aumenta, la gente si sposta e la nostra presenza è fondamentale. È un lavoro che va avanti tutti i giorni dell’anno e Pasqua non fa eccezione".
Nonostante ciò, un po’ di spirito di festa riesce a entrare anche in divisa: "Magari in caserma troviamo una colomba da condividere tra colleghi o un messaggio da casa. Sono piccole cose che aiutano a sentire meno il distacco".
A parlare della Pasqua in corsia è anche Stefano, infermiere all’ospedale Giovanni Paolo II. "Sono talmente abituato a lavorare nei giorni di festa che ormai non ci faccio quasi più caso", racconta. "So che se quest’anno tocca a me, l’anno prossimo probabilmente sarò libero".
Ma da quando è diventato padre, qualcosa è cambiato. "Con un bambino piccolo, feste come Pasqua, Natale o Capodanno assumono un altro significato. Mi piacerebbe passarle con lui, ma non sempre è possibile. Il nostro è un lavoro che richiede presenza, non è una missione, ma una professione come le altre".
Quello che pesa di più, però, non è solo per chi lavora: "Spesso sono i nostri cari a farne le spese." Poi, con un sorriso amaro, aggiunge: "A volte dico a mia moglie che può contare su una rete di affetti. E lei mi risponde: 'Sì, è vero, sono felice di questo… ma non sono loro che vorrei accanto a nostro figlio'" anche se capisce la situazione.
In una città viva e in trasformazione come Olbia, la Pasqua assume sfumature diverse. Non è più solo una ricorrenza religiosa o un momento di pausa: è anche una giornata di servizio, di doveri, di turni che scorrono mentre gli altri scartano colombe.
Eppure, tra chi lavora oggi c’è anche orgoglio. "Sappiamo che se la città funziona anche a Pasqua, in piccola parte è grazie anche a noi", dice Martina con un sorriso. "Un giorno recupereremo. Magari quando gli altri tornano al lavoro".
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