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Pubblicato il 12 September 2020 alle 17:30
Palau, 12 settembre 2020- Il Festival internazionale Isole che Parlano non si ferma e dal 7 al 13 settembre 2020 festeggerà insieme al suo pubblico la XXIV edizione che coinvolgerà oltre Palau, da sempre cuore della
manifestazione, i comuni di Arzachena, Luogosanto e Santa Teresa Gallura.
Quest'anno più che mai il programma culturale spazia tra contemporaneo, avanguardia e tradizione, favorendo un confronto tra ciò che circuita nei network dei festival internazionali e le espressioni più originali della Sardegna. Un occhio di riguardo sarà dedicato alla scena avantgarde della Sardegna (nella declinazione post rock, gotico e pop sperimentale) e
alle commistioni di linguaggi tra musica improvvisata e le tradizioni del Mediterraneo, dei Balcani e dell’Africa.
La sezione musicale si è aperta con l’anteprima Aspettando Isole che Parlano - per il terzo anno consecutivo ad Arzachena alla Tomba dei Giganti “Coddu Vecchju” lo scorso giovedì 10 settembre . E' stato un concerto suggestivo che ha veduto il duo Nostos e una fanfara transadriatica (Albania-Italia) formato da Irida Gjergji (viola, voce,elettronica) e Flavia Massimo (violoncello, elettronica). Un viaggio acustico/elettronico in cui la musica popolare rivisitata è messa al servizio di un minimalismo espressivo scuro e luminoso, in un cortocircuito geografico di sonorità che partono dai Balcani per raggiungere le atmosfere mediterranee e mediorientali in un libero abbraccio. Sempre giovedì ha preso il via anche Isole che Parlano di fotografia, con l’inaugurazione della personale Broken Songlines di Monika Bulaj - fotografa, reporter,documentarista e performer - ospitata fino all’8 ottobre al Centro di Documentazione del Territorio di Palau.
La mostra, realizzata con il contributo di Fujifilm e in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma,presenta 51 immagini 80X50 che fanno parte di un più ampio progetto dedicato alle minoranze in fuga, nomadi e pellegrini. Nel Medio Oriente e nel Caucaso, in Asia e nelle Afriche degli esili, lungo i confini d’Europa, sotto i nostri occhi sta scomparendo la ricchezza della complessità, in quelle terre dove per millenni le genti hanno condiviso i santi, i gesti, i simboli, i miti, i canti, gli Dei.
Al Cine Teatro Montiggia si è proseguito con l'incontro con la fotografa protagonista della performance multimediale Broken Songlines – Tre manoscritti: una narrazione estemporanea in cui, sul grande schermo, con luce e suoni che danno vita alla scenografia naturale del luogo, scorrono storie di amori e separazioni, resistenze e fughe, danze sacri e cammini, dei silenzi dei grandi spazi e masse che ondeggiano come alghe, accompagnati dal reportage in azione.
L'11 settembre il fulcro degli eventi si è spostato a Santa Teresa Gallura, con il Concerto al tramonto che di fatto ha aperto il programma di Isole che Parlano di musica. Protagonisti Jabel Kanuteh (Gambia), e Marco Zanotti (Italia), visionario percussionista romagnolo già direttore della Classica Orchestra Afrobeat e di Cucoma Combo,traduttore della biografia di Fela Kuti. Insieme, a Isole che Parlano hanno proposto Freedom of Movement,
album uscito a marzo 2020, un inno alla libertà.
Il programma di venerdì in serata a Palau, alla Fortezza di Monte Altura ha proposto il concerto in solo di Stefano Pilia, chitarrista e compositore elettroacustico, che propone una musica che accosta le composizioni di Arvo Pärt arrangiate per chitarra solista, in dissolvenza con una lunga suite in cui emerge la sua statura stilistica che lo ha portato a essere il musicista post-rock più trasversale in Italia (collaborazioni con 3/4 HadBeenEliminated,ZU, In Zaire, David Grubbs e Andrea Belfi, la stella del Mali Rokia Traoré e Afterhours). La serata si è chiusa con Dalila Kayros (Sardegna) - cantante, compositrice, ricercatrice vocale, sospesa tra la
poetica di pop d’avanguardia di Björk e la sperimentazione vocale di Diamanda Galas, che da anni lavora nell’ambito della ricerca sonora più radicale. Insieme con Danilo Casti (Sardegna) compositore e performer del suono, hanno dato vita a una performance sonora di voce ed elettronica unica nel loro genere.
Ieri sabato 12 settembre il Festival ha fatto tappa a Luogosanto con tre differenti appuntamenti nel corso della mattinata. Il primo alle 10:30 nella Basilica di Nostra Signora di Luogosanto, dove il consueto appuntamento
con le musiche tradizionali tra sacro e profano Di Granito XV Edizione, sarà quest’anno dedicato al concerto Toccos e Repiccos con Gli Amici di Matteo Campanari di Locusantu (Sardegna) e la partecipazione speciale del trombettista sardo avant-jazz Arricardu Pitau (Riccardo Pittau), punta di
diamante della scena creativa isolana, capace di fondere la tradizione campidanese con la matrice balcanica e l’improvvisazione: un incontro inedito ai piedi del campanile, in un dialogo serrato in terzinato.
A seguire i resti del suggestivo Palazzo di Baldu a ospitare prima l’appuntamento annuale con l’incontro/lezione che ha visto in dialogo quest’anno Jabel Kanuteh e il maliano Kalifa Kone. Poi ecco l’inedito concerto che ha messo a confronto la cultura griot del Gambia con quella del Mali: un incontro all’insegna dell’improvvisazione tra due grandi interpreti e innovatori della tradizione, che hanno scelto l’Italia come terra in cui far fiorire la loro creatività musicale.
La seconda parte della giornata si è svolta a Palau, sempre alla Fortezza di Monte Altura. Nel pomeriggio si è svolto il secondo Concerto al tramonto di quest’anno sarà Civitates Barbariae del duo Ilienses (Sardegna), un progetto che affonda le sue radici in Barbagia, descrivendo quella che in passato poteva essere la vita delle popolazioni che vi dimoravano.
Il programma di sabato è ripreso nel dopocena, alle 22:00, con Su Mimmì non si spara! terzo album solista del violoncellista Francesco Guerri (Italia) che affonda le sue radici tra songs e parti libere. Alle 23:00, infine, ecco Kalifa Kone (Mali) con Pasquale Mirra (Italia), un viaggio onirico in duo tra il talentuoso polistrumentista maliano, che vanta collaborazioni con artisti del calibro di Salif Keita e il maestro indiscusso del tamani Baba Sissoko, e uno dei più interessanti vibrafonisti della scena musicale internazionale.
Il festival si chiude oggi domenica 13 settembre, ultima giornata di concerti per questa XXIV edizione, sono due gli appuntamenti pomeridiani in programma, a Palau, nel boschetto che circonda la chiesa campestre di San Giorgio. Alle 17:30 Simone Soro (Sardegna), giovane violinista-compositore che è passato attraverso il percorso classico, le contaminazioni del tango, della musica jazz e delle forme più libere e improvvisate,sarà protagonista di un concerto centrato sul suo ultimo album Me in loop, eseguito al violino e alla loop-station. Alle 18:30 la chiusura dell’edizione 2020 sarà affidata ai Freak Motel (Sardegna) - Matteo Sedda, tromba, Andrea Sanna piano rhodes, Andrea Parodo basso, Nicola Vacca batteria - un progetto di
musica originale che raccoglie molteplici influenze e le converte in un sound che spazia tra postrock,atmosfere noise ed electric jazz. Il quartetto proporrà una rivisitazione dell’album Escape Room, in cui affronta il tema dell’isolamento geografico della Sardegna e la ricerca di spazi di libertà nell’open sea che la circonda.
Non mancheranno, infine, momenti di degustazione con Isole che Palano di Sapori. Sabato 12 settembre sarà possibile assaggiare la bottiglia di Idromele Isole 24, mentre domenica 13 settembre sono previste
degustazioni di produttori di vino locali.
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