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Frontiere della fantarcheologia sarda: i Fenici non esistono

L'ultima voga è: i Fenici non esistono. Perché non esistono? Perché erano un altro popolo.

Frontiere della fantarcheologia sarda: i Fenici non esistono
Frontiere della fantarcheologia sarda: i Fenici non esistono
Rubens D'Oriano

Pubblicato il 14 April 2024 alle 12:00

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Olbia. È ben noto che nel pozzo del peggio ci si può inabissare sempre più in basso, ad libitum, perché è senza fondo, e batte ogni primato di profondità il fantarcheosardismo, esiziale incesto tra due favole: la fantarcheologia e la variante stolta, illusoriamente suprematista, del sardismo.

L'ultima voga è: i Fenici non esistono. Perché non esistono? Perché erano un altro popolo. Quale? Beh, è ovvio: erano Nuragici-Shardana anche loro, nemmeno a dirlo! Del resto di che meravigliarsi, visto che erano antichi Sardi i Sumeri anche perché “su meri” in dialetto è il proprietario, erano Sardi gli Aztechi perché in agro di Gonnostramatza ci sarebbe una Prana de is Atzecus, erano Nuragici-Shardana i Vichinghi perché anch'essi usavano elmi cornuti, furono i Nuragici ad aver scoperto l'America perché ci sarebbero pozzi sacri in Ohio, erano Nuragici gli inesistenti Atlantidei, furono i Nuragici-Shardana i fondatori di Roma e Atene, e via così, in totale spregio di logica, buon senso e ridicolo, ancor prima che di storia e archeologia. Tutto era sardo, tutte le genti del mondo erano Sardi, i Sardi dominavano l'intero pianeta e donarono a tutti gli altri popoli i progressi del tempo antico tutti da loro scoperti/inventati: agricoltura, allevamento, scrittura, metallurgia, navigazione ecc. Un paio di perle dagli a-social: “La Antica Civiltà Sarda ha insegnato a etruschi, romani e a tutto il mondo” (pessima ortografia); “Gli antichi Sardi Atlantidei crearono un'unica pacifica cultura globale (matrilineare) ed ebbero il controllo del pianeta per 1 milione di anni”. Perché fermarsi a solo un milione? Qualcuno offre di più? Due milioni di anni? Mi voglio rovinare: facciamo tre milioni, aggiudicato e non se ne parli più!

 

Non offenderò i lettori argomentando perché l'identificazione dei Fenici con i Nuragici è una stupidaggine colossale, elencando banalità ovvie a chiunque abbia un minimo di buon senso; mi pare invece più utile riflettere sul perché i Fenici devono obbligatoriamente, e sottolineo devono obbligatoriamente, diventare anche loro Nuragici (Shardana o meno che essi siano, perché l'equazione Shardana=Nuragici, pur teoricamente non impossibile, è ancora molto dubbia in attesa di evidenze inequivocabili, ma ciò non è ora in argomento).

Il motivo è evidente: l'avvento della civiltà urbana e la diffusione della scrittura in Sardegna si devono ai Fenici, e i fantarcheosardisti patiscono ciò come un insopportabile affronto alla civiltà nuragica, un'intollerabile deminutio capitis, un imperdonabile delitto di lesa maestà shardanica, perché si illudono di essere i discendenti diretti e incontaminati, puri e duri, dei Nuragici, un'altra insensata stupidaggine, radice prima di tutto il fantarcheosardismo, sulla quale non torno qui perché mi sono già espresso più volte. Essi ignorano che urbanesimo e scrittura nell'antichità non possono essere per noi lo spartiacque tra popoli di maggiore o minore valore.

La grandezza della civiltà nuragica è universalmente riconosciuta per il numero e l'arditezza delle architetture, per la quantità e qualità dei prodotti metallici, per la precoce statuaria, per la vastità panmediterranea dei contatti commerciali e quindi culturali, ed essa in nulla è sminuita per non essere stata urbana e alfabetizzata; a gettarla nel ridicolo è piuttosto chi la spaccia per ciò che non era: dominatrice del mondo e origine di ogni conoscenza. La gara a chi è più civile è un modo di (s)ragionare tipico dei dilettanti affetti da identitarismo suprematista, che tendono a dare patenti di maggiore o minore grado di civiltà ai popoli antichi, immancabilmente incoronando quello nel quale si identificano. Al contrario, le scienze dell'antichità insegnano che è insensato stilare una classifica dei popoli del passato più o meno civili, non c'è una coppa per il primo classificato per il quale fare il tifo. Perché? Per il semplice fatto che i processi culturali di ogni gruppo umano non potevano che essere quelli consoni solo a se stessi e non ad altri (altrimenti non potremmo distinguerli), consoni alle proprie esclusive precipue ideologie e al proprio esclusivo precipuo contesto materiale di vita, condizioni quindi per definizione irripetibili tal quali per altri. La civiltà nuragica non è addivenuta all'urbanesimo e alla scrittura non già per qualche deficit cognitivo ma perché, in estrema sintesi, in relazione alla sua specifica strutturazione sociale, culturale, ideologica, territoriale ecc. ciò non era ancora funzionale e/o adatto e/o necessario per essa (e non sono stati i perfidi Fenici ad impedirlo, per chi ancora fortunatamente ad essi crede ma così ancora stoltamente li vede). Ciò non significa affatto che i Nuragici fossero meno civili dei Fenici o di altri, ma significa solo diversità, che non può in alcun modo tradursi per noi in superiorità o inferiorità. Diversi non significava già allora, così come oggi, di per se stesso migliori o peggiori; questo sì è una conquista di civiltà che, proprio perché tale, ancora adesso stenta a farsi strada anche in contesti in nulla attinenti all'antichità.

 

Immancabilmente l'assurdità dell'inesistenza dei Fenici è condita con la solita ingiuria di complottardo scagliata contro chi li studia, accusato di rubare uno stipendio facendo carriera sul nulla e di tenere all'oscuro i sardi del “loro” glorioso passato. Complotto ben strano, perché ne farebbero parte centinaia di professionisti di tutto il mondo (mediorientali, nordafricani, europei, statunitensi ecc., oltre che sardi, ovviamente) e da almeno un paio di secoli, perché a tanto indietro risale lo studio definibile moderno della civiltà fenicia e punica.

Ancor più assurdo, anzi molto scandaloso, è che uno di questi volumi, nel quale i Fenici vengono dichiarati inesistenti, fosse a suo tempo acquistabile con il “Bonus 18app” o la “Carta del docente”, uno sconto a pro di docenti e studenti finanziato con le nostre tasse.

Infine un appello a chi ancora non fosse schierato e quindi incerto sulle fonti degne di fiducia: se per la denuncia dei redditi si va dal commercialista e non dal verduraio, e se per un ascesso si va dal dentista e non dal gommista, perché dare credito per archeologia e storia a chi non ne ha competenza? Verificarla non è sempre facile per i non addetti ai lavori, perciò segue qualche consiglio, magari non sempre risolutivo ma che può aiutare a mettersi al riparo da vari tipi di dilettanti allo sbaraglio.

Anzitutto ortografia, punteggiatura, grammatica e sintassi: il correttore di Word e il T9 non sono onniscienti, perciò al terzo errore probabilmente state leggendo un incompetente, e vale anche negli a-social. Aver scritto un libro di per sé non accerta alcunché, perché ci sono editori senza scrupoli che ne stampano a spese dell'autore a prescindere dalla sua professionalità nella materia, che è invece certa per chi può vantare articoli in riviste specialistiche, contributi in atti di convegni promossi da istituzioni competenti, monografie presso serie case editrici del settore, in quanto lavori sottoposti al vaglio preventivo dei colleghi. Non è garanzia fruire di patrocinio e/o spazi da parte di istituzioni pubbliche, ma non scientifiche, come Regioni, Comuni, Istituti Scolastici e altre, perchè spesso li concedono senza valutare la competenza, conferendo così credibilità a chi non ne ha. Altrettanto dicasi per il sito academia.edu, perché l'uploading è libero per chiunque senza filtri. Non sempre è sufficiente essere professionisti di materie apparentemente più o meno affini: per esempio, un linguista non è attendibile se tratta di scultura. Diffidare sempre della sola definizione “esperto” o “studioso” se non confortata almeno da titoli di studio universitari in materia; è vero che ormai ci sono persino titolati che sparano assurdità per cinico tornaconto, ma si tratta di casi molto limitati.

Guide turistiche e divulgatori vari sono attendibili solo se si limitano a riferire ciò che apprendono da fonti competenti, ma ciò purtroppo non è facilmente appurabile dal grande pubblico. Quando la novità grazie alla quale, al solito, si sogna di “riscrivere la storia” stride molto rispetto ad aspetti fondamentali della communis opinio del mondo scientifico, più essa diverge (i Fenici non esistono e le altre favole dell'incipit di queste pagine) e più è necessario informarsi sulla fonte, perché “Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie” (Carl Sagan). In tali casi scoprirete spesso che lo “studioso” è un incompetente e che le sue prove non sono tali, non raramente introdotte con subdole espressioni come “secondo alcuni” o “c'è chi sostiene” ma senza mai citare chi (così si tratta il pettegolezzo, non la scienza), e quindi in realtà siete di fronte a fantasie personali o tratte da fonti così screditate, persino più di lui, che perciò neppure egli osa nominare.
Infine, in caso di interlocuzione diretta vi metterà al riparo dalla quasi totalità degli incompetenti anche solo la semplice domanda: qual è il tuo curriculum studiorum e professionale in archeologia? L'inevitabile scomposta reazione del Don Chisciotte che lotta contro gli accademici complottardi, unico faro di verità nel buio dei negazionisti di regime nemici dei sardi, sarà chiarificatrice.

In copertina: Nave fenicia da guerra in un bassorilievo del palazzo di Sennacherrib a Ninive, VII secolo a.C., custodito al British Museum di Londra.

Iscrizione fenicia su una stele rinvenuta a Nora, IX-VIII secolo a.C., custodita al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.