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Pubblicato il 21 September 2018 alle 12:35
Olbia, 21 settembre 2018 - A mettere la parola fine sulle ipotesi riguardanti quanto successo ieri notte, quando la Gallura è stata prima "abbagliata" da una forte luce e poi "scossa" da un fortissimo boato, è l'Istituto Nazionale di Astrofisica e in particolare il progetto Prisma coordinato dal dott. Daniele Gardiol (Osservatorio Astrofisico Torino).
A causare tutto il "trambusto" di ieri notte è stato un "bolide" o "fireball": vale a dire un frammento di 'roccia' che, impattando contro la nostra atmosfera, genera luce e frastuono. "Sono fenomeni molto comuni- spiega il dott. Daniele Gardiol, coordinatore del progetto Prisma -. Le stelle cadenti sono molto più frequenti: entrano in atmosfera a una velocità di circa 100.000 Km/h, si surriscaldano, ionizzano l'atmosfera e danno vita a una scia di luce. Quando il frammento è un po' più grande anche il fenomeno è più rumoroso, come quello di ieri sera".
Prisma è un acronimo che significa "Prima rete per la Sorveglianza sistematica di meteore e atmosfera": lo scopo del progetto è monitorare i cieli italiani e ricavare preziose informazioni scientifiche sul fenomeno delle meteore attraverso una rete di telecamere e segnalazioni. Prisma, che è un progetto dell'INAF, mette in rete 60 soggetti tra enti di ricerca, scuole, osservatori, associazioni astrofile e semplici appassionati.
Le telecamere attive sono 30, mentre 15 sono quelle in via di attivazione: purtroppo la telecamera che osserva in modo più "vicino" la zona in cui è "caduto" il bolide non è ancora attiva, perciò il fenomeno è stato ripreso in lontananza solo dall'occhio elettronico che sorveglia il cielo dalla costa tirrenica.
"Anche il 18 agosto si è verificato un fenomeno simile ed è stato ripreso dalla nostra rete", aggiunge il dott. Gardiol.
Sul sito ufficiale del progetto, prisma.inaf.it, è possibile ottenere tutte le informazioni riguardanti i bolidi "catturati" dalla rete, nonché mandare segnalazioni fotografiche. Chiunque abbia immortalato il bolide di ieri sera può fornire la propria documentazione fotografica al progetto: dalle foto e dalle informazioni rese dai testimoni oculari, i ricercatori possono ricavare preziose informazioni scientifiche.
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