Friday, 14 March 2025
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Pubblicato il 14 March 2025 alle 11:00
Olbia. Si sono aperte le porte del carcere per una coppia di coniugi condannata per le violenze subite dalla figlia minorenne. La sentenza, emessa dal tribunale di Tempio il 10 maggio 2023 e confermata in appello il 16 ottobre 2024, è diventata definitiva. Come riportato da La Nuova Sardegna, il padre della vittima è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione, mentre la madre, ritenuta colpevole di non aver impedito gli abusi, dovrà scontare 3 anni e 6 mesi.
L’ordine di esecuzione della pena è stato emesso dalla Procura di Tempio e notificato al loro difensore. Gli agenti di polizia giudiziaria hanno provveduto ad accompagnare i due condannati in carcere.
Secondo le ricostruzioni emerse durante il processo, gli abusi sarebbero iniziati nel giugno 2008, quando la vittima aveva appena 9 anni, e sarebbero proseguiti fino a febbraio 2017. Il padre, approfittando della giovane età e della condizione di inferiorità psichica della figlia, avrebbe imposto le violenze tra le mura domestiche, mentre la madre, pur essendo a conoscenza della situazione, non sarebbe intervenuta per fermarlo.
L’uomo è stato ritenuto colpevole di violenze sessuali aggravate, mentre alla donna è stata contestata l’omissione di intervento per proteggere la figlia. Il tribunale ha disposto per entrambi la perdita della responsabilità genitoriale e l’interdizione a tempo indeterminato da qualsiasi incarico di tutela, curatela e amministrazione di sostegno.
Durante il procedimento in Corte d’Appello, la difesa aveva chiesto la riapertura dell’istruttoria. Il procuratore generale aveva richiesto che la vittima, oggi 26enne, fosse nuovamente ascoltata in aula per chiarire le dichiarazioni rilasciate durante l’incidente probatorio. La giovane ha confermato i fatti, portando alla conferma della condanna in secondo grado.
Secondo quanto riferito da La Nuova Sardegna, a far emergere la vicenda furono le insegnanti della bambina, con cui la piccola si confidò. Il padre non solo abusava ripetutamente di lei, ma le vietava anche di usare il cellulare e di uscire, isolandola completamente.
La ragazza si è costituita parte civile con l’assistenza della sua avvocata ed è stata seguita fin dall’inizio dal centro antiviolenza Prospettiva Donna. Il centro ha offerto un supporto multidisciplinare, aiutandola a superare il trauma e a ricostruire la propria vita.
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