Monday, 07 April 2025
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Pubblicato il 06 April 2025 alle 13:00
Olbia. Buona la prima e anche la seconda. Il libro “In Onda”, edito dalla Casa Editrice Albatros, scritto dalla giornalista e speaker radiofonica Maria Pintore proseguirà a breve il suo tour di presentazione in giro per l’Isola dopo le prime due tappe tenutesi all’Hotel President e nella libreria Ubik con date e destinazioni ancora da definirsi.
Maria Pintore, giovane quindicenne innamorata della radio e appassionata di musica, di cuffie e di quelle stanze che profumano di vinili, protetta tra le pareti di sughero alle prese con microfoni, cavi e mixer, impara velocemente a trasformare una canzone in una storia musicale da raccontare.
Da un sogno fatto di caparbietà e determinazione si trasforma piano piano da adolescente con la gonna a scacchi in una professionista che nonostante i sacrifici dimostra la sua volontà nel voler proseguire su quella strada che l'ha conquistata dal primo momento in cui ha messo le cuffie. La storia si dipana nel lungo e importante percorso che l'ha vista protagonista sempre capace di far emergere tutti i suoi ospiti, dando loro la possibilità di raccontarsi. Ma lei, ritrosa e schiva nella vita privata, ha sempre brillato di luce e musica, con un intermezzo fatto di rombi di motori, di tante parole e di un percorso che, oltre a speaker, l'ha vista trasformarsi in giornalista e in “Direttora” di una stazione radio. Oggi, dopo una vita nel settore, Pintore ha sentito l’esigenza di tirare le somme sia dal punto di vista professionale che personale e ha iniziato una nuova avventura nel campo dell’editoria, scrivendo il suo primo libro: “In Onda”. Un’autobiografia interessante, dal titolo intuitivo e sapientemente scelto ad hoc, capace di far emozionare e che, oltre a raccontare la sua storia, evidenzia le innate doti comunicative dell’autrice.
Come nasce questo libro e perché proprio ora?
Questo libro nasce proprio ora perché a 20 anni non avrebbe avuto senso. Perché anagraficamente era giunto il momento di fare i conti anche con me stessa. Nasce ora perché la radio quest’anno ha compiuto 100 anni e di questo secolo, io ne ho vissuti 47 con lei. Quindi era il momento di fare il bilancio, una sorta di rendiconto, l'anno delle spunte. Il momento giusto per rivedere tutto il mio percorso e capire se avessi fatto esattamente quello che desideravo da ragazza e se casomai, in un attimo di follia, avessi potuto provare una qualche forma di pentimento. Ovviamente non mi sono pentita di niente, anzi, vorrei poter rinascere sullo stesso pianeta per poter rifare esattamente tutto quello che ho fatto, nel bene e nel male. Sia parlando dal punto di vista della Maria di adesso, sia nei panni di quella ragazzina ingenua di allora.
La radio tra passato e futuro: da Marconi al web. Come cambia? Cosa aspettarsi?
La radio cambia nel suo aspetto tecnologico. Da Marconi a oggi sono cambiate la tecnologia e le modalità di fare radio, ma il cuore e la missione della radio sono rimasti gli stessi. Quando Marconi l’ha pensata, la radio non aveva uno scopo ludico al fine di creare divertimento, bensì quello di essere un mezzo con cui portare aiuto a chi si trovava in difficoltà. La radio nasce come strumento di soccorso in termini stretti, ma con il tempo, ha allargato il suo campo d’azione, mantenendo questo suo scopo di aiuto. Quando trasmettiamo e dall’altra parte ci ascoltano, noi stiamo portando in qualche modo un aiuto, che può essere un sostegno morale, o un momento di divertimento, di leggerezza, o di riflessione. In qualche maniera, la radio ha mantenuto la sua forma di mutuo soccorso originaria e il web continua a rendere possibile questa piccola magia, pur cambiando i mezzi. Prima, per fare radio, c’era bisogno di molta strumentazione e poca tecnologia, oggi invece queste varianti si sono invertite: con i computer il lavoro si è velocizzato e i tempi ottimizzati. Molte cose necessitano solo di una supervisione, ma possono essere impostate per andare in automatico. È tutto molto più semplice: prima l’FM consentiva l’ascolto solo in determinati luoghi con la presenza di un trasmettitore; oggi il web consente l’ascolto ovunque purché ci sia internet.
Nel libro mette in evidenza il fatto che “la radio non ha limiti”. Cosa significa al di là della dimensione spazio-temporale?
La radio non ha limiti né in termini di spazio-tempo, né a livello di contenuti: può raccontare davvero qualunque cosa in qualunque modo, in qualunque luogo, con chiunque, rivolgendosi a chiunque. Non ha bisogno di nient’altro che di una testa pensante, di una persona o di uno staff di persone, che abbiano la capacità di elaborare un qualcosa che possa trovare riconoscimento negli altri. Una storia raccontata bene, un fatto di cronaca riportato in maniera credibile e veritiera, un incontro politico esposto nel dettaglio fa molto di più di mille immagini.
Il titolo: IN ONDA. Dalla radio al cavalcare l’onda della vita. Cosa ha a che fare tutto questo con il sintonizzarsi sulla stessa frequenza d’onda degli ascoltatori? Nel senso profondo della frequenza emotiva...
"In Onda" non è solo il titolo di un libro, è quasi uno stile di vita per me, nel senso che in questi anni sono entrata talmente tanto in sintonia con quello che faccio, che ciò che faccio ormai fa parte di me. Non potrei essere diversamente. Quindi, quando mi approccio a qualcosa in questa maniera, è perchè io sono così, mi viene naturale. Non ho più neanche bisogno di concentrarmi perchè la concentrazione è diventata parte integrante della mia personalità. Non ho più bisogno di sapere tutto su qualcuno per potergli fare un'intervista. Mi basta sapere poche cose, quelle basiche, e poi guardarlo negli occhi per capire fin dove posso spingermi o dove fermarmi.
Da piccola aveva paura che, dopo la prima proposta per il mondo della radio, si fossero dimenticati di lei. Che effetto fa, oggi, a distanza di tanti anni, sapere che invece per molte persone sarà indimenticabile perchè lei è, in fin dei conti, "Maria, quella della radio"?
Fa un certo effetto perchè quando ho iniziato ero una ragazzina che aveva una sola idea chiara: voglio fare questo! Tutto il resto era avvolto in una nube totale. Però quest'unica idea chiara mi ha permesso di intraprendere un percorso a prescindere dagli altri. Non mi sono mai fermata ai giudizi di persone spinte dalla voglia di distruggere un sogno. In questi tanti anni ho raccontato la storia di molte persone in radio e sapere di essere rimasta nel cuore di alucne di loro ancora mi emoziona.
Nel suo libro si legge un aneddoto: “la regola in radio è che non ci sono regole, se non la pura sperimentazione, ma con rispetto…” Cosa vuol dire per lei questo insegnamento lasciato da chi la ha introdotta nel mondo radiofonico?
Vuol dire che non bisogna fermarsi mai, che non ci si può sentire arrivati accomodandosi nella propria comfort zone. Vuol dire che si può e si deve osare, si può e si deve pensare di spostarsi: a volte si troveranno posizioni comode, altre scomode, ma finchè non ci si sperimenta, si rimarrà sempre imbalsamati senza la possibilità di ottenere nient'altro. Per me la radio è sperimentazione proprio perchè, alimentando la fantasia, in maniera consapevole, mi risveglia tutti gli istinti per immaginare il futuro. E quindi perchè non provare? La radio è un continuo tentativo sempre diverso e spero che questo gioco non si fermi perchè è un gioco bellissimo. Il mio è stato un percorso di gioco che però, essendo anche un lavoro, mi costringeva a mettermi alla prova costatemente per mantenere determinati standard e per migliorare sempre di più. Ho cercato di crescere personalmente e professionamente pur mantendendo sempre quella freschezza e quella giocosità tipica dei bambini che sanno meravigliare e meravigliarsi.
Dal suo libro si evince un desiderio innato di spiccare, emergere e distinguersi senza indossare maschere. Una spinta intrinseca all’autenticità. Chi è davvero Maria Pintore? E come la radio le ha permesso di essere pienamente se stessa?
La radio mi ha permesso di essere assolutamente me stessa perchè la radio non consente menzogne, doppie facce, atteggiamenti doppiogiochisti. La voce tradisce qualsiasi bugia. La voce di una persona che mente ha un suono diverso rispetto a quella di una in diffioltà o di una che prova davvero ciò che sta raccontando. Per quanto si possa essere bravissimi attori, davanti ad un microfono, senza interpretare ruoli con l'ausilio dell'immagine visiva, viene fuori ciò che si è realmente. La radio non mente: fa passare, amplificata, ogni emozione ed è in grado di far entrare in empatia come nessun altro mezzo di comunicazione al mondo.
Come lasciare fuori dalla radio il proprio vissuto personale?
E' impossibile scindere se stessi, ma si può imparare a mettere da parte il proprio problema o dolore privato nell'ottica del servizio, pensando che dall'altra parte ci sono ascoltatori che contano su di te per trovare un attimo di pace, un momento di spensieratezza, magari proprio per staccare da situazioni altrettanto difficili e hanno bisogno del tuo conforto, di essere da te rincuorati. Si tratta di un gesto di profondo rispetto verso le persone che scelgono di ascoltarti e che, in un certo senso, ti danno le chiavi di casa perchè ti invitano ad entrare nella loro vita. Questo richiede responsabilità e delicatezza. Nel mio caso, è stato un passaggio naturale, dato il grande allenamento con mia mamma, che è stata davvero una maestra di vita, insegnandomi l'arte della disciplina e del fare bene le cose. Il suo rigore e la sua determinazione, uniti alla sua vicinanza, mi hanno forgiata, fornendomi gli strumenti per raggiungere i miei obiettivi e avere successo nella vita.
Nel suo libro, oltre alla figura di sua madre, spicca anche il rapporto viscerale con suo figlio. Si percepisce che sono gli unici amori a poter competere con il tuo amore per la radio. Come colloca queste due persone così importanti per lei nel percorso della radio e nella tua carriera?
Sono fondamentali entrambi: mia madre, senza saperlo o forse sapendolo, mi ha cotruita come un soldatino, preparandomi a questo; mio figlio è arrivato in un momento in cui in radio stavo attraversando un periodo difficile e per me ha rappresentato la salvezza. Ha riacceso le luci e ha riportato il colore nella mia vita, permettendomi di riportare i colori anche nella vita dei miei ascoltatori. Mia madre e Alessandro sono i due estremi imprescindibili della mia carriera in radio: senza di lei non avrei mai avuto la forza di iniziare e di portare avanti questo grande progetto e senza di lui non avrei mai avuto la forza di venir fuori dalle difficoltà che nel mondo della radio si erano create.
Lei è stata una visionaria che ha sperimentato la visual radio prima che diventasse di moda su scala nazionale. Pensa di avere la stessa intuizione nel mondo ancora quasi inesplorato delle web radio?
Non mi dispiacerebbe! Ma per il momento il mio obiettivo è quello di mettere questa web radio che seguo in equilibrio, in una situazione di stabilità: un palinsesto stabile con persone che stabilmente ne fanno parte, consapevoli del ruolo fantstico che ricoprono. Poi, per il futuro... preparatevi a tutto!
Da quando lei ha iniziato quest'avventura nel mondo della radio è passato molto tempo: come ha vissuto la scansione del tempo? Le sembra solo ieri, o riesce a quantificare e scandire le tante e diverse tappe della sua carriera?
Razionalmente mi accorgo che il tempo è passato, però dentro di me non mi sento molto diversa. Sicuramente più pacata e più calma rispetto alla versione di quella giovane Maria istintiva e impulsiva. Ma pensando alle cose che vivo, le vivo con lo stesso entusiasmo con cui ho iniziato. Oggi ho degli affetti che prima non avevo, ho vissuto delle difficoltà che mai avrei immaginato, anche sul lavoro. Tutte queste cose strutturano e contribuiscono a dare un'inquadratura diversa e a disincantare l'ingenuità che può avere una ragazzina. Però lo spirito con il quale io mi approccio alle cose e alle persone è lo stesso.
Che effetto le fa l'ascolto della tua voce in radio?
Quando ero ragazza avevo una bella voce squillante. Con il passare degli anni questa voce è rimasta bella nelle tonalità ma è cresciuta, si è irrobustita. Prima parlavo molto più velocemente, anche perchè era lo stile radiofonico di quelli anni. La capacità di avere sempre qualcosa da ribattere, da dire invece, anche se in parte l'ho sempre posseduta come qualità innata, ho imparato ad amplificarla con la pratica. La sicurezza e la spontaneità sono competenze che si acquisicono e maturano con lo studio e con l'esperienza. Oggi, ho conquistato la capacità di superare situazioni di imbarazzo con nonchalance, quindi andando avanti senza sottolineare l'errore, oppure ridendoci su, tornando indietro con una battuta autoironica. Magari giocando con un altr-ego.
Da questa autobiografia emerge il coraggio della vulnerabilità. Si è messa a nudo facendo conoscere forse la parte più fragile di una Pintore a tanti sconosciuta, raccontando tasti dolenti della vita personale e professionale. Quello che lei ha passato, le ha permesso di scoprire e constatare la flessibilità e la fluidità della radio. Come sono collegate queste due dimensioni?
Questa mia osservazione nasce da una serie di difficoltà, anche avvenute all'interno del mondo della radio. Ad un certo punto della mia vita ho dovuto allontanarmi temporaneamente da questo mio grande amore a seguito di problematiche lavorative che mi stavano provocando sofferenza e delusione. Ma quello che avevo vissuto all'interno della radio era talmente potente che mi ha messo nella condizione di lavorare come se fossi in radio fuori dalla radio. Per questo dico che è fluida, perchè se non avessi avuto quel tipo di percorso alle spalle con cui avevo imparato a manovrare, muovere e plasmare la radiofonia dall'interno, probabilmente non sarei mai riuscita a mettermi in gioco per l'ennesima volta, inventandomi, per esempio, la professione di videogiornalista, cioè di una che si muove, così come si muovono ormai tutti - quando l'ho fatto io era una novità senza precedenti - uscendo sempre con una telecamera appresso per costruire autonomamente immagini, audio e interviste su cose che esulavano dalla mia zona di comfort. La radio mi ha dato le chiavi giuste per vivere tutto ciò in maniera personale. I miei pezzi erano solo miei ed erano inconfondibili non solo per il timbro della voce che li raccontava ma anche per lo stile, in quanto l'unico fra i tanti a dare maggiore spazio alla radio rispetto alla televisione pur trasmettendo in TV. Per questo la radio è fluida, perchè anche quando mi ha dato la delusione peggiore, mi ha permesso al contempo di aprirmi a nuove cose e, per assurdo, di rinforzarmi proprio per tornare in radio. Uno stop da cui ho ceracato di tirare fuori comunque il meglio di me, imparando cose che poi ho avuto la possibilità di riportare in radio.
Il Covid le ha permesso di far diventare la radio casa e la casa radio. Come le è venuto in mente di utilizzare la radio per metterla a disposizione della comunità e delle esigenze sociali?
In quel periodo non si poteva far niente. Era un mondo di "non si può". L'unica cosa che si poteva fare era ascoltare la radio ma era diffcile arrivare in radio. Allora mi son detta: "perchè no? Portiamola a casa!". Nel fare questo ho però riflettuto su ciò che capitava all'interno delle case e delle famiglie: non tutti avevano la fortuna di trascorrere del tempo con i propri cari in serenità. Per molte donne voleva dire stare chiuse in casa con il loro carnefice senza possibilità di scampo; per altri sono stati giorni difficili e di preoccuazione perchè era difficile fare la spesa senza soldi. Per non parlare del terrore di sottofondo costante per l'incertezza e per la paura dei contagi. Da lì è nata la domanda e la conseguente risposta: "Di cosa hanno bisogno le persone? Di serenità, di musica che faccia venire voglia di ballare, di far giocare i bambini con i giochi di una volta...", tutte cose che abbiamo deciso di portare all'interno delle case della gente con la radio. I sindaci spiegavano ogni giorno ai cittadini dei prorpi Comuni cosa fosse consentito e non. La radio in quell'occasione ha riscoperto e ritrovato la sua vera indole di mezzo di soccorso. Siamo riusciti a collegare le esigenze reali delle persone con le varie associazioni del territorio capaci di dare l'aiuto di cui avevano bisogno nel totale anonimato.
Che significato ha per lei, a livello umano, sapere di aver aiutato le persone con il suo lavoor? Oltre che in questa situazione specifica della pandemia, anche nella vita di tutti i giorni.
E una soddisfazione immensa. Quando il tuo lavoro e la tua passione diventano un'unica cosa e con queste puoi fare del bene alla comunità e aiutare gli altri vivi un'esperienza magica che non ha prezzo. E' questa la magia che fa la radio: oltre ad essere contagiosa, a emettere un'onda di risonanza illimitata, crea legami autentici fra le persone. La radio è uno strumento potente di cambiamento e tu, hai il potere di sfruttarlo. Poi sta a te decidere come, se in bene o in male. E qui, entra in gioco la responsabilità che reputo fondamentale in questa professione. Io ho solo un principio in radio e soprattutto quando mi appresto a raccontare le persone e le loro storie: non metterle in difficoltà, ma a prorpio agio affinchè si sentano in uno spazio sicuro e libere di esprimersi. Ho enorme rispetto per le persone che si aprono con me e mi danno fiducia quando decidono di raccontarsi in radio perchè so che in quel momento la volontà di parlare di sè non è dettata da un mero volersi mettere in mostra dettato dall'ego, ma dalla speranza che la sua esperienza possa aiutare chi ascolta.
Nel libro lei riporta un dialogo con Piombi sul salto al nazionale. Il suo consiglio all’epoca era stato: "Non farlo, non abbassarti a compromessi, non perdere la tua libertà". Cosa ha significato per lei e... lo seguirebbe ancora?
Assolutamente sì. Ma non alla mia Isola, non si tratta di un fatto territoriale, quanto piuttosto di restare fedele a me stessa. Daniele Piombi si riferiva a un compromesso legato all'autonomia, alla libertà. Io, nel mio lavoro quì, sia come responsabile di una radio, sia come speaker, sono stata sempre libera, nel senso che non ho mai avuto qualcuno che mi costringesse a trattare determinati argomenti. Non ho mai subito pressioni di nessun tipo, tanto meno ricatti di alcun genere. Fare quel salto mi avrebbe messa nella condizione di correre quel rischio e io, quel rischio, non lo volevo correre.
Nel libro ci sono dei passaggi che mettono in luce una visione particolare, trasmessati da sua madre, riguardo il rapporto tra la Radio e il denaro. Come si collegano queste due dimensioni?
Mia madre, all'inizio, mi vietava di accettare di essere pagata per il mio lavoro in radio perchè voleva che la mia passione per questo mondo restasse genuina e autentica. Forse voleva capire quanto per me fosse reale il desiderio di fare radio e, oggi, posso dire che questo suo insegnamento mi abbia regalato le più grandi soddisfazioni. Amo talmente tanto il mio lavoro che lo farei anche gratis, ma sapere che il denaro che riceverò per quello che faccio è un riconoscimento della validità di ciò che ho da proporre non ha prezzo. Sono convinta che non si debba cercare il denaro per ottenere un risultato, quanto piuttosto creare un risultato per avere il denaro, che diventa una conseguenza naturale. Prima, però, occorre formarsi. Poi saranno i lavori a venire a bussare alla porta.
Lei è stata una pioniera in un ambiente prettamente maschile e ha di fatto combattuto battaglie anche per chi è venuta dopo di lei. Cosa consiglia alle giovani donne che ancora oggi si ritrovano in situazioni simili?
Oggi è molto più semlice perchè queste battaglie sono state combattute - e vinte - ai miei tempi. Prima le giornaliste erano relegata alla cronaca rosa. Oggi, per fortuna, le cose sono cambiate: nelle redazioni ci sono molte donne che si occupano di tanti argomenti diversi. Quando io mi sono avvicinata alla sport, questo settore era completamente ad uso - e abuso - dei maschi, sia nella sezione "raccontiamo lo sport", sia in quella "viviamo lo sport". Essere donna voleva dire essere penalizzata in partenza in quest'ambito. Io sono entrata nel mondo del rally per caso, su invito dell'organizzatore di una gara che, ad una conferenza stampa, mi chiese di salire sulla rampa per condurre l'evento. E io, non avendo alcuna conoscenza tecnica su macchine e motori, ho ricondotto il tutto sul mio terreno, intervistando i piloti e dando loro la possiblità di raccontarsi da potagonisti.
Passiamo all'ultima esperienza in ordine di tempo, quella del Community Hub e alla web radio. Quale sarà il futuro di questa web radio? Perché è così importante la valenza sociale?
Web Roch nasce all'interno del Community Hub, struttra con fortissima valenza sociale. Di conseguenza, la web radio, non poteva che avere la stessa vocazione. Web Roch - Radio Olbia Community Hub - nasce con la funzione di fare da cassa di risonanza a questa realtà. La struttura è nata dall'esigenza di creare programmi affidati a volontari (e qui' la valenza sociale) e con richiamo al territorio cittadino. Così sono nati i primi programmi, da LIBERA LA MENTE che si occupava di parole e del loro utilizzo data la pericolosità dell'usare male certi vocaboli, a RACCONTAMI DI TE, per raccontare la storia di persone che hanno lasciato un'impronta importante nella comunità, a COMMUNITY, un programma capace di creare ponti interculturali. I corsi sono stati una necessità per formare quelle voci che oggi sono stabilmente parte della radio e che col tempo hanno acquisito una certa confidenza con il sistema, facendo loro la mia stessa passione. Ma in realtà, dopo le poche ore stabilite per fornire agli speaker le nozioni base, i corsi veri e propri sono iniziati quando loro stessi si sono messi in gioco facendo esperienza diretta in radio e formandosi sul campo. Questa è la bellezza di Web Roch: è una radio libera dalle ambizioni economiche, capace di dare la giusta visibilità agli aspetti più semplici della vita. Per costruire i programmi su misura di ogni speaker e per far si che ciascuno di loro potesse tirare fuori il meglio di sè, abbiamo unito le idee con l'obiettivo di creare trasmissioni utili alla comunità a partire dalle passioni personali e dai punti di forza di ogni volontario. E questo non solo ha funzionato, ma è stato un successo. Soprattutto da un punto di vista umano: vedere persone che avevano paura di mettersi in gioco trasformarsi in persone socievoli e capaci di lanciarsi in nuovi progetti di vita grazie all'esperienza in radio è meraviglioso e non ha prezzo. Web Roch ha tirato fuori il vero spirito della radio, portando soccorso nella vita di tutti i partecipanti di questo progetto. Io ho solo acceso un meccanismo, consentendo alle persone di mettersi in gioco, di provare, di sperimentare, di giocare su qualcosa. C'è chi si è divertito moltissimo e sta ancora giocando, c'è chi ne ha avuto paura ed è andato via.
Sta passando il testimone alle nuove generazioni. Che effetto fa essere "maestra e madre" come in molti dei tuoi allievi ti definiscono in quest’ambito?
E' bellissimo. Da un po' sento il peso dell'età, nel senso che 10 anni fa non mi avrebbe sfiorato il pensiero di mettermi ad insegnare qualcosa a qualcuno. Oggi però mi piace moltissimo. Mi piace rivedere quello stupore che io ho vissuto alla mia epoca negli occhi degli altri. Mi piace vedere la meraviglia di chi ha appena fatto qualcosa di bello e se ne stupisce entusiasmandosi per riprovarci. Ho recentemente anche iniziato a collaborare con le scuole con dei progetti ad hoc per permettere ai giovani di entrare in questo mondo meraviglioso e, con le loro voci, di fare la differenza e di costruire un mondo migliore. D'altronde, cos'è la radio - oltre all'amore grande della mia vita - se non un posto felice?"
Articolo scritto in collaborazione con Barbara Curreli
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