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Olbia, lo showcooking di Luca Pappagallo incanta il pubblico: l'intervista

Il celebre "cuciniere curioso" si racconta

Olbia, lo showcooking di Luca Pappagallo incanta il pubblico: l'intervista
Olbia, lo showcooking di Luca Pappagallo incanta il pubblico: l'intervista
Camilla Pisani

Pubblicato il 29 January 2025 alle 17:45

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Olbia. “Le patate sono vigliacche”: e giù con l’ennesima risata scrosciante, che attraversa il pubblico e risuona in tutta la libreria, trasformatasi per l’occasione in un’accogliente cucina. Che la poetica culinaria di Luca Pappagallo stia tutta racchiusa in questo genere di assunti, come “le patate sono vigliacche”, è un’idea del tutto soggettiva ma forse azzeccata.

Protagonista di uno showcooking -moderato da Diego Eretta- di clamoroso successo, nella cornice della libreria Ubik di viale Aldo Moro, il “cuciniere curioso” più famoso del web ha incantato gli astanti (una platea eterogenea, composta da donne, uomini, bambini ed adolescenti) presentando il suo ultimo libro e cucinando una veracissima pasta alla buttera, offerta poi agli avventori.

Pappagallo, nel suo “La nostra cucina di casa” (edito da Vallardi), propone infatti ricette tradizionali provenienti da tutta Italia. Ma cosa significa tradizionale, per un cuoco (pardon, un cuciniere) che da più di un ventennio esplora le culture gastronomiche di tutto il mondo?

“Per me, la cucina tradizionale è proprio quella che ci passiamo di persona in persona, di generazione in generazione. È quella che io sono andato a cercare, quella che le persone hanno scelto di donarmi; sono le ricette che diventano tradizioni in ogni casa, con tutte le differenze del caso. Infatti alcuni peccano, talvolta, credendo che la loro ricetta sia quella autenticamente tradizionale; invece la vera cucina tradizionale è semplicemente quella tramandata all’interno delle famiglie. Se a casa tua, nei culurgiones non si mette la menta, vuol dire che quella è la tua tradizione, ed è perfettamente genuina tanto quanto le altre. La cosa importante è che questa trasmissione di saperi non si interrompa, come purtroppo sta accadendo; perché le nonne sono state in qualche modo sostituite da persone del mio settore” spiega Pappagallo.

Cucinare insomma non solo come performance comunicativa, ma anche e soprattutto come espressione culturale ed emotiva. Tante, nel background del cuciniere curioso, le ricette del cuore: “una fra tutte, quella che a casa mia si chiamava la minestra del Paradiso. Si tratta di quella che, in altre parti d’Italia, si chiama stracciatella. Sono piatti poveri, fatti da pochi ingredienti. Questa minestra l’ho inserita in una puntata che andrà in onda prossimamente e mentre la facevo, all’improvviso, mi sono sentito di nuovo piccoletto a casa della nonna” continua il cuoco toscano.

Che sulla tradizione gastronomica sarda, commenta: “ne so qualcosa, e ci sono diversi piatti che adoro; ma ne sto scoprendo via via sempre più aspetti, anche in maniera casuale. Oggi, ad esempio, chiacchierando dopo pranzo qui ad Olbia, ho scoperto che con un tipo specifico di pane si fa una zuppa, che devo assolutamente assaggiare. Insomma, appena ci si sposta si scoprono piatti nuovi”.

Assaggia, si muove lesto tra dogmi culinari e gestualità domestiche, invita al gusto, all’esplorazione tattile ed olfattiva, carnale, del sugo che sobbolle (anzi, mutuando dal napoletano, “pippia”), del pecorino sparso a piene mani, delle olive polpose da aggiungere a fine cottura: quello di Pappagallo è uno showcooking in piena regola, ed il pubblico lo sente e reagisce intervenendo, facendo battute di spirito, richiedendo assaggi a gran voce.

“Si fa spesso confusione, quando si parla di pubblico. A me i numeri non interessano, io non parlo ad un pubblico, parlo alle persone. Sono quello che si vede, non ho un personaggio e quello che trasmetto in video aderisce a quello che sono dal vivo. Questo penso che alla lunga premi” sottolinea Pappagallo, e non ci sono dubbi in merito. La libreria straripa di persone e di profumo di cipolla appena soffritta, salsa di pomodoro, cucina buona di casa.

E sta forse proprio in questo senso di casa, trasmesso con parole sagaci e semplici, la cifra del successo di Pappagallo: “le patate sono vigliacche, quando le vuoi assaggiare spesso ti ustionano, si attaccano al palato” scherza il cuoco, centrando il focus della sua cucina, fatta di esplorazione continua ed assaggi golosi.

Ricette “muscolari”, malleabili, confortanti, schiette: “io sono una persona che cucina per la casa e in casa. Io sono quello che si vede, l’autenticità è pregnante e ti consente di andare oltre”. Simple as that.