Monday, 03 February 2025
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Pubblicato il 02 February 2025 alle 19:00
L’archeozoologia, ovvero lo studio dei resti animali dei contesti archeologici, è un’irrinunciabile branca dello studio dell’antichità, ricchissima di indispensabili informazioni di varia natura che impattano su importanti aspetti delle società del passato: vita quotidiana, economia, dieta, rituali sacri e funebri, ecc. Questa disciplina consente anche di tracciare l’evoluzione del popolamento delle specie animali nei vari territori fin dalla loro comparsa.
Per quanto attiene a quella del cavallo in Sardegna, le evidenze ad oggi disponibili la datano a non prima dei primi contatti tra le popolazioni autoctone dell’Isola e i Fenici nel corso dell’Età del Ferro, come si può facilmente verificare cliccando a questo link che rimanda ad un lavoro di Barbara Wilkens, archeozoologa molto apprezzata anche a livello internazionale, docente dell’Università di Sassari e punto di riferimento per molti archeologi italiani e stranieri operanti in Sardegna, che le sottopongono le ossa animali provenienti dai loro scavi.
Sulla scorta di ciò, nel corso di una relazione ad un recente convegno scientifico trasmessa on line ho correttamente attribuito l’arrivo del cavallo nella nostra regione appunto alla fase dei primi contatti con i Fenici. Apriti cielo! Anatema e scomunica dai pontefici del fantarcheosardismo. Negli a-social si sono puntualmente aperte le cateratte dei soliti insulti per lesa maestà shardanica, contro il “nemico dei Nuragici” e “partigiano dei Fenici”, e al coro si è accodato persino un archeologo che si è aprioristicamente lanciato ad affermare che il cavallo in Sardegna è già attestato dal Neolitico. Ignaro dei dati, pur trattando spesso di pre e protostoria, o perché quel tipo di claque conviene blandirla?
A sostegno della presenza qui di quella specie animale già nell’Età del Bronzo, nella quale invece non ce n’è ancora traccia, si cita puntualmente sempre e solo un bronzetto che raffigura un arciere su un quadrupede.
Vista la palese imperizia dell’artigiano, ben evidente dalla resa molto approssimativa della figura umana e molto distante da quella di altri bronzetti di più accurata fattura, appare piuttosto ottimistico identificare con certezza la specie del quadrupede. Ma quand’anche lo si ritenga un cavallo, ciò non prova che la comparsa di questa specie sia precedente all’Età del Ferro. Anzi, il contrario. Il bronzetto non è databile con precisione perché è sconosciuto il contesto di rinvenimento, e se è vero che questa categoria artigianale prende avvio già nella fase finale dell’Età del Bronzo, il suo maggior sviluppo si pone proprio nell’Età del Ferro. Ed anzi, in questo caso sarebbe proprio la figura di cavallo a confermarne la datazione più recente, perché non si conosce un solo osso di cavallo da contesti precedenti. In altri termini, non sarebbe il bronzetto a dimostrare che il cavallo è già in Sardegna nell’Età del Bronzo; al contrario, sarebbe invece proprio la figura del cavallo (sempre ammesso che tale sia) a datare la statuina all’Età del Ferro. E se il cavallo fosse stato presente e diffuso presso i Nuragici così come si vorrebbe, come mai di un animale così imponente e importante (caccia, guerra, traino, carne, crine, ecc.) avremmo questa sola impacciatissima (irriconoscibile) figura a fronte di decine e decine di cervi, buoi, arieti, cani, volatili, cinghiali, e persino di una scimmia?
Chiudo con la solita (inutile) raccomandazione-appello ai seguaci del suprematismo sardista applicato all’antichità. Dov’è il problema se il cavallo comparve in Sardegna nella fase dei primi contatti con i Fenici? Si teme che i Nuragici apparirebbero deficitari e meno “fighi” (perché questo è il mood, da curva Sud) se non lo conoscevano da prima? Perché mai?! Anche lo studio della storia, come quello di tutte le altre discipline scientifiche, è un esercizio serio, freddo e razionale, che non tollera tifoseria da stadio, né emotività, né pre-giudizi, né “è così perché così preferisco che sia”.
Non tutto può essere sempre nato e scoperto e inventato qui. Tutto e sempre e solo qui! La Sardegna nuragica mater, magistra et domina di tutto il mondo antico è un’assurda illusione che in realtà scredita i Nuragici, grandiosi anche proprio per essere stati un popolo aperto al vicendevole scambio materiale e culturale con molte altre diverse genti (tutto il contrario di questo attuale soffocante provincialismo autoreferenziale), un popolo che pur idolatrate ma che così gettate nel ridicolo, una Sardegna antica che vorreste autarchica (come se ciò fosse merito e vanto) ma che così riuscite a far apparire solo ripiegata su se stessa in un isolamento sterile.
Info foto:
1) Arciere saettante in piedi sul dorso di un cavallo (Giovanni Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, Cagliari, La Zattera, 1966).
2) clicca su "Navicella in bronzo con figurina umanoide custodita al Museo Nazionale di Cagliari".
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