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La malaria a Terranova Pausania: storia di mio nonno Giuseppe

Quando il flagello della malaria si portò via un padre, un soldato, un eroe silenzioso

La malaria a Terranova Pausania: storia di mio nonno Giuseppe
La malaria a Terranova Pausania: storia di mio nonno Giuseppe
Patrizia Anziani

Pubblicato il 24 November 2024 alle 18:30

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Olbia. La notizia dell'imprenditore 41enne morto di malaria a Olbia, di rientro da un viaggio a Zanzibar, mi ha profondamente scosso. Non ho potuto fare a meno di pensare e ricordare mio nonno Giuseppe, che non ho mai conosciuto, ma la cui storia di vita ed esempio hanno assunto un valore assoluto.

Le radici della nostra famiglia a Terranova Pausania erano già ben salde quando il mio bisnonno Gerolamo Anziani, originario di Tempio Pausania, nel 1896 si aggiudicò per un quinquennio l'appalto per la riscossione dei dazi di consumo governativo comunale. Suo figlio Giuseppe, nato nella cittadina sul mare nel 1890, sarebbe diventato uno degli eroi silenziosi di questa città, allora chiamata scherzosamente dai suoi stessi abitanti "Terranova Pagu Sana" per la presenza endemica della malaria.

Custodisco gelosamente i suoi documenti militari e le sue cartelle cliniche. Carte ingiallite dal tempo, che raccontano la sua battaglia contro il male che flagellava la Sardegna e Olbia. Mio nonno, il Capo Squadra Giuseppe Anziani, morì di malaria il 30 maggio 1943, a 53 anni, mentre prestava servizio militare nella sua seconda guerra.

Quando guardo questi documenti, rivedo attraverso gli occhi di mio padre, che aveva solo 7 anni quando perse suo padre, la storia di un eroe silenzioso. Mio nonno era un veterano della Prima Guerra Mondiale che, a cinquant'anni, non esitò a rispondere alla nuova chiamata alle armi.

Entrò nella 17ª Legione M.A.C.A. nell'ottobre del 1940, ed assegnato alla 6° Cent. Mitraglieri C. A. col grado di Legionario. Nel '41 fu poi trasferito alla 758ª Batteria 20/C. A.  prestando il servizio presso 86° Gruppo Batterie Leggere, infine venne promosso Capo Squadra per i suoi meriti avendo ricoperto il ruolo di Sergente nel Regio Esercito.

Ma la sua vera battaglia non fu contro il nemico in guerra. Era padre di sette figli, l'ultimo dei quali mio padre Francesco, recentemente scomparso all'età di 87 anni. Due di loro, Geromino e Giovannino, erano già imbarcati in guerra quando lui si ammalò, mentre gli altri cinque figli erano ancora minorenni.

Il maggio del '43 fu terribile per la Gallura. Il giorno 14  Olbia venne bombardata e nonno Giuseppe, già provato dalla malaria, riuscì in un ultimo atto d'amore a portare nonna e i figli più piccoli al sicuro: da Olbia, dove vivevano stabilmente, in uno stazzo di famiglia a Murta Maria. Fu proprio lì che si spense il 30 maggio.

Mio padre, a ventun anni, nel 1956, volle mettere nero su bianco, nel suo lungo racconto di quel periodo di guerra, quel terribile momento in cui mio nonno morì. Le sue parole, che conservo come un tesoro, raccontano quei momenti strazianti attraverso gli occhi del bambino di sette anni che era:
"Ormai sul viso del Babbo leggevamo, leggevamo la stanchezza e l'approssimarsi della fine di tutte quelle sofferenze. Col passar delle ore egli si aggrava sempre più, anche se cercava di nascondere quella cruda realtà a noi e quasi a se stesso. Ma ormai era arrivato all'estremo delle sue forze e quindi non poté più resistere ed il 29 maggio del 1943 verso sera ci accorgemmo che il Babbo quasi non c'era più.
Ebbe la forza di dire delle parole di commiato alla mamma e in nostra presenza le chiese perdono per ciò che aveva sbagliato in passato e così quella stessa notte prima di morire vomitò dei pezzi di fegato e sangue grandi quanto una manina di un bimbo appena nato.
Sembrava una cosa impossibile ma dopo aver sputato tutte le sofferenze e i dolori, nel suo viso tornò quella espressione paradisiaca di felicità e candore. Quella fu l'ultima espressione poiché passarono pochi minuti da quel benessere. E con quella dolce espressione e in quella posizione rimase.
Fu un trapasso dalla vita terrena a quella eterna così dolce e nello stesso tempo così fulmineo che non ci rendemmo nemmeno conto di aver, noialtri figli, perso un padre tanto buono e santo e per la mamma un grande marito".

La malaria era il nemico invisibile della nostra terra. Mio nonno la contrasse nell'agosto del 1942, durante il servizio. Il plasmodium, nonostante le cure con il chinino, ebbe una ricaduta fatale il 28 febbraio 1943. I documenti medici che conservo raccontano la sua battaglia contro il parassita. Una battaglia diversa da quelle che aveva combattuto in guerra, ma non meno eroica.

Non ho potuto conoscere mio nonno Giuseppe. Ma attraverso i racconti di mio padre, i documenti che custodisco e il dolore che ancora oggi emerge quando se ne parla tra le mura domestiche, ho imparato a conoscere la sua lotta silenziosa contro un nemico che ha afflitto la nostra terra per millenni.

La sua morte venne riconosciuta come "avvenuta in servizio e per causa di servizio". Non cadde sotto le bombe che in quei giorni devastavano la sua città, ma sotto i colpi di un nemico ancora più subdolo. Morì come aveva vissuto: servendo il suo paese, proteggendo i suoi affetti più cari, combattendo fino all'ultimo respiro.
Oggi, mentre la nostra città piange un'altra giovane vita spezzata dalla stessa malattia, sento il dovere di condividere questa storia. 

+++La malaria che uccise il Capo Squadra Giuseppe Anziani è stata debellata in Sardegna negli anni Cinquanta, ma i dati riportati durante il World Malaria Day 2024 restano sempre molto allarmanti: nel mondo nel 2022 sono state registrate 608.000 morti a causa di questa malattia, con 249 milioni di nuovi casi. Il 94% di tutti i casi di malaria si registra nella Regione Africana dell'OMS. Nonostante i progressi nella prevenzione e nel trattamento, la malaria resta quindi una minaccia globale che richiede vigilanza costante: dall'utilizzo di zanzariere trattate con insetticidi alla profilassi farmacologica per i viaggiatori, fino ai continui avanzamenti della ricerca medica.