Tuesday, 08 April 2025
Informazione dal 1999
Pubblicato il 08 March 2025 alle 14:00
Olbia. È opinione comune che la società sarda sia tradizionalmente matriarcale. Attenzione a non generalizzare, però. Il matriarcato è un assetto familiare comunque legato a una società arcaica agricolo-pastorale.
Forse in Sardegna il ruolo della madre, all’interno della famiglia, è stato valorizzato dalle periodiche assenze dell’uomo – a volte anche sei mesi l’anno - impegnato nei pascoli a custodire e a sorvegliare le greggi. Ma, comunque, tale ruolo non si estendeva al di là delle mura casalinghe o, al massimo, quelle della recinzione dello stazzo. Il titolare dell’attività di famiglia e dei rapporti sociali era sempre il “padre padrone” (parafrasando Gavino Ledda) che la trasmetteva ai figli maschi.
Un recente studio della professoressa Elia Mura (“Non Cheria”, Sorgono, 2024), docente di lettere in un istituto superiore, ha infatti evidenziato la persistente concezione della donna come proprietà dell’uomo e il dominio della cultura patriarcale nella Sardegna dell’Età moderna e del XIX secolo.
La città di Terranova, tuttavia, comincia a distaccarsi da questi canoni, sin dalla fine del 1800. Già da allora, la nostra città guardava ben al di là del suo entroterra agricolo e pastorale: la lotta per l’attracco nel porto cittadino del “postale” proveniente da Civitavecchia ne è una prova. Andando a investigare indietro nel tempo, abbiamo individuato una famiglia olbiese la cui componente femminile ha dato prova di capacità imprenditoriali e di una straordinaria voglia di emergere al di là delle mura domestiche: la famiglia Careddu-Tamponi-Bardanzellu.
La capostipite (individuata, giustamente, “in linea materna”) fu Angela Careddu. Tempiese, la troviamo citata per la prima volta, negli archivi di Stato civile di Terranova Pausania, in data 17 agosto 1869, e precisamente sull’atto di morte del piccolo Tommaso, di soli tre anni, uno dei figli da lei avuti da Giovanni Battista Tamponi Sorba, nato a Gergei ma residente a Calangianus.
Non c’è da stupirsi se troviamo già da allora la presenza in Terranova di persone nate in altri comuni. È indizio della capacità attrattiva della nostra città, visibile già da allora. Anche molti “continentali”, a partire dall’Unità d’Italia, vi si sono trasferiti, contribuendo al suo sviluppo. Ricordiamo i miticoltori tarantini De Michele, gli imprenditori ponzesi Piro, il marchigiano Ercole Giorgini o la famiglia elbana Mibelli, fondatori della banda cittadina.
Ma torniamo ai coniugi Careddu-Tamponi. Nell’atto in questione sono citati come “entrambi negozianti”. È assolutamente una citazione insolita, per l’epoca, che una donna, già nel lontano 1869 fosse citata come compartecipante all’attività familiare.
E quale attività! Battista Tamponi, infatti, si era laureato in Farmacia a Sassari il 21 dicembre 1859, quando era già sposato da almeno tre anni con Angela, allora diciassettenne. Il “negozio” olbiese dei coniugi in questione era infatti una farmacia. Anzi: la prima farmacia olbiese che si ricordi, situata in Corso Umberto I, all’epoca detta Via Grande.
Sorge allora spontanea una domanda. Perché entrambi i coniugi sono citati come titolari dell’attività quando per condurla – trattandosi di una farmacia – sarebbe bastata la presenza del solo marito, essendo laureato in farmacia? Si può rispondere soltanto ipotizzando che Battista Tamponi abbia rivestito il ruolo “scientifico” nell’ambito dell’azienda che, invece, era condotta e diretta imprenditorialmente dalla moglie Angela, la quale laureata non era (la prima donna sarda a laurearsi fu infatti Paola Satta Maninchedda, di Thiesi, nel 1902 a Cagliari).
La conferma del ruolo “manageriale” di Angela Careddu l’abbiamo nel suo atto di morte, in data 26 aprile 1908, ove è citata come di condizione “farmacista”, cioè “titolare” di farmacia. All’epoca il dr. Battista Tamponi era deceduto da circa sedici anni ed era stato sostituito nel ruolo “scientifico” dal dottor Michele Ena di Bono.
Per una donna, essere citata come titolare di un’attività imprenditoriale nella Terranova di fine Ottocento è veramente più unico che raro. Nell’archivio di stato civile, infatti, la “condizione” delle donne olbiesi ivi registrate va da “donna di casa” a “proprietaria” (le poche ricche per successione ereditaria), a “contadina”, “pastora” o a qualche “levatrice”.
Alla morte di Angela Careddu, la titolarità della farmacia di Corso Umberto fu trasmessa in linea femminile alla secondogenita Maria Tomasina Tamponi, nota Marietta, a testimonianza di un effettivo matriarcato familiare. La presenza di un farmacista laureato in negozio fu prima assicurata dal citato dr. Ena poi dal dr. Boassa di Cagliari.
Terranova, 16 luglio 1923. Pranzo di nozze del contemporaneo matrimonio delle sorelle Quirica Lucia e Angelina “Lillina” Bardanzellu. Tra le due coppie di sposi, da vera “matriarca”, si riconosce la “farmacista” e gerente di Ufficio Postale Marietta Tamponi.
Marietta si era sposata, anche lei appena diciassettenne, con il maestro elementare lurese Giorgio Bardanzellu. Era un bell’uomo, Giorgio Bardanzellu ma, con tutto il rispetto, non aveva le capacità imprenditoriali della consorte. Trasferitosi a Terranova per matrimonio lasciò l’insegnamento e, per un po’ di tempo, si mise a fare il precettore privato. Di idee probabilmente radicali (l’allora deputato della Gallura, il radicale Giacomo Pala, era di Luras) ebbe anche un fugace ruolo nella politica cittadina tra il 1900 e il 1903 come assessore anziano. Poi si impiegò come commesso postale, alle dipendenze proprio di sua moglie. Sì perché l’intraprendente Marietta Tamponi, non soddisfatta di gestire soltanto la farmacia, concorse per la concessione dell’Ufficio postale cittadino e vinse, superando l’offerta della concorrenza maschile!
In cartolina: a destra la palazzina di Corso Umberto 64, sede della Farmacia Tamponi, e l’ufficio postale di Terranova Pausania.
Marietta ebbe idee femministe anche per quanto riguarda la “successione” nella gestione delle sue attività, che volle lasciare alle due figlie più grandi. Il suo primogenito, Giovanni, infatti, lo aveva deluso: pur essendo figlio di un insegnante e nipote di un farmacista, non andò oltre la quinta elementare; fu relegato a coltivare il podere di famiglia e rimase scapolo e agricoltore per sempre.
A gestire la farmacia, insieme al dr. Boassa, fu subito designata la secondogenita Caterina “Ninetta”. Succedette alla madre alla sua morte, nel 1933, sino a quando, per motivi di salute non dovette trasferirsi a Cagliari. La sua gestione è ricordata come una conduzione particolarmente “severa”.
Da sinistra la signora Boassa, Ninetta e Lillina
Della gestione dell’ufficio postale, invece, si occupò la quartogenita Quirica Lucia. Diplomata, quando l’amministrazione delle poste passò allo Stato (1924) partecipò al concorso e lo vinse. Fu poi nominata direttrice proprio dell’ufficio postale di Olbia, già da lei precedentemente gestito. “Lucietta” fu con tutta probabilità la prima direttrice donna di ufficio postale della Sardegna e sicuramente una delle primissime in Italia. Corsi e ricorsi: anche il marito si impiegò come commesso postale alle sue dipendenze, così come aveva fatto 25 anni prima Giorgio, il coniuge di Marietta Tamponi. Più “matriarcato” di così?
Quirica Lucia Bardanzellu (1888-1957).
Gli altri due figli maschi di Marietta Tamponi, Battista e Achille, furono mandati a studiare in continente, prima a Genova e poi all’Università di Roma. Achille si laureò in medicina nel 1916, quando era arruolato per la Prima Guerra Mondiale. Battista, invece, si era già laureato in giurisprudenza intorno al 1908 e poi avrebbe avviato a Roma un importante studio professionale specializzato in vertenze edilizie. Nei primi anni del XX secolo incontrò la donna che rivestì il ruolo fondamentale nella sua vita: Rita Fermina Fenu. Battista aderì ben presto al Partito repubblicano, fu antifascista e comandante partigiano. Nel secondo dopoguerra, fu per un decennio nella direzione nazionale del partito, direttore amministrativo della Voce Repubblicana, tre volte consigliere e due volte assessore al Comune di Roma e più volte candidato alla Camera e al Senato.
Rita Fermina si era laureata a Roma in materie letterarie ma, pur essendo figlia di un sassarese e poi moglie di un olbiese (Battista) non è statisticamente compresa tra le prime laureate sarde essendo anagraficamente nata a Civitavecchia. Insofferente alla rigida disciplina paterna, "Mina" fu una figlia ribelle ante litteram. Dedicatasi all'insegnamento subito dopo gli studi universitari, prese parte alle iniziative dei primi gruppi femministi e dei Comitati pro-suffragio, che invitavano le donne in possesso dei requisiti legali (età e diploma di scuola media superiore) ad iscriversi nelle liste elettorali dei comuni di appartenenza. Probabilmente fu in una di queste associazioni ("Associazione per la donna") che, intorno al 1906, aveva conosciuto l'educatrice Maria Montessori, che la convinse ad entrare nell'organizzazione delle sue case infantili. Contrariamente al volere paterno, nel 1908 Mina seguì la Montessori a Milano, per fondare la seconda "Casa dei Bambini", nel Quartiere operaio dell'Umanitaria. Per questo, al suo ritorno, il severissimo padre non la volle riaccogliere in famiglia e la scacciò di casa. Per nulla intimorita, Fermina andò a convivere con il suo uomo, Battista Bardanzellu. Dopo aver avuto il loro primo figlio i due si sposarono civilmente in Campidoglio.
Rita Fermina (1885-1965).
Rita Fermina Fenu rientra in questa storia, oltre che per il suo “femminismo” d’altri tempi, per l’influenza che sicuramente ebbe su Angelina Bardanzellu, ultimogenita di Marietta Tamponi. Non escludiamo che sia stata proprio “Mina” a convincere la sorella del marito a iscriversi all’Università di Roma per studiare materie letterarie - lo stesso diploma di laurea da lei conseguito – ospitandola nella sua casa romana.
Angelina, nota “Lillina”, si laureò a Roma nel 1920 e detiene il primato di essere stata la prima olbiese a conseguire il diploma di laurea. Tornò a Terranova molto più “indipendente” di quando era partita e non vi rimase a lungo. Ottenuta una cattedra di insegnamento lasciò la casa di famiglia e andò a vivere a Cagliari. Era diventata una ragazza “tosta”, si direbbe oggi. Il 1° dicembre 1922, accolse con la pistola in pugno i fascisti olbiesi e civitavecchiesi che si erano presentati davanti all’abitazione di Corso Umberto I 64 per “purgare” suo fratello Achille, ex combattente antifascista, e li convinse a cambiare aria.
Lillina Bardanzellu (1895-1975).
06 April 2025
30 March 2025
23 March 2025
17 March 2025
01 December 2024
30 November 2024
30 November 2024
24 November 2024
17 November 2024
10 November 2024
07 November 2024