Wednesday, 11 December 2024
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Pubblicato il 06 December 2024 alle 08:24
Il futuro del Pecorino Romano DOP, uno dei simboli della tradizione agroalimentare sarda, è in bilico dopo l’assemblea del Consorzio di Tutela, svoltasi lo scorso 3 dicembre.
La votazione sulla modifica del disciplinare, che prevedeva l'uso esclusivo di latte proveniente da razze autoctone, ha spaccato pastori, cooperative e industriali, generando un’ondata di polemiche.
Il disciplinare approvato nel 2021 con una maggioranza del 90% stabiliva che il latte utilizzato per produrre il Pecorino Romano DOP provenisse esclusivamente da razze autoctone come la pecora sarda.
Questo avrebbe garantito la qualità e il legame del formaggio con il territorio.
Tuttavia, la recente assemblea non ha raggiunto il quorum necessario per confermare questa scelta, lasciando spazio alla possibilità di utilizzare latte proveniente anche da razze esotiche, come l’Assaf e la Lacaune, adatte all’allevamento intensivo.
Secondo quanto riportato dall’ANSA, i portavoce storici dei pastori, tra cui Gianuario Falchi e Nenneddu Sanna, denunciano una "manovra pericolosa" che mette a rischio la credibilità della DOP.
"È in gioco il futuro del settore più strategico dell'economia regionale", affermano, lanciando un appello alla presidente della Regione Sardegna e all’assessore all’Agricoltura affinché esercitino il potere di veto.
Nel comunicato diffuso dalla Cooperativa Allevatori Ovini (CAO), si ribadisce la volontà di destinare il latte delle razze autoctone alla produzione del Pecorino Romano, come sancito nel consulto del 2021 con la base sociale.
La CAO sottolinea che la diversificazione produttiva, che include circa il 30% di formaggi diversi dalla DOP, è necessaria per garantire una giusta retribuzione anche al latte proveniente da razze non autoctone.
Tuttavia, la cooperativa evidenzia che la tutela del patrimonio culturale ed economico rappresentato dalla pecora sarda rimane una priorità.
I pastori temono che l’introduzione di razze esogene favorisca modelli di allevamento intensivi, incompatibili con la tradizione sarda.
Le pecore autoctone, adattate al pascolo in terreni difficili, garantiscono una qualità unica del latte e un ruolo ecologico fondamentale, come la prevenzione degli incendi grazie al controllo del sottobosco.
Al contrario, le razze esotiche, adatte all'allevamento in stalla, potrebbero snaturare il prodotto e compromettere l’immagine del Pecorino Romano sui mercati internazionali.
La decisione del Consorzio ha messo in evidenza profonde divisioni tra pastori e cooperative. Alcuni delegati, accusati di conflitto di interessi, avrebbero votato contro le razze autoctone per favorire interessi personali o industriali. Questo ha spinto i "Pastori senza bandiere" a denunciare pubblicamente le anomalie e a chiedere maggiore trasparenza nelle decisioni del Consorzio.
Mentre il Consorzio difende la necessità di bilanciare tradizione e sostenibilità economica, i pastori chiedono alle istituzioni di intervenire per proteggere la DOP e il settore lattiero-caseario sardo.
La posta in gioco non riguarda solo il futuro del Pecorino Romano, ma anche il mantenimento di un modello produttivo che valorizza il territorio e le sue peculiarità.
Le prossime decisioni saranno cruciali per stabilire se il Pecorino Romano DOP continuerà a rappresentare l’essenza della tradizione sarda o se cederà alle logiche di mercato, perdendo parte della sua identità.
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