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Cento lire tre canzoni: il mitico jukebox del Lido del Sole

Era lui il protagonista indiscusso delle serate del Lido del Sole

Cento lire tre canzoni: il mitico jukebox del Lido del Sole
Cento lire tre canzoni: il mitico jukebox del Lido del Sole
OLBIAchefu

Pubblicato il 15 August 2024 alle 16:00

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Olbia. Ho vissuto, anzi abbiamo vissuto quelle estati di spiaggia e canzoni, dove sotto ogni ombrellone si formava la compagnia fra noi del posto, non ancora con quella dei turisti che all'epoca non venivano in Sardegna come adesso.

Si andava a “Sos bagnettos”, all’ “Isola de mesu” facile da raggiungere a nuoto o con la barca, nelle ancora limpidi acque del porto.

Ci si fermava all’ “Isola de mesu” a fare merenda prelevando le cozze dai vivai e mangiandole crude senza paura. Si faceva ritorno al tardo pomeriggio contenti di avere vissuto momenti con la bellezza dei luoghi e del mare che la mia Olbia offriva.

Alla sera si poteva andare al Lido del Sole, un luogo molto ambito da noi giovani che facevamo il possibile per andare in macchina o usufruendo della corriera istituita da “Rasenti”. Ci recavamo in quel locale incantato sulla spiaggia per vivere le serate estive in compagnia del complesso musicale che allietava la serata, oppure del jukebox.

 Era lui il protagonista indiscusso delle serate del Lido del Sole: il jukebox, icona intramontabile di un'epoca che ha segnato la storia della musica e che ha fatto ballare milioni di giovani.  Era lì, tra il fruscio delle onde e il riso degli amici, che si poteva vivere la magia delle estati olbiesi, quelle stagioni intrise di sale e sole di un tempo che sembra così lontano ma che rimane impresso nel cuore di chi le ha vissute.

Cento lire tre canzoni da dedicare a lei, la ragazza dei sogni, sperando di catturare la sua attenzione, anche se spesso si rimaneva con lo sguardo perso nel vuoto, ignorati. Venti lire il ghiacciolo con lo stecchino, fresco sollievo nelle calde notti, ma l’estate era anche il tempo per il cinema all'aperto, all'arena Odeon, dove con centocinquanta lire si comprava non solo un film sotto le stelle, ma anche il brivido di un bacio rubato nell'oscurità.

Quegli anni, dai sedici ai diciotto, erano anni di scoperta, di amicizia, di prime cotte. Tutti si conoscevano, tutti erano parte di una comunità stretta e vivace, dove il jukebox suonava la colonna sonora di innumerevoli storie. Era un tempo in cui la compagnia era tutto, e le ragazze erano il mistero più dolce da svelare. Le stagioni calde scorrevano veloci, piene di promesse e di sogni, di corse per arrivare al cinema per occupare i posti migliori, di mani che si cercavano al buio, di cuori che battevano all'unisono con la musica.

Oggi, a distanza di quarant'anni, quei ricordi sono come un film in bianco e nero che si riavvolge nella mente, portando con sé la nostalgia di quei momenti, di quegli amici, di quelle serate spensierate. Il jukebox, con le sue melodie, era il testimone silenzioso di un'epoca che ha lasciato un'impronta indelebile, un simbolo di gioventù e di libertà che continua a vivere nei racconti di chi ha avuto la fortuna di essere parte di quel tempo magico. E così, mentre le note di quelle canzoni risuonano ancora lontane, possiamo chiudere gli occhi e ritrovarci là, al Lido del Sole, con un ghiacciolo in mano e il cuore pieno di speranze, pronti a inserire cento lire nel jukebox e a lasciarci trasportare dalla musica delle nostre estati indimenticabili.

Ecco sì,  vecchio di quarant'anni oggi desidero rievocare quelle estati, i miei amici che hanno rivissuto quelle estati, quel cinema all'aperto, quella mano e quella corsa per entrare alle 11 di sera.  Magari hanno deglutito un po’ di magone. Quando alla fine del film mia figlia Francesca mi chiede “Babbo com'era all'epoca tua?”.

“Mah… mi sembra di ricordare che ci batteva il cuore…” e tu di quelle estati ricordi tutto… Non vergognarti per il magone.

 

Salvatore Careddu