Sunday, 13 April 2025
Informazione dal 1999
Pubblicato il 11 April 2025 alle 10:43
Milano. Graziano Mesina, storico esponente del banditismo sardo e figura emblematica della criminalità isolana del secondo Novecento, è in condizioni cliniche “pressoché disperate”. A denunciarlo sono le sue avvocate, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, che hanno presentato al Tribunale di Sorveglianza di Milano la settima istanza di differimento della pena per motivi di salute.
Mesina, 83 anni, noto anche come “la primula rossa del banditismo sardo”, è detenuto da due anni nel carcere di Opera e attualmente ricoverato nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano. La sua storia è lunga e complessa: originario di Orgosolo, fu coinvolto in numerosi sequestri di persona e condannato per reati gravissimi, ma anche protagonista di clamorose evasioni e di un controverso tentativo di reinserimento sociale dopo l’amnistia degli anni Novanta. Nel 2020 è stato arrestato di nuovo, questa volta per associazione finalizzata al traffico internazionale di droga, reato per cui sta scontando una lunga pena.
Secondo quanto riportato dall’ ANSA, le legali hanno spiegato in una nota che "le sue condizioni di salute erano già da tempo precarie ma negli ultimi due mesi sono precipitate". A seguito del ricovero, "è stata diagnosticata una patologia oncologica che si è ormai diffusa, incurabile, in fase terminale".
Il quadro clinico descritto è drammatico: "A causa della malattia egli non può più camminare, non si alimenta, non parla, ha difficoltà a riconoscere le persone". Ciononostante, sottolineano le avvocate, "il tribunale di sorveglianza di Milano, 'grazie' anche alle relazioni su una sua 'persistente attuale pericolosità' da parte della procura generale di Cagliari, continua a rigettare le varie istanze presentate dalla difesa di sospensione pena per gravi ragioni di salute, l'ultima meno di un mese fa, nonostante siano state allegate tutte le recenti cartelle cliniche attestanti l'imminente pericolo di morte".
Le legali ricordano anche il rifiuto delle precedenti richieste di trasferimento in un carcere sardo, dove Mesina avrebbe potuto ricevere cure con il supporto dei familiari: "Le richieste di trasferimento in un carcere in Sardegna, dove la vicinanza con i familiari avrebbe potuto quantomeno favorire le cure e alleviare i patimenti, sono state sistematicamente respinte".
Ancora più grave, secondo la difesa, il fatto che al detenuto non sia stato concesso nemmeno un secondo parere medico esterno: "Nel reparto penitenziario nell'ospedale San Paolo hanno deciso che egli non è più curabile, ma gli viene negata la possibilità di avere un altro parere medico in un reparto di oncologia di un altro ospedale".
Dopo l’ultima visita in carcere, Goddi e Vernier hanno deciso di agire immediatamente: "Appurate le sue condizioni pressoché disperate presenteremo immediatamente l'ennesima richiesta al tribunale di sorveglianza di Milano con la speranza di riuscire ad ottenere una risposta positiva. Deve essergli concessa la possibilità di tornare a curarsi in Sardegna, dove può avere l'aiuto e la vicinanza dei familiari. Deve essere disposto ora, perché forse potrebbe affrontare il viaggio, non si sa per quanto ciò sarà possibile".
Il caso, già oggetto di attenzione mediatica e giuridica, riapre il dibattito sulle condizioni detentive degli anziani gravemente malati e sulla compatibilità della pena con il diritto alla salute.
11 April 2025
11 April 2025
11 April 2025
11 April 2025
11 April 2025
11 April 2025
10 April 2025