Olbia. Grande successo e interesse per la presentazione di "Fit Una Die De'Eranu" di Vanna Sanciu, pubblicato da Paolo Sorba Editore nella prestigiosa collana "Poeti Isolani". Sabato 5 aprile 2025 la sala conferenze del Grand Hotel President di Olbia era gremita oltre ogni aspettativa, con molti spettatori in piedi e circa 200 persone presenti, a testimonianza del grande interesse suscitato dall'opera prima della poetessa buddusoina di nascita e olbiese di adozione.
La serata, condotta con professionalità da Roberto Mette, ha preso avvio con i saluti di benvenuto e la presentazione dell'autrice e della sua opera, una raccolta di oltre quaranta componimenti in limba logudorese, tutti accompagnati dalla traduzione in italiano, impreziosita in copertina da un raffinato dipinto del pittore olbiese Lino Pes.
Antonio Rossi, che ha curato la prefazione del volume, ha definito il percorso letterario dell'autrice come "un esempio di umiltà". Citando Malcolm Forbes con "Troppe persone sopravvalutano ciò che non sono e sottovalutano ciò che sono", nel suo intervento Rossi ha poi aggiunto: "Senza tema di smentita posso affermare che Vanna all'inizio si è sottovalutata ma non si è arresa. Oggi Vanna è qui a presentare un'opera importante con alle spalle ormai un nutrito palmares e soprattutto, questo lavoro è inserito nella collana di un prestigioso editore sardo come Paolo Sorba".
"Unu sonu improvisu de campana, un suono improvviso di campana" è il titolo scelto da Rossi per la sua prefazione, un frammento tratto dalla poesia di Montanaru, nome d'arte di Antioco Casula, grande poeta di Desulo. "Montanaru, fra le sue diverse definizioni identificava la poesia come improvviso di una campana, accostamento che rappresenta efficacemente la forza misteriosa della creatività artistica", ha spiegato Rossi.
Nel corso della serata, Rossi ha approfondito anche il concetto di "Duende", quel misterioso fascino che pochi artisti possiedono, riconoscendolo nei versi della Sanciu. Nella sua prefazione scrive: "Nel mare trasparente della scrittrice, un canto accorato emerge dai fondali, ammaliando i gigli che danzano sugli scogli, diventa un sogno infinito che si solleva fino a baciare le stelle".
Uno dei momenti più intensi è stato quando all'autrice è stato chiesto come fosse nato in lei il desiderio di scrivere in lingua sarda: "La scelta della lingua rimane per me un mistero," ha risposto Vanna Sanciu, "perché non avevo mai scritto in lingua sarda, nessuno me l'aveva insegnato, però per me è stato naturale scrivere utilizzando quel registro, anche se sapevo poco e niente di metrica e di regole ortografiche e grammaticali. Per me, appunto il sardo logudorese è 'sa limba de su late' e con quella lingua è stato naturale esprimere un sentimento che aveva segnato profondamente la mia vita e quella dei miei familiari".
La poetessa ha poi raccontato il suo percorso di apprendimento: "Da quel momento è nato in me il desiderio di continuare a scrivere in sardo, ma non sapevo a chi rivolgermi per imparare a farlo correttamente. Il caso ha voluto che una mia collega di Berchidda mi suggerisse il nome di Antonio Rossi, e così è iniziato un percorso di apprendimento. Un'esperienza che continua ad arricchirmi umanamente e culturalmente".
Significativa anche la lettura di un brano della presentazione in lingua sarda del volume di Cristiano Becciu Bràina, responsabile del Settore Tutela Lingua e Cultura Sarda presso la Regione Autonoma della Sardegna, che ha sottolineato l'importanza di opere come quella della Sanciu per la preservazione e valorizzazione della lingua sarda.
A coronare la serata della presentazione del libro della poetessa una ricca alternanza di letture poetiche e interventi musicali. Il primo componimento presentato è stato "Semidas", letto in sardo da Tino Scugugia e in italiano da Cristina Ricci, seguito dall'interpretazione libera di "No potho reposare" eseguita da Daniele Gala. È stata poi la volta della poesia che dà il titolo alla raccolta, "Fit una die de 'eranu", letta in sardo da Tino Scugugia e in italiano da Camilla Pisani. Teresa Contu e Franca Zedda hanno poi interpretato "Tue ses", cui è seguito l'intervento musicale "Carignos" di Marino De Rosas sempre interpretato da Gala.
Particolarmente toccante il momento dedicato a "Carignos de istellas", con le voci di Gigi Angeli (in sardo) e Giusy Carta (in italiano), seguito dall'estemporanea musicale "A salutare le stelle". La poesia "Ojos de sole" è stata presentata da Teresa Contu e Tonina Bittau, seguita dalla canzone inedita "Sa lughe" di Daniele Gala. A chiudere le letture, "Loromeddos de chelu", interpretata da Gigi Angeli e Patrizia Anziani.
Nel suo intervento, Vanna Sanciu ha raccontato come la poesia sia stata per lei medicina e consolazione dopo la perdita dell'amato fratello: "Scrivere in limba è stato come nutrirmi alla fonte materna della terra." Nei suoi versi scorrono l'amore in tutte le sue forme, i colori dell'isola, le sue due città del cuore - Buddusò e Olbia - e i temi universali che toccano ogni essere umano.
Al termine della presentazione, visibilmente emozionata, la poetessa ha ricevuto numerosi omaggi floreali, tra cui quello a nome dell'editore e di tutta la redazione di Olbia.it consegnato dalla direttrice Angela Galiberti che ha seguito con vivo interesse l'intera serata.
Nel suo discorso conclusivo, Vanna Sanciu ha ringraziato tutti i numerosi partecipanti, i familiari, il figlio giunto appositamente dal continente per la serata, tutte le amiche per il caloroso affetto ricevuto, i relatori Roberto Mette e Antonio Rossi, l'artista Daniele Gala e tutti i lettori delle poesie.
Tra i numerosi applausi Vanna Sanciu ha voluto ringraziare l'editore Paolo Sorba, la cui presenza ha ulteriormente sottolineato l'importanza dell'evento per il panorama culturale sardo e l’indiscusso maestro d’arte Lino Pes: "Ringrazio il maestro Lino Pes che con tanta generosità ha messo a disposizione una sua opera per il libro".
Per finire, l'autrice ha voluto offrire un rinfresco a tutti i presenti, concludendo la serata in un'atmosfera di calorosa convivialità.