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Pubblicato il 27 May 2024 alle 06:00
Olbia. L'edizione 2024 di Monumenti Aperti Olbia ha conquistato tutti con grande partecipazione di pubblico e rinnovato interesse per l'archeologia, la storia e l'arte della nostra città. Sabato 25 maggio, presso la sala conferenze del Museo Archeologico, subito dopo i saluti dell'assessora alla Cultura e alla Pubblica istruzione Sabrina Serra, la dott.ssa Letizia Fraschini, referente scientifica e coordinatrice della manifestazione, ha introdotto la serata con l'archeologo Rubens D’Oriano. Quest'ultimo, già funzionario di Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, ha tenuto un’interessante conferenza dal titolo “Olbia punica avamposto di Cartagine sul Mar Tirreno”. In circa un’ora l’illustre archeologo ha sintetizzato gli oltre due secoli e mezzo in cui la città di Olbia, fondata dai Fenici di Tiro nell’VIII secolo e poi occupata dai Greci in un periodo che va dal 630 al 510 a. C., cadde sotto il dominio di Cartagine, avviata a diventare in pochi decenni una delle superpotenze mediterranee dell’età storica precristiana.
Nel periodo che va dal 510 al 330 circa a. C. Olbia viene dunque controllata da Cartagine, che in essa troverà posizione geografica e territorio ideali per l’import-export di merci su larga scala mediterranea. È intorno alla seconda delle due date che Cartagine opera un rinnovamento radicale sull’insediamento urbano olbiese, conseguente al rafforzamento strategico e commerciale nel Mediterraneo occidentale e nel Tirreno da parte della madrepatria cartaginese. La rifondazione della città prevederà un impianto a maglia ortogonale delle strade secondo modelli urbanistici per le nuova fondazioni urbane importati dalla Grecia e un lungo circuito di mura urbiche di cui resta un segmento del lato occidentale presso Via Torino. L’orientamento degli isolati, secondo D’Oriano, avrebbe tenuto conto preliminarmente dell’allineamento di una “via sacra” (corrispondente all’attuale Corso Umberto I) e può ancora essere riscontrato nel cosiddetto quadrato del “centro storico”, che testimonia così l’ininterrotta continuità di uso fino ai nostri giorni.
In foto a dott.ssa Letizia Fraschini, referente scientifica e coordinatrice della manifestazione Monumenti Aperti, e il dott. Rubens D'Oriano.
L’archeologia dimostra inoppugnabilmente il ruolo di Olbia come tramite delle merci italiche verso Cartagine, dimostrando una città assai vivace, multietnica e multiculturale come è naturale per una città portuale, con ricchezza di produzioni locali, quali anfore, matrici di terracotta, persino ceramiche di tradizione nuragica che attestano la persistenza di nuclei indigeni al suo interno. Ricchissima la necropoli, che vede l’introduzione di nuove tipologie come le tombe a camera, con corredi spettacolari, uno dei quali ci ha restituito la famosissima collana in pasta vitrea oggi esposta al Museo archeologico di Cagliari.
La città punica godeva di una rete di punti di avvistamento che dovevano preventivamente avvisare di eventuali attacchi dal mare. La torre segnaletica di Punta Nuraghe, presso Portorotondo, doveva essere una torre che rimbalzava il segnale su un altro punto intermedio, presso la zona Basa, da cui partiva l’ultimo segnale per Olbia.
Nel 238 a. C. la Sardegna cadrà in mano di Roma e sembra che Olbia non si sia ribellata troppo al nuovo conquistatore, probabilmente per le migliori opportunità commerciali che le si prospettavano. In città si continuerà a parlare per ancora molto tempo la lingua e l’alfabeto punici, come dimostrato dalle iscrizioni rinvenute. Col tempo la dominazione romana si imporrà definitivamente, cancellando o commutando pian piano le residue tracce di un’identità forte e ben definita.
La conferenza è stata seguita da un attentissimo pubblico, dando ulteriore prestigio e qualità all’evento di Monumenti Aperti ( leggi qui) che quest’anno ha raggiunto livelli record di partecipazione, anche da parte di turisti.
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