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I cent'anni di Agnese Bardanzellu: un secolo di eleganza e memoria olbiese

Il secolo dell'olbiese Agnese Bardanzellu

I cent'anni di Agnese Bardanzellu: un secolo di eleganza e memoria olbiese
I cent'anni di Agnese Bardanzellu: un secolo di eleganza e memoria olbiese
Federico Bardanzellu

Pubblicato il 06 October 2024 alle 19:00

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Olbia. Il 3 settembre scorso Agnese Bardanzellu ha compiuto 100 anni. Olbia.it ha tempestivamente festeggiato l'anziana concittadina, facendole gli auguri e pubblicando una sua bella foto (leggi qui). Ad alcune settimane di distanza, noi di OLBIAchefu abbiamo ritenuto doveroso riportare l'incontro avuto con lei qualche tempo fa, quando ci ha raccontato qualcosa del lungo secolo che ha vissuto nella nostra città.  Agnese ci riceve nella sua casa con un'eleganza che riflette la sua personalità: indossa un raffinato completo a scacchi bianco e nero, impreziosito da un maglioncino blu royal. Seduta composta, con i suoi capelli bianchi perfettamente acconciati e gli occhiali dalla montatura classica, trasmette subito un'impressione di lucidità e dignità che gli anni non hanno scalfito. 

Tra le mani ha il prezioso libro di Mariella Canu, intitolato "Lu Trambucconi. Insediamento di una comunità nella valle del fiume Enas"( Taphros 2001), al quale ha contribuito fornendo del prezioso materiale fotografico. Sono prevalentemente ricordi familiari, quelli di Agnese. Ci parla di suo padre Giovanni Maria, sposato con Evelina Buselli. Ci parla dei suoi fratelli, oggi scomparsi. Ricorda soprattutto la sorella minore, Masina (Tomasina), perita a soli vent'anni, nel 1946, per anemia perniciosa conseguente alla malaria. Una piaga che nei primi anni del secondo dopoguerra non era ancora scomparsa in Sardegna.  Agnese ci mostra subito una foto datata 1910, che ritrae tre cacciatori armati di “doppietta” e i loro cani.

 

Al centro della scena il bottino della battuta: due grosse lepri. Uno di essi, il più alto a destra, è il padre di Agnese: Giovanni Maria Bardanzellu. Gli altri sono due componenti della famiglia Putzu.    

 

Giovanni Maria era uno degli uomini più ricchi di Olbia. Così ne parla Marella Giovannelli in “Le piccole storie di Olbia", Almanacco Gallurese, Sassari 1994: “Giovanni Maria Bardanzellu, figlio del ricco Pasquale, in quegli anni viveva delle rendite delle sue terre, possedeva bestiame e cavalli, anche da corsa. Produceva vino e vendeva sale, era generosissimo e ai matrimoni regalava appezzamenti di terra e case, aveva più di cento figliocci ed era un appassionato cacciatore. Il giorno dei Morti, nella sua tenuta a Marana, venivano uccise le bestie per i poveri e dava in elemosina pane e carne".    

Agnese ci descrive la foto che abbiamo pubblicato: «Guardate l’abito impeccabile di mio padre e del suo amico Putzu: all’epoca si andava a caccia come se fosse una festa. In giacca, cravatta e camicia della domenica!». 

Abbiamo citato il “ricco Pasquale”, nonno di Agnese. E subito la nipote si mette a sfogliare il libro e si ferma alla pagina della foto del suo avo. È un ritratto del 1875. Il benestante ha i baffi e ci appare accuratamente pettinato con la brillantina, in giacca, cravatta allacciata all’antica maniera e il colletto della camicia che gli circonda interamente il collo. Al di sotto della giacca e sopra il panciotto si nota una catena porta orologio.  «Quant’era bello, mio nonno: sembra un principe! Guardatelo bene anche voi. Non sembra un principe?». 

 

Altre foto ritraggono proprio lei, l’oggi centenaria Agnese. Sono foto ambientate in località Chidonza, il “quartier generale” delle proprietà dei Bardanzellu. Ce n’è una del 1939 in bicicletta (da donna) e un’altra che trattiene un cavallo per le briglie.

Le proprietà del padre «erano talmente vaste – ci dice – che ci voleva una giornata di cavallo per visitarle tutte».  Notiamo, in queste foto di campagna del 1939-1942, che Agnese indossa i pantaloni. E ciò poteva far scandalo, all’epoca. Soprattutto nell’allora provinciale Terranova Pausania, che da pochi mesi aveva ripreso il nome greco Olbia. Ma, a quanto pare, ad Agnese ciò importava poco. 

 

L’anziana donna si commuove quando si rivede in una foto del 1942, che la ritrae poggiata al muro di cinta del Municipio: «Vedete, così era il Municipio prima del bombardamento del 14 maggio 1943, che lo distrusse completamente. La balaustra, infatti, non è stata ricostruita esattamente come la vedete nella foto, anche se il nuovo palazzo municipale ha mantenuto lo stile dell’epoca».  In questa foto la diciottenne Agnese è ancora più elegante e sofisticata. Tiene in braccio la giacchetta attillata di quello che oggi può essere definito un “tubino” e la sua gonna, pur giungendo alle caviglie ha addirittura uno spacco. All’imbocco di Corso Umberto I si nota un uomo di spalle, forse un pescatore o un portuale, che porta una cesta in equilibrio sulla testa e in spalla un attrezzo del mestiere. 

 

Altre foto ritraggono Agnese sotto braccio al fratello maggiore Mario, scomparso nel 1999. Lei, appena diciassettenne, stavolta indossa una giacca e una gonna perfettamente al ginocchio, la minima misura consentita prima dell’avvento, oltre Manica, della minigonna di Mary Quant.  Insomma, da queste foto, Agnese ci appare come una ragazza ben avanti sui tempi. Anche il fratello Mario veste in modo abbastanza moderno: completino all’inglese ma tutto sommato informale, maglioncino girocollo al di sotto del quale s’intravede la camicia, senza cravatta. 

L’altra foto che ritrae Mario e Agnese con amici è stata scattata nel 1942. Il gruppo è ripreso davanti a un furgoncino con sul tetto una bombola della Butan Gas e varie scritte pubblicitarie. L’attuale centenaria indossa un paio di vistosi occhiali da sole che, sicuramente, erano inconsueti nella Olbia degli anni Quaranta. Le foto del libro che ritraggono lei o i membri della sua famiglia sarebbero finite ma Agnese ci tiene a farci vedere (e a donarci) un’altra foto scattata nello stesso periodo che ritrae lei ed altri amici. Ciò a dimostrazione della spensieratezza della gioventù di allora, pur nella drammaticità di quegli anni (siamo nei primi anni della Seconda Guerra mondiale e comunque in periodo di dittatura). 

      

 

Continuando a sfogliare il suo album dei ricordi Agnese Bardanzellu ci mostra un’altra foto. Sono ripresi, da sinistra a destra: Silverio (Silveriuccio) Piro, Maria Eugenia Etzi, Agnese con il fratello Pasquale (Pascià) e Giorgina Etzi. Le ragazze sono tutte in costume da bagno, chiaramente intero, non essendo stato ancora “inventato” il bikini. Solo Giorgina Etzi – la più piccola, avendo due anni meno di Agnese e Maria Eugenia - indossa una gonna, sopra il costume. L’improvvisato fotografo – secondo Agnese – sembra che fosse Leonardo (Nardo) Piro, fratello minore di Silveriuccio che poi sposerà Pasqua (Lella) Bardanzellu, un’altra sorella minore di Agnese.  «Il luogo dove è stata scattata – spiega la protagonista della nostra intervista – è l’Isola di Mezzo. Sullo sfondo c’è l’Isola Bianca, che ancora non era stata collegata a terra per costituire l’attracco dei traghetti e delle navi da crociera.  All’epoca erano entrambe meta dei bagni a mare della gioventù. Pascià, a cui piaceva sempre scherzare, si era messo a tirare i capelli a Giorgina che, per questo, si è scostata proprio nel momento dello scatto della foto».

            Anni dopo Silveriuccio Piro perse la vita investito in Viale Aldo Moro mentre a piedi cercava un benzinaio con una tanica in mano, essendo rimasto senza carburante con la sua auto. Maria Eugenia Etzi si laureerà in lettere a Cagliari nel 1946. Pascià gestirà per anni vari distributori di carburanti, tra i quali uno proprio davanti al Palazzo municipale di Corso Umberto I. Giorgina Etzi si laureerà in farmacia a Cagliari nel 1948. Rileverà poi la Farmacia Tamponi, trasferendola e rinominandola "Farmacia Etzi-Delitala". Agnese Bardanzellu, invece, è pronta a narrare agli olbiesi gli avvenimenti dei prossimi cento anni. 

©Federico Bardanzellu

Le foto fanno parte della collezione personale di Agnese Bardanzellu, che ringraziamo.

Quella dell’Isola Bianca è stata donata da lei stessa ad Achille Bardanzellu, che la conserva nel suo archivio.