Wednesday, 08 January 2025
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Pubblicato il 07 January 2025 alle 10:00
Olbia. C'è un momento magico, quando il sole si adagia dolcemente all'orizzonte, in cui la Tomba dei Giganti di Su Mont 'e S'Abe sembra sussurrare storie millenarie. È in uno di questi istanti che è stata scattata la fotografia scelta per la nuova copertina Facebook di Olbia.it.
Nel cielo, una nuvola danza come un nastro di seta, tingendosi di colori infuocati, mentre l'antica struttura nuragica si staglia maestosa, come un guardiano silenzioso del tempo.
La suggestiva immagine fa parte di "Patrimonio a lunga esposizione", un volume pubblicato nel 2017 da Arkadia Edizioni che ci porta in un viaggio attraverso la Sardegna nuragica. Non è un semplice libro fotografico, ma un racconto visivo che svela con nuova luce i tesori lasciati dai nostri antenati: dai possenti nuraghi che sfidano il cielo ai pozzi sacri che sprofondano nelle viscere della terra alla ricerca dell'acqua portatrice di vita; dalle misteriose domus de janas nascoste nelle rocce, ai dolmen e le tombe dei giganti. Questi monumenti, come una costellazione di pietra, punteggiano ogni angolo dell'Isola, testimoni silenziosi di una civiltà millenaria. Il loro fascino, fatto di enigmi irrisolti e straordinarie conoscenze architettoniche, continua a incantare chiunque si fermi ad ammirarli o studiarli.
Il progetto editoriale dei Voes ha rappresentato una vera rivoluzione nel modo di documentare il patrimonio archeologico isolano. Gli autori avevano scelto di fotografare i siti archeologici quando la luce naturale gioca con le ombre e le antiche pietre sembrano rivelare segreti nascosti. Le lunghe esposizioni fotografiche catturano il passaggio del tempo, trasformando il movimento delle stelle in scie luminose che danzano sopra i monumenti millenari.
L'Associazione culturale Voes, nata nel 2015, aveva riunito cinque professionisti - Mark Federighi, Gian Carlo Caboni, Fabio Serra, Alberto Barroccu e Dario Bertini - ciascuno portatore di una sensibilità unica nel catturare l'anima di questi luoghi ancestrali. La loro diversità di approcci ha creato un racconto visivo multiprospettico dell'immenso patrimonio culturale sardo. Ogni fotografia è corredata da un breve testo descrittivo che ne illustra le caratteristiche storiche e architettoniche. A guidare il lettore in questo viaggio attraverso i millenni della civiltà nuragica sono i testi dell'archeologa Fabiola Atzori e per descrivere brevemente la Tomba dei Giganti di Su Mont 'e S'Abe, maestoso sito archeologico che si erge nel territorio di Olbia, rimandiamo alle sue parole:
"Il sito presenta le peculiari caratteristiche della classica tomba dei giganti dell'area settentrionale della Sardegna. Monumento funerario nuragico collettivo, conserva un corridoio allungato lastricato - la camera funeraria - davanti la quale si trova un'esedra in pietra semicircolare dove si svolgevano i rituali. Al centro, andata perduta, doveva esserci la stele centinata con un piccolo ingresso, solamente simbolico. I defunti venivano infatti calati dall'alto, dal corridoio allungato, talvolta avvolti in sudari ma mai accompagnati da corredi funerari".
Nel 2019 i Voes avevano pubblicato il secondo volume di "Patrimonio a lunga esposizione", questa volta soffermandosi sui monumenti dell'età fenicia-punica, romana e medioevale. Il volume, edito da Etabeta con il contributo e il patrocinio della Fondazione di Sardegna, aveva proseguito il percorso di documentazione fotografica del patrimonio archeologico isolano.
A distanza di oltre 8 anni dalla prima pubblicazione, abbiamo voluto rivolgere alcune domande ai protagonisti dell'Associazione culturale Voes per comprendere il valore e l'eredità di questo straordinario progetto.
Fabio Serra, la tua fotografia della Tomba dei Giganti di Su Mont 'e S'Abe è diventata la nostra copertina di Facebook per il mese gennaio 2025. Ci sveli i segreti dietro questo scatto? Come sei riuscito a catturare quell'istante preciso in cui il cielo sembra voler abbracciare le antiche pietre?
"Lo scatto della tomba dei giganti è stato ponderato al tramonto. La ripresa in lunga esposizione,con un filtro a densità neutra, ha contribuito ad imprimere movimento e colore alle nuvole conferendo al sito un mood ancestrale e senza tempo. Il trovarmi al cospetto di antiche vestigia in un silenzio irreale creava un immediato senso di rispetto e soggezione tra me e il monumento. Ho cercato di carpirne l'anima atavica e primordiale, da prima indagandone l'artefatto attraverso il passaggio di una torcia elettrica sui confini, sulle mura, tra gli antri aperti e le fessure della roccia, poi individuando assieme ai miei colleghi i punti di maggior 'espressività fotografica' del soggetto".
Mark Federighi, in questi anni avete immortalato centinaia di siti archeologici. Cosa rende speciale la relazione che si crea tra fotografo e monumento in quei momenti di solitudine e attesa?
"È sicuramente un momento magico. Immortalare quei luoghi fantastici, in determinati momenti della giornata (dal tramonto all'alba) restituisce una sensazione più unica che rara, sembra di ritornare in dietro nel tempo, a quando l'unica luce che cadenzava le giornate degli antichi erano il sorgere ed il tramontare di sole e luna e la notte proprio quelle degli astri della volta celeste".
Gian Carlo Caboni, come presidente dell'Associazione Voes, ci racconti come siete riusciti a unire le vostre diverse sensibilità artistiche in un unico racconto fotografico?
"Essendo tutti fotografi con diversi stili, siamo riusciti a dare al libro una varietà d'immagine, così da avere ad ogni scatto una diversa prospettiva. A un primo sguardo possono sembrare il frutto di un solo fotografo ma in realtà c'è chi ha avuto maggior abilità nello scatto al crepuscolo e chi in notturna, ma tutti abbiamo potuto usufruire dei saperi e dei trucchi degli altri così da affinare ognuno le proprie carenze o in una o nell'altra tecnica e condizione meteo. E' stata una bella e corrisposta masterclass di fotografia in cui vigeva il libero scambio di saperi".
La riflessione è una parte importante del vostro lavoro. Gian Carlo Caboni, quali pensieri vi hanno accompagnato durante le lunghe ore di attesa per catturare l'attimo perfetto, circondati da queste antiche testimonianze?
"Scattare questi magnifici monumenti, ma anche solo stare lì ad osservarli è sicuramente molto evocativo. Ti senti come se un aurea di energie positive ti circondasse, lasciandoti alle spalle le problematiche del quotidiano. Il silenzio e la maestosità dei luoghi aiutava ad essere maggiormente introspettivi e suscitava riflessioni personali che spesso venivano condivise alla fine di ogni sessione fotografica. Anche in questo senso possiamo dire che sia stato un piccolo viaggio di conoscenza e condivisione, Una sensazione che consiglio a tutti".
Dario Bertini, come vice presidente dell'Associazione Voes, può anticiparci quali sono i vostri progetti per questo 2025?
"Per il 2025 stiamo attuando politiche più mirate al territorio locale, aprendo contatti con altre associazioni per riattivare un processo di corsi su fotografia e video che avevamo intrapreso e che per vari motivi, tra tutti il Covid, avevamo abbandonato. A questi si aggiunge l'idea di riportate ad Olbia una realtà del campo audiovisivo che ha avuto una sua gloria e che non esiste ma che pensiamo possa essere attuale e di interesse per i nuovi giovani che affollano la città grazie ai vari corsi universitari, ma ci sarà occasione per parlarne in un altro momento ad inizio anno. Ultima ma non meno importante è la sempre presente intenzione di chiudere il nostro viaggio editoriale de 'Patrimoni a lunga esposizione' con un terzo ed ultimo volume. Stiamo vagliando le strade più consone per mettere in atto la produzione e attendendo di trovare il giusto mecenate per supportare il progetto".
Mentre il 2025 muove i suoi primi passi, la Tomba dei Giganti di Su Mont 'e S'Abe ci ricorda come il patrimonio archeologico della nostra città continui a emozionare e stupire attraverso nuovi sguardi e nuove interpretazioni. Lo scatto di Fabio Serra è la testimonianza di come arte fotografica e storia possano fondersi per raccontare l'eredità millenaria del nostro territorio. Un racconto che, grazie all'impegno dell'Associazione culturale Voes, promette di arricchirsi ancora di nuovi capitoli.
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